Nuovo board Generali: la lista di Assogestioni a un soffio dal traguardo

Secondo indiscrezioni non ancora smentite, il comitato avrebbe già pronta la composizione della una lista

Roberta Paolini

​​​​​Fumata grigia per la lista di minoranza di Assogestioni per il rinnovo del board del Leone. Il comitato dei gestori si è riunito il pomeriggio del 21 marzo, ma ha poi deciso di aggiornare la riunione senza prendere una decisione. Fonti vicine, tuttavia, affermerebbero che la lista dei fondi è pronta. E lunedì, a questo punto, il comitato potrebbe decidere di licenziarla. Una scelta che sarebbe in linea con le precedenti tornate, dove i fondi hanno avuto sempre un proprio rappresentante nel cda della compagnia triestina. Le liste dovranno essere depositate entro il 29 marzo.

Secondo indiscrezioni non ancora smentite, il comitato avrebbe già pronta la composizione della una lista. Tra i candidati figurano l’economista Roberto Perotti, già consigliere di Generali, il banchiere e docente alla Harvard Business School Dante Roscini, Francesca Dominici, docente ad Harvard ed esperta di data science, e Annelise Sachs che è stata vicepresidente di Texas instrument, anche lei esperta di tecnologia.

Il 21 marzo il Comitato dei gestori ha ricevuto due pareri legali favorevoli alla partecipazione dei fondi: oltre quello di Anima, anche quello di Intesa Sanpaolo. Entrambi si sono opposti al parere di Emilio Franco, coordinatore del comitato e amministratore delegato di Mediobanca Sgr.

Il cammino della lista Assogestioni non è stato infatti semplice: nella definizione della composizione hanno contribuito Intesa, rappresentata da Fideuram ed Eurizon, e Banco Poste, dopo che gli altri partecipanti al comitato (Mediobanca, Generali, Mediolanum, Anima, Kairos e Amundi) sono stati esclusi a causa dei conflitti di interesse.

Il parere di Franco sostiene che Assogestioni non debba correre, in quanto si troverebbe a fare da ago della bilancia in un Cda diviso tra i rappresentanti di Mediobanca e quelli di Caltagirone.

Su posizioni diverse si sono invece trovate Intesa, Anima e Poste (anch’essa in conflitto d’interesse, secondo Mediobanca), che sostengono che i fondi non dovrebbero rinunciare al loro ruolo di rappresentanza delle minoranze.

Se venissero confermate le indiscrezioni circolate nelle ultime settimane, con Caltagirone intenzionato a presentare una lista con al massimo sei membri, e in caso di vittoria di quest’ultimo, il rappresentante dei fondi in consiglio potrebbe fungere da ago della bilancia in un board che rischia di essere spaccato. Mediobanca dovrebbe infatti andare con una lista lunga e, in caso venisse sconfitta, ci sarebbe una situazione di sei membri per Piazzetta Cuccia, sei per il costruttore romano e appunto un consigliere in quota fondi (nel caso in cui la loro lista raggiunga il 5% dei voti).

Non passa inosservato che in questa delicata partita, che si intreccia con l'Ops di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, a governare gli equilibri potrebbero essere proprio le due principali banche italiane. Intesa Sanpaolo, con i suoi due rappresentanti che avrebbero infatti spinto per comporre una lista dei fondi, da un versante. Sul lato opposto invece in assemblea un ruolo lo potrebbe avere UniCredit, che detiene il 5,2% di Generali (e, secondo alcuni, starebbe incrementando le quote, anche se fonti vicine alla banca finora smentiscono).

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