Meno liquidità e più investimenti: come cambia il risparmio a Nord Est

Meno risparmio gestito, più raccolta indiretta, liquidità in calo. Il Nord Est del post pandemia mostra una lieve riduzione dei soldi in conto corrente. Un effetto dovuto ad una pluralità di effetti, l’aumento dei costi e anche l’erosione seppur non eccessiva della ricchezza delle famiglie
Roberta Paolini

Meno risparmio gestito, più raccolta indiretta, liquidità in calo. Il Nord Est del post pandemia mostra una lieve riduzione della liquidità. Un effetto dovuto ad una pluralità di effetti, l’aumento dei costi e anche l’erosione seppur non eccessiva della ricchezza delle famiglie.

Secondo l’ultimo bollettino economico di Bankitalia: «La propensione al risparmio è salita, pur rimanendo su valori oltre un punto percentuale al di sotto di quelli antecedenti la pandemia». Ciò detto guardando i depositi delle famiglie consumatrici, Palazzo Koch mostra come i depositi bancari e il risparmio postale delle famiglie consumatrici residenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige abbiano segnato un calo del loro valore rispettivamente del 3,67 per cento, del 3,26 per cento e dell’1,77 per cento.

Un dato che mediando sulla base del numero delle famiglie delle tre regioni significa una perdita media di poco meno di 1900 euro per nucleo per un totale che manca dai depositi di circa 5,3 miliardi di euro totali.

Circa il 70 per cento dei depositi sono tenuti nella più classica delle forme, il conto corrente, la parte restante per la maggior parte è stata investita in depositi rimborsabili con preavviso.

Nell’ultimo anno, quindi analizzando le serie storiche trimestrali da fine settembre 2022 allo stesso periodo 2023, vale a dire l’ultimo periodo disponibile, emerge come sia cresciuto notevolmente il valore della raccolta indiretta. Un tasso che va dal 24,7% di incremento registrato in Fvg al +27,73 per cento del Veneto. Merito dell’andamento dei mercati evidentemente.

Una crescita che pone le tre regioni su dei massimi storici rispetto al 2019, ma anche il valore più alto registrato negli ultimi dieci anni. Nello specifico a Nord Est sono scelte in via preferenziale la custodia titoli e la gestione dei titoli per un complessivo di 106 miliardi di euro nelle tre regioni a valori di mercato.

Nel 2021 il valore delle attività finanziarie detenute dalle famiglie venete era pari a 100.700 euro pro capite, circa il 47 per cento della ricchezza lorda. Secondo le ultime pubblicazioni sulle economie regionali, fermi al 2022. Ma i dati di Assogestioni sul risparmio gestito lasciano presagire in maniera abbastanza probabile che il fenomeno sia confermato anche per il 2023, mostrano come le attività detenute dalle famiglie presso le banche indicherebbero una ricomposizione del portafoglio a favore dei titoli obbligazionari, in particolare dei titoli pubblici, favorita dall’aumento dei rendimenti, a scapito delle forme più liquide e del risparmio gestito.

Il dato, come detto, è confermato sia dall’andamento delle aste dei titoli di stato in cui l’interesse del mercato retail è stato elevato, sia rispetto alla raccolta diretta tramite organismi collettivi del risparmio, come i fondi comuni. Dove a fronte di un dato negativo sulla raccolta netta, dovuta a una riduzione nelle forme azionarie e bilanciate, hanno invece riscosso successo i portafogli obbligazionari. Inoltre la predilezione per l’investimento diretto in titoli è testimoniato anche dall’andamento della raccolta diretta con i tassi di crescita di crescita dei deposito titoli.

Il ruolo del risparmio gestito resta comunque un fenomeno più decentrato rispetto al risparmio effettuato tramite i più tradizionali canali bancari. Come emerge dalla mappa stilata da Assogestioni pubblicata nel 2023 sull’Osservatorio dei sottoscrittori di fondi comuni emerge come la partecipazione dei sottoscrittori in Veneto, misurata come incidenza del numero di sottoscrittori sulla popolazione residente, è del 24,7%, con un investimento medio di 42.974 euro al di sotto della media delle regioni del Nord e con un investimento complessivo in queste tipologie di prodotti pari a circa 51 miliardi di euro.

Partecipazione ancora più bassa per il Fvg , pari al 22,2 della popolazione, con un investimento medio di 41.426 euro e un complessivo di quasi 11 miliardi. In fondo all’area nord orientale c’è il Trentino-Alto Adige,i sottoscrittori sono il 15,9% della popolazione, per un investimento medio di 38.311 euro e un totale investito in fondi per la regione di 6,5 miliardi.

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