UniCredit-Commerzbank, si può fare. La Bce non ostacola l’aggregazione

Fra 6 dei 26 membri del consiglio l’opposizione di Berlino è considerata contro l’integrazione europea. L’ad del gruppo italiano Orcel: «Non vogliamo posti nel board, siamo investitori e anche concorrenti»

Luigi Dell'Olio
Il palazzo Hall Unicredit in piazza Gae Aulenti, a Milano, in una foto d'archivio. ANSA / MATTEO BAZZI
Il palazzo Hall Unicredit in piazza Gae Aulenti, a Milano, in una foto d'archivio. ANSA / MATTEO BAZZI

In una giornata ricca di voci, prese di posizione e scommesse da parte degli investitori, la notizia più importante è arrivata a pomeriggio inoltrato.

La Reuters ha fatto sapere che sei policymaker della Bce, contattati dall’agenzia di stampa, si sono detti ampiamente favorevoli a una combinazione tra UniCredit e Commerzbank, quanto meno in linea di principio. Inoltre, gli intervistati hanno riferito di considerare l’opposizione di Berlino come contraria al principio dell'integrazione europea.

Per quanto si tratti di una parte dei 26 membri del consiglio direttivo della Bce che dovranno dare il via libera finale per salire fino al 29,9% del capitale (ora tra quote detenute direttamente e strumenti derivati l’istituto italiano controlla il 21%), si tratta di una posizione netta e che sgombra la vicenda da possibili equivoci. Infatti, fino alla mattinata di ieri si dava molto credito alle voci contrarie all’integrazione espresse non solo dai sindacati bancari tedeschi, ma anche da parte di rappresentanti del Governo federale. E sempre ieri si è espresso sull’argomento il presidente di Commerzbank. In una lettera rivolta ai dipendenti e pubblicata sull’intranet aziendale, Jens Weidmann ha rivendicato la leadership del Mittelstand e i quasi 11 milioni di clienti privati e aziendali, per poi sottolineare che l’istituto «è di importanza centrale per l'economia tedesca. È al fianco dei suoi clienti da oltre 150 anni e vogliamo che continui ad esserlo». Mentre va registrato il cambio di rotta dell’esecutivo tedesco. La banca ha un consiglio «che decide come agire. Non siamo attori, non ci sono considerazioni ulteriori su come impedire un'acquisizione», da parte di UniCredit, ha precisato il portavoce del governo Steffen Hebestreit. Il quale ha poi precisato che è una questione che riguarda «gli attori del mercato dei capitali».

Del resto, per quanto l’opposizione politica possa creare qualche intralcio e allungare le tempistiche delle trattative, non vi sono strumenti per bloccare l’operazione che è supervisionata dalle autorità comunitarie. Insomma, un po’ alla volta sembrano cadere i muri contro l’avanzata del gruppo guidato da Andrea Orcel. Anche perché non sembrano esservi alternative serie per l’acquisizione di una realtà dalla quale il governo tedesco deve uscire dopo il salvataggio e il risanamento. «Penso che abbiamo ancora del lavoro da fare prima di essere veramente posizionati per partecipare al consolidamento», ha dichiarato il cfo di Deutsche Bank, James von Moltke, durante il suo intervento alla Ceo conference di Bak of America. Presente all’evento anche Orcel, il quale ha sottolineato che a questo punto la vicenda può avere tre sbocchi: «Rimaniamo così e aiutiamo Commerzbank a cristallizzare il valore inespresso che crediamo ci sia; troviamo il modo di fare una cosa più grande, ma per farlo entrambe le parti devono volerlo; oppure, se quel che c’è non funziona, vendiamo e auspicabilmente nel nostro capitale tornerà di più di quanto è uscito e lo distribuiremo agli azionisti». In ogni caso, ha assicurato il banchiere italiano, «non chiederemo posti nel consiglio di Commerzbank. Siamo un investitore» e poi «in questo caso specifico, non penso sia opportuno che abbiamo un posto nel board perché siamo anche un concorrente».

Quindi Orcel si è soffermato sull’andamento dei conti in casa UniCredit, sottolineando che la banca chiuderà l’esercizio 2024 con un utile netto di «oltre 9 miliardi», al di sopra quindi delle stime precedenti, che parlavano di un risultato superiore agli 8,5 miliardi. «Siamo la banca più efficiente in Europa, quella che genera più capitale organicamente», ha aggiunto, precisando che anche per il futuro il gruppo ha il potenziale di realizzare una crescita di utili e distribuzione ai soci superiore ai concorrenti. La storia di Piazza Gae Aulenti, ha concluso, «è passata a essere quella di una trasformazione a quella di un leader di settore».

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