UniCredit-Bpm, l’invasione di campo sulle banche
Togliere la parola al mercato, sul quale peraltro Banco Bpm si sta difendendo egregiamente da solo, fa nascere il sospetto che gli obiettivi reali del governo siano diversi

Venerdì il governo ha preso due decisioni di segno opposto che sono destinate a sollevare molti dubbi. Ha scelto di non usare i poteri speciali – il golden power – per bloccare la conquista della Popolare Sondrio da parte di Bper Banca e, al contrario, di dare il via libera a un’analoga Offerta pubblica lanciata da UniCredit su Banco Bpm solo se verranno rispettate alcune prescrizioni.
Dopo una serie di indiscrezioni fuorvianti, quali siano alcune delle condizioni è emerso ieri. UniCredit dovrà tra cedere entro nove mesi la propria controllata russa. Per cinque anni, poi, non dovrà ridurre l’attuale rapporto fra i prestiti concessi in Italia e i depositi della clientela. Inoltre, e sempre per cinque anni, non dovrà ridurre il peso degli investimenti in titoli italiani da parte di Anima, società di gestione che Banco Bpm ha da poco rilevato.
Considerando che il golden power è nato per evitare che attività strategiche finiscano in mani indesiderate, appare già difficile accettare che il governo debba imporre condizioni a una banca italiana che vuole comprarne un’altra. Esistono altre autorità chiamate a decidere: la Bce e la Banca d’Italia se l’aggregazione mette a rischio i risparmi, l’Antitrust se il mercato resta concorrenziale.
Su questo aspetto è bene sgombrare ogni dubbio: anche messe insieme, UniCredit e Bpm resterebbero lontane dal concorrente più forte, Intesa Sanpaolo. Intesa ha una quota del 20% sia dei prestiti che dei depositi, mentre UniCredit-Bpm non supererebbe il 15. Se il governo impone a UniCredit di non cambiare le proprie strategie commerciali per cinque anni, dovrebbe fare la medesima prescrizione a Intesa? Lo stesso vale per i titoli di Stato che Anima detiene per conto dei clienti: che cosa succederebbe se i Btp crollassero? Perché i clienti di Anima, e solo loro, dovrebbero subirne le conseguenze?
Questi esempi corroborano l’idea che il governo abbia compiuto un’invasione di campo non soltanto rispetto alle istituzioni di vigilanza, ma anche nelle scelte di aziende private, motivo per cui Forza Italia si è detta contraria all’esercizio del golden power. Lo stesso si può dire della controllata russa: UniCredit ha da tempo ridotto l’esposizione su quel mercato in attesa di trovare un compratore che valorizzi adeguatamente la partecipazione e che ottenga il benestare di Putin. Essere costretta a farlo in nove mesi, vorrebbe dire indurla regalare a chissà chi un asset miliardario.
Avanzare simile richieste, dunque, assomiglia a un modo per dire no, lasciando a UniCredit l’onere di ricorrere in tribunale, se vorrà andare avanti senza subire vincoli difficile da accettare. Togliere la parola al mercato, sul quale peraltro Banco Bpm si sta difendendo egregiamente da solo, fa però nascere il sospetto che gli obiettivi reali del governo siano diversi. È noto che la Lega di Matteo Salvini mirasse a un matrimonio Banco Bpm-Mps ed è altrettanto evidente che il governo, con queste decisioni, possa condizionare la partita sul controllo di Generali, dove UniCredit con il 5,2% funge da ago della bilancia. —
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