UniCredit, volano i conti ma Delfin valuta l’uscita. Orcel: «Scelta sbagliata»
Il 2024 ha visto l’utile netto contabile della banca attestarsi a 9,7 miliardi, in crescita del 2,2%. Il top manager: «Sul Banco Bpm non ho mai escluso un rilancio fin dal primo giorno»
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«Sul Banco Bpm non ho mai escluso un rilancio fin dal primo giorno». Dopo Monte dei Paschi e Mediobanca, e in attesa oggi del Banco, ieri è stato il turno di UniCredit. L’occasione è stata la presentazione dei risultati del 2024 che hanno registrato un record per l’istituto di piazza Gae Aulenti, in crescita per sedici trimestri consecutivi.
E l’amministratore delegato Andrea Orcel, tra i protagonisti del risiko finanziario in corso, non si è sottratto dall’affrontare a tutto campo le vicende che stanno scuotendo il sistema finanziario italiano. A partire dall’indiscrezione circolata ieri sull’ipotesi che Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio che ha il 2,7% della banca, sia intenzionata ad uscire dopo oltre trent’anni. «Rispetto le loro decisioni», ha spiegato Orcel, «il mio lavoro è fare in modo che sia la decisione sbagliata se davvero stanno considerando di vendere. Delfin e Leonardo Del Vecchio sono stati un eccellente azionista di UniCredit per molto tempo nella buona e nella cattiva sorte».
E a stretto giro è arrivata anche la precisazione della holding presieduta da Francesco Milleri, il manager che insieme al costruttore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone punta a conquistare le Generali via Mediobanca. «C’è soddisfazione per i risultati conseguiti da UniCredit», hanno spiegato fonti vicine a Delfin sottolineando «la piena fiducia nella leadership di Andrea Orcel». Tuttavia le stesse fonti segnalano che al momento non è stata presa alcuna decisione relativa alla dismissione della quota del 2,7% detenuta in UniCredit. Il messaggio quindi è che l’ipotesi è presente sul tavolo.
Per quanto riguarda i conti dell’istituto milanese il 2024 ha visto l’utile netto contabile della banca attestarsi a 9,7 miliardi, in crescita del 2,2% rispetto al 2023 e a fronte dei 9,4 miliardi previsti da un consensus tra gli analisti pubblicato sul sito della società. Se si escludono le Dta (cioè le imposte differite su perdite pregresse) l’utile è aumentato dell’8% a 9,3 miliardi. Nel solo quarto trimestre l’utile è sceso del 30% annuo a 1,9 miliardi (1,6 era la stima del consensus). Tornando all’intero 2024 i ricavi sono saliti del 4,3% a 24,8 miliardi, con margine di interesse a 14,3 miliardi (+2,5%) e commissioni a 8,1 miliardi (+7,6%). La distribuzione di capitale ai soci sul 2024 è pari a 9 miliardi, di cui 3,7 di dividendi cash, per un dividendo per azione totale di 2,4 euro, in rialzo del 33%. La banca sottolinea che nel 2024 ha registrato «risultati e distribuzione record».
Per quanto riguarda l’Offerta pubblica di scambio sul Banco Bpm Orcel ha sottolineato che rafforzerebbe UniCredit nella piccola e media impresa («che è uno dei canali principali su cui ci focalizzeremo nei prossimi 3-4 anni») ma anche sulla parte alta delle famiglie italiane («che è un altro segmento di cliente che ci interessa»). E probabilmente per rispondere al governo che sta invece pensando a un terzo polo bancario a trazione italiana da costruire intorno a Mps, l’Ad ha sottolineato come questa operazione rafforzerebbe «la posizione di UniCredit in Italia, che è il nostro Paese in cui siamo più radicati e in cui crediamo di più. Dovremo vedere come risponderanno gli azionisti alla nostra offerta che consideriamo corretta e andremo avanti su questa via».
E un capitolo a parte ha riguardato ciò che sta accadendo attorno al Leone di Trieste, il cui controllo è il vero obiettivo finale di tutta la partita. «Stiamo per annunciare che la nostra partecipazione totale in Generali, inclusa la posizione che deteniamo per conto dei nostri clienti, ha superato la soglia del 5%», ha precisato Orcel, «questo però non cambia la nostra posizione che rimane di natura finanziaria e non implica alcun interesse per l’acquisizione della società». E da grande azionista del Leone l’Ad di UniCredit ha commentato l’accordo tra Generali e Natixis: «È prematuro, osserviamo la situazione da un punto di vista neutrale e al momento opportuno prenderemo una decisione».
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