Unicredit cerca prede: le strategie di Orcel al centro del domino Mediobanca-Generali
I piani di sviluppo del nuovo numero uno di Piazza Gae Aulenti. L’incognita Del Vecchio, divenuto primo socio di Piazzetta Cuccia
MILANO. Il nuovo amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, ha annunciato una netta inversione di strategia rispetto a quella perseguita dal suo predecessore, Jean Pierre Mustier, e ha aperto le porte a ipotesi di acquisizioni. La domanda è quale sia la preda che, per prima, Piazza Gae Aulenti vorrà divorare. E se nella lista dei possibili target potrebbe mai esserci anche Mediobanca.
È una domanda importante da porre, che tuttavia ne solleva immediatamente un’altra e cioè Leonardo Del Vecchio, primo azionista di Mediobanca con il 15,4 per cento, arrotondato con il recente pacchetto ceduto da Fininvest, e socio di UniCredit con il 2 per cento come si pone nei confronti di questa ipotesi? Gli incroci azionari, infatti, come si sa, portano diretti al Leone di Trieste guidato dal Ceo Philippe Donnet, di cui Mediobanca è azionista con il 13 per cento e Del Vecchio direttamente con il 4,8 per cento.
In un profilo del tycoon italiano scritto nel mese di marzo da Economist si leggeva: «A Milano i rumors finanziari sono pieni di chiacchiere sul valore per gli azionisti che potrebbe essere generato se Mediobanca scorporasse la sua partecipazione in Generali o se la banca di investimento o Unicredit si fondessero con l’assicuratore. Lo stesso Del Vecchio ha affermato che la partecipazione di Delfin in Mediobanca è un investimento a lungo termine e che non intende acquisire il controllo dell'azienda né influenzarne la gestione.
Una persona a lui vicina afferma che i suoi piani diventeranno più chiari quando la sua quota si avvicinerà al 20%. Altri che hanno familiarità con il suo pensiero dicono che Del Vecchio è sinceramente preoccupato per il destino dell’Italia aziendale e vorrebbero che la sua eredità si estendesse oltre EssilorLuxottica».
Se questa è la premessa, è evidente che qualsiasi strategia futura va a incrociare il destino di quella che era la galassia finanziaria del Nord con l’impostazione che Orcel vorrà dare alla “sua” Unicredit. Il suo pensiero è stato abbastanza chiaro, finora. Alla call sui risultati trimestrali della banca, Orcel, che al tempo era in sella a Piazza Gae Aulenti da circa tre settimane, ha detto che si sarebbe concentrato sulla crescita, aggiungendo che Unicredit ha il “talento” per ottenere più di quanto non abbia oggi.
«La mia ambizione è spostare Unicredit decisamente da una fase di significativa ristrutturazione e ridimensionamento, a una che offra rendimenti sostenibili superiori al costo del capitale per tutto il ciclo», ha detto Orcel a inizio maggio. Aggiungendo che il suo piano verrà svelato nella seconda metà dell’anno e precisando di prendere in considerazione operazioni di M&A. Le banche target potrebbero essere Mps e Banco-Bpm, anche se vanno considerati degli elementi di “convenienza fiscale” che potrebbero guidare il processo decisionale.
«Per quanto riguarda le fusioni e acquisizioni – aveva precisato Orcel – non è uno scopo in sé, ma lo vedo come un acceleratore e un potenziale miglioramento del nostro risultato strategico». E sta proprio sulla visione strategica la questione della diversità dal predecessore Jean-Pierre Mustier che nei suoi quattro anni di governo di UniCredit ha dato la priorità alla remunerazione agli azionisti rispetto alle acquisizioni. Si è concentrato sul rafforzamento del bilancio della banca, sulla riduzione dei costi, sulla chiusura di filiali e sulla vendita di attività, inclusi i gestori patrimoniali Pioneer Investments e Fineco.
Orcel invece vorrebbe ricostituire le fabbriche prodotto, ridando spazio a un modello di banca che Mustier ha scardinato. È evidente che i movimenti sui diversi tavoli e gli incroci azionari possono spalancare un mondo, c’è da capire che ruolo potrà giocare Unicredit nel movimento di queste tessere. —
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