Scontro UniCredit-Banco Bpm: «Pronti a rinunciare a Piazza Meda, se cambia l’offerta su Anima»

Unicredit ha messo in guardia gli azionisti della banca milanese: eventuali modifiche alle condizioni dell'operazione potrebbero compromettere l'offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata dalla stessa Unicredit su Banco Bpm

La redazione

Si accende di nuovo lo scontro la UniCredit e Banco Bpm. Il centro della disputa si sposta ora su Anima, sulla quale Piazza Meda ha lanciato il 6 novembre 2024 un’opa, a 6,20 euro per azione, con l'obiettivo di rafforzare la propria indipendenza e blindare la partnership con la società di gestione del risparmio.

Ora che l’asticella del prezzo per la società di gestione si è alzato a 7 euro il gruppo guidato da Andrea Orcel sta sollevando dubbi sulla sostenibilità dell'operazione portata avanti da Piazza Meda. Unicredit ha messo in guardia gli azionisti della banca milanese: eventuali modifiche alle condizioni dell'operazione potrebbero compromettere l'offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata dalla stessa Unicredit su Banco Bpm.

In una nota ufficiale, il gruppo di Piazza Gae Aulenti avverte che «un incremento del prezzo dell'Opa su Anima da parte di Banco Bpm e la rinuncia, in tutto o in parte, delle condizioni dell'offerta o anche ad una sola di esse potrebbe determinare la risoluzione o l'inefficacia dell'Ops su Banco Bpm». Secondo Unicredit, la nuova offerta su Anima «potrebbe potenzialmente risultare incoerente con quanto annunciato al momento della presentazione al mercato dell'operazione il 6 novembre 2024», quando la banca aveva descritto l'affare come capace di garantire «elevati ritorni sull'investimento con limitati assorbimenti patrimoniali».

Il nodo del capitale e il Danish Compromise

Uno dei punti più critici per Unicredit riguarda l'impatto dell'acquisizione di Anima sulle metriche di capitale di Banco Bpm. Secondo i dati riportati nella relazione illustrativa per l'assemblea di Banco Bpm, se l'Opa su Anima fosse accolta al 100% e non fosse applicato il regime favorevole noto come Danish Compromise, il Cet1 ratio della banca milanese si ridurrebbe di circa 268 punti base, un calo che si sommerebbe all'onere finanziario derivante dall'incremento del prezzo dell'offerta.

Unicredit sottolinea che, a oltre tre mesi dall'annuncio dell'Opa su Anima, non vi sono certezze sull'effettiva applicazione del Danish Compromise. In questo scenario, emerge un'incognita cruciale: come intende Banco Bpm mantenere un Cet1 ratio superiore al 13% nel corso del piano industriale, garantendo al contempo un payout ratio dell'80% sugli utili?

La replica di Banco Bpm: «Accuse pericolose»

Le dichiarazioni di Unicredit hanno provocato una risposta immediata da parte di Banco Bpm. Il CEO Giuseppe Castagna, intervistato da Bloomberg TV, ha definito le osservazioni di Piazza Gae Aulenti come «accuse pericolose», sostenendo che l'istituto guidato da Orcel stia cercando di influenzare il voto degli azionisti nell'assemblea sulla revisione dell'Opa Anima. «Il ragazzo sta facendo il suo gioco ed è bravo a farlo», ha dichiarato Castagna riferendosi ad Orcel, aggiungendo che Unicredit starebbe «mettendo pressione sul nostro titolo in favore del suo» e annunciando possibili azioni legali in risposta a queste affermazioni.

Castagna ha ribadito che l'acquisizione di Anima è un'operazione strategica per Banco Bpm, che consentirà alla banca di ridurre la dipendenza dalla volatilita dei tassi di interesse e aumentare i ricavi derivanti dalle commissioni. «Abbiamo tutto il capitale necessario per Anima. Completeremo la nostra fabbrica prodotto per avere una banca che non dipende dalla volatilità dei tassi di interesse ma da forti ricavi derivanti dalle commissioni», ha dichiarato il CEO.

Banco Bpm ha inoltre precisato di voler chiedere agli azionisti «flessibilità» per approvare l'accordo su Anima senza attendere l'applicazione del Danish Compromise.

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