Ops UniCredit in Consob. E il Banco Bpm in trincea valuta la fusione con Mps

L’istituto guidato da Andrea Orcel ha depositato il prospetto informativo nei tempi previsti. «Il prezzo della nostra offerta è congruo, manteniamo un approccio disciplinato all’M&A»

Roberta Paolini
L'Ad di Unicredit Andrea Orcel
L'Ad di Unicredit Andrea Orcel

 

UniCredit tira dritto. E nonostante i movimenti a Piazza Meda, la banca guidata da Andrea Orcel muove il suo primo passo ufficiale, rispettando i tempi previsti, e presentando alla Consob l'offerta pubblica di scambio su Banco Bpm.

L’obiettivo è quello di arrivare prima della primavera avendo incassato dalle diverse autorità i nulla osta, per giungere in assise dei soci e andare avanti con l’aumento di capitale che sarà necessario a sostenere l’offerta sull'istituto guidato da Maurizio Castagna.

«Riteniamo che la nostra offerta agli azionisti di Banco Bpm - è il commento di Orcel - sia congrua, in quanto portante un premio pari a circa il 15-20% rispetto al prezzo dell'azione prima che fosse influenzato positivamente dall'offerta in corso su Anima e da ulteriori speculazioni riguardo a possibili operazioni di M&A».

Orcel sottolinea anche che le azioni di Banco Bpm scambiano con un premio del 31% sul consensus P/E (price/earning, il rapporto tra prezzo e utili) 2025 di UniCredit e del 44% sul P/E 2026, «nonostante UniCredit offra maggiore resilienza, diversificazione e un total distribution yield doppio in un contesto sfidante». Insomma, fuori dalle righe, il prezzo offerto per il ceo di Piazza Gae Aulenti è corretto e l’intenzione non è di fare modifiche.

«UniCredit resta impegnata a mantenere il proprio approccio disciplinato all'M&A - afferma Orcel -, secondo il quale ogni operazione deve dimostrare di avere un fit strategico e soddisfare o superare i nostri parametri finanziari di riferimento: deve creare valore per i nostri azionisti ed essere una alternativa preferibile al riacquisto di azioni proprie. Questi parametri devono essere soddisfatti affinché qualsiasi operazione sia considerata di successo».

Intanto, Piazza Meda lavora alla definizione di una strategia difensiva, che non dovrebbe essere svelata prima della pubblicazione dei risultati annuali, prevista per il 7 febbraio prossimo.

Le ipotesi sul tavolo sono principalmente due, come emerso nelle ultime settimane. Da un lato, una possibile fusione con Mps; dall'altro, una strada autonoma, come riportato da Bloomberg, che prevede un rafforzamento della remunerazione per gli azionisti. Questo approccio potrebbe essere sostenuto dall’acquisizione di Anima, con l’obiettivo di convincere i soci a non accettare l’offerta di Unicredit.

Le discussioni di Banco Bpm sulle possibili contromosse si trovano in una fase preliminare e nessuna decisione è stata presa. Per quanto riguarda la fusione con Mps, con cui non ci sono ancora stati contatti, l'operazione potrebbe nascere solo con il supporto del management e dei soci forti del Monte.

I tempi non sarebbero immediati: nel caso in cui si decidesse di procedere l'obiettivo sarebbe di raggiungere un accordo entro la fine di gennaio così da poterlo sottoporre ai soci del Banco prima dell'assemblea del 10 aprile in cui Unicredit dovrà approvare l'aumento, pari al 13,9% del proprio capitale, di nuove azioni destinate a essere scambiate con quelle di Bpm.

Oltre alla documentazione inviata alla Consob, la procedura dell'offerta prevede la notifica alla Presidenza del Consiglio per il golden power e l’invio delle richieste di autorizzazione alla Bce, alla Banca d’Italia e all’Ivass. Nella partita si è inserita Crédit Agricole – già primo azionista di Banco Bpm con una quota del 9,9% – che ha rilanciato, aumentando la propria partecipazione al 15,1% e richiedendo l’autorizzazione per salire fino al 19,99%.

I francesi hanno escluso l’intenzione di avanzare un’Offerta per prendere il controllo di Piazza Meda, ma salendo nel capitale hanno rafforzato il loro potere negoziale, in primis per il rinnovo dell’accordo commerciale sul risparmio gestito tra Unicredit e Amundi (in scadenza nel 2027), e potrebbero rappresentare un ostacolo alle ambizioni di Unicredit.

 

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