Sui mercati emergenti c’è vita oltre Trump: Cina, Taiwan e India tra rischi e opportunità

Prima la forza del dollaro, quindi il successo di Donald Trump alle presidenziali americane. Due fattori che hanno zavorrato i mercati emergenti negli ultimi trimestri. Ma proprio i multipli più contenuti potrebbero offrire qualche opportunità di rendimento, a patto di adottare un approccio selettivo

Luigi dell'Olio
Investor viewing company share price market data on a laptop computer
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Prima la forza del dollaro, quindi il successo di Donald Trump alle presidenziali americane. Due fattori che hanno zavorrato i mercati emergenti negli ultimi trimestri. Ma proprio i multipli più contenuti potrebbero offrire qualche opportunità di rendimento, a patto di adottare un approccio selettivo.

Un’indicazione in tal senso arriva dal rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi quest’anno. Nel caso dell’indice S&P 500, rappresentativo delle principali società di Wall Street, la media è poco sopra 29, nel caso del Nikkei 500 (Giappone) si scende a 17, mentre l’Europa si ferma a 16. Quanto agli emergenti, la Cina si ferma a 8, la Turchia a 7, mentre il Brasile è poco sotto 10 e il Messico si attesta a 14. Il che non sta necessariamente a rappresentare una sottovalutazione del mercato, dato che le previsioni sulle performance di bilancio evolvono nel tempo, ma quanto meno consente di scongiurare il rischio bolla.

Per tutto il primo semestre, gli analisti hanno attribuito il passo lento rispetto a Wall Street e alle Borse europee soprattutto al rafforzamento del dollaro, dato che buona parte del debito degli emergenti è espresso in dollari. Dunque, quando il biglietto verde aumenta di valore, i Paesi in via di sviluppo si trovano a dover fronteggiare interessi passivi più elevati.

Quindi, si è aggiunta la prospettiva prima e la concretizzazione poi di Trump presidente, il quale in campagna elettorale ha promesso l’introduzione di dazi sui prodotti importati. Il tutto senza considerare l’impennata delle tensioni a livello geopolitico, con molti dei Paesi emergenti che si sono avvicinati a Russia e Cina, allontanandosi di fatto dal blocco Nato, con possibili conseguenze anche di carattere commerciale.

Fin qui il passato, ma cosa attendersi da qui in avanti? Sammy Suzuki, Head Emerging Markets Equities di AllianceBernstein, segnala che i dati trimestrali delle ultime settimane stanno evidenziando un’accelerazione della crescita per le aziende dei settori tecnologia e beni di consumo discrezionali, anche se c’è da attendersi un’elevata volatilità. Da qui l’indicazione di puntare su un approccio flessibile.

«In ambito azionario, continuiamo a credere nelle potenzialità della Cina. Vediamo opportunità interessanti tra gli esportatori e i titoli ad alto rendimento da dividendi». Questa fiducia nasce dall’ottimismo verso il piano di stimoli fiscali e monetari annunciato da Pechino per rilanciare l’economia nazionale: «Vediamo inoltre potenziale per i titoli del settore dei beni di consumo discrezionali, che dovrebbero beneficiare delle prossime iniziative governative, come i sussidi per i nuovi elettrodomestici, che potrebbero agevolare società come Midea, leader del settore», aggiunge Suzuki. Il quale vede potenziale anche a Taiwan, soprattutto per la presenza di diverse aziende ben impostate nella competizione sul fronte dell’intelligenza artificiale.

Anche Kevin Carter, ceo di Emqq Global e partner di Han Etf, punta sulla Cina, in particolare Meituan e Alibaba, aziende che operano nel settore delle consegne e dell’e-commerce. Carter vede del potenziale anche per l’India, che presenta un ecosistema digitale in rapida crescita: «Gli sforzi per promuovere lo sviluppo di questo ambito sono tangibili. Durante la sua visita negli Stati Uniti, il primo ministro indiano Narendra Modi ha tenuto una tavola rotonda con i principali leader tecnologici, per incoraggiare la collaborazione e gli investimenti nei settori in crescita della tecnologia e di Internet in India. L'entusiasmo è giustificato poiché si prevede che il settore Internet in India aumenterà di sei volte fino a circa 1 trilione di dollari entro il 2030».

Tra i titoli più interessanti, l’esperto indica Policybazaar, la principale piattaforma indiana di servizi assicurativi e finanziari online. Al di là dei singoli titoli, il cui acquisto comporta sempre una dose di rischio, considerata la volatilità degli emergenti e l’assunzione anche del rischio di cambio, i risparmiatori possono esporsi agli emergenti attraverso strumenti del risparmio gestito, attivi come i fondi comuni o passivi come gli Etf. —

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