Opa su Cattolica verso il via Generali, la sfida del prezzo

In primavera il gruppo triestino si era detto disposto a pagare 6,75 euro ad azione. Il titolo in area 7 euro indica che il mercato crede in un rilancio da parte del Leone 

TRIESTE. È tutto pronto in casa Generali in vista dell’Opa totalitaria su Cattolica Assicurazioni. Si aspetta solo il via libera da parte delle autorità, attesa tra fine settembre e inizio ottobre, dopo di che l’offerta potrà partire. L’esito appare scontato, ma non altrettanto il prezzo a giudicare anche dalle operazioni simili condotte nei mesi scorsi.

Alla vigilia di Ferragosto, Cattolica è finita sotto i riflettori della Procura di Verona, che vuole capire fino in fondo se vi siano state condotte che abbiano contribuito a indebolire il patrimonio della compagnia quando ancora era una cooperativa. Nell’ultimo anno e mezzo sono giunte diverse informative alla Consob e i giudici vogliono fare chiarezza.

Questo non impatterà in alcun modo sull’offerta pubblica di acquisto da parte di Generali, sostanzialmente pronta e in attesa solo del via libera regolamentare. Dopo aver messo un primo piede nell’azionariato scaligero nella primavera del 2020, attraverso un aumento di capitale riservato da 300 milioni (per acquisire il 24,4%, al prezzo di 5,5 euro per azione), il gruppo triestino nella tarda primavera di quest’anno si è detto pronto ad acquisire anche la restante parte di capitale, valorizzando le azioni 6,75 euro. La risposta del mercato è stata immediata, con il valore del titolo scaligere salito in area 7 euro e sostanzialmente rimasto su quel livello fino ad ora (7,03 euro la chiusura di venerdì).

Segno che gli investitori sono possibilisti su un rilancio da parte di Trieste, anche alla luce delle Opa lanciate nell’ultimo anno, quasi tutte conclusesi con un prezzo superiore rispetto a quello previsto in un primo momento. Chi ha comprato tra il 2018 e il 2019, quando il titolo quotava 10 euro e oltre ha poche probabilità di evitare la minusvalenza, mentre chi lo ha fatto a poche settimane dallo scoppio della pandemia di Coronavirus – quanto quotava intorno a 7,50 euro – conserva qualche speranza. Stesso discorso per Warren Buffett, che ha in mano un pacchetto di poco meno del 7% (era il 9% prima dell’aumento capitale), pagato 7,35 euro per azione. Finora il finanziere americano non si è espresso, per cui non resta che aspettare le sue mosse quando partirà l’offerta.

Di certo c’è che la ristrutturazione in corso in casa Cattolica sta dando frutti importanti, con il primo semestre che ha evidenziato un utile netto di 107 milioni di euro rispetto ai 10 milioni di un anno fa. L’utile adjusted è raddoppiato a 164 milioni e la raccolta premi è cresciuta del 21,7% (a 2,598 miliardi), trainata soprattutto dal +40,9% del ramo vita, quello più legato all’andamento dei mercati finanziari.

Sull’Opa il board di Generali ha trovato l’unità dopo mesi di tensioni tra i grandi soci: c’è la volontà comune di archiviare al più presto la pratica, considerato che nelle prossime settimane inizierà la discussione sul board chiamato a guidare il Leone nel triennio 2022-2024. Philippe Donnet ha dalla sua i risultati, dalla solidità patrimoniale (231% per il Solvency Ratio alla fine del primo semestre) agli indicatori di redditività (risultato operativo in crescita del 10,4% da un anno all’altra, a sfiorare i 3 miliardi e utile netto raddoppiato a 1,54 miliardi), ma potrebbe pagare le tensioni tra il primo azionista Mediobanca e i due che seguono, Del Vecchio e Caltagirone.

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