Zago e l’impegno da 17 milioni non onorato con i creditori dell’impresa Emaprice
La società immobiliare Amg della famiglia proprietaria di Pro-Gest aveva acquisito la ditta bolzanina nel 2021 dalla procedura concorsuale
Nella crisi delle società della famiglia trevigiana degli Zago – a cominciare dalla più conosciuta, il gruppo cartario Pro-Gest con i suoi oltre mille dipendenti – c’è un’operazione che oggi si sta rivelando particolarmente difficile da affrontare.
La vicenda ha inizio nel 2021, quando la società immobiliare Amg di Bruno Zago e della moglie Anna Maria Gasparini presenta un’offerta da 17 milioni di euro per rilevare un’impresa di costruzioni con sede legale a Bolzano e operativa a Possagno che si chiama Emaprice, finita in concordato preventivo, una delle procedure che servono per evitare il fallimento.
L’impresa ha un curriculum con alcune opere di rilievo: ha realizzato i nuovi uffici dell’Università statale, a Milano, così come parte delle opere per l’impianto di innevamento artificiale della pista Lino Lacedelli, a Cortina. Alla fine del 2020 si è però ritrovata in crisi profonda, gravata da 68 milioni di euro di debiti e da alcuni contenziosi dall’impatto significativo sui lavori realizzati, ad esempio proprio con l’Università di Milano.
La Amg degli Zago si fa avanti e, dopo un percorso non facile, alla fine del 2021 ottiene la totalità del capitale di Emaprice, impegnandosi a versare alla procedura concorsuale 17 milioni di euro, la quota dei debiti che verrà loro rimborsata.
Qui le vicende di Amg e di Emaprice si incrociano con quelle di Pro-Gest. Come ha raccontato questo quotidiano nei giorni scorsi, nel giugno del 2023 la Amg dovrebbe restituire alla Pro-Gest 12,5 milioni di un prestito obbligazionario che il gruppo della carta aveva sottoscritto nel 2019. Nonostante sia gravata da debiti per centinaia di milioni di euro, Pro-Gest accetta di rinviare la restituzione dei 12,5 milioni da parte di Amg, spostando la scadenza del prestito al 2026.
Così come Pro-Gest, anche Amg si ritrova in difficoltà crescenti e di lì a un anno, nel giugno 2024, dovrebbe versare al concordato di Emaprice la prima tranche di 12 milioni dei 17 necessari per saldare l’impegno con i creditori.
Nonostante il sacrificio di Pro-Gest, tuttavia, al momento del dunque Amg non ha i soldi necessari. Vista da fuori, la situazione sembra un po’ un paradosso: Amg, infatti, fa ricorso in tribunale per chiedere la protezione dai creditori, fra i quali c’è dunque la procedura concorsuale di Emaprice. Questa spirale rende non facile il percorso della richiesta della società immobiliare dei coniugi Zago.
Stando ai documenti depositati, infatti, le parti coinvolte nutrono numerosi dubbi sul fatto che il piano predisposto per tirare la Amg fuori dai guai sia davvero percorribile e possa portare a una soluzione duratura della crisi.
Su una questione che non riguarda Emaprice ma altri cespiti immobiliari della Amg, la Sparkasse-Cassa di Risparmio di Bolzano – il maggior creditore bancario, con un’esposizione di oltre 20 milioni di euro – «aveva eccepito che la condotta tenuta da Amg era contraria ai doveri di correttezza e buona fede», scrive il Tribunale di Treviso in una delle sue ordinanze. L’Università di Milano, invece, domanda che le richieste di risarcimento avanzate nei confronti di Emaprice «non siano ricomprese in alcun provvedimento inibitorio».
E ancora: l’Inps, ricordando che Amg non ha onorato l’impegno preso nel concordato dell’impresa bolzanina, osserva che la Amg stessa «difetta di legittimazione attiva quanto alle misure richieste per conto di Emaprice».
L’ultima udienza di questo tormentato percorso di Amg alla ricerca di protezione dai creditori si è tenuto lo scorso 22 gennaio, sempre al Tribunale di Treviso. La sentenza del giudice è attesa nei prossimi giorni, informano fonti che hanno seguito la vicenda.
Quella del 22 gennaio è stata un’udienza cartolare, senza dibattimento, in cui la società dei coniugi Zago ha presentato le proprie motivazioni alla richiesta di proroga della protezione: di fatto, spera di ottenere un ulteriore periodo in cui non è aggredibile da azioni esecutive, pignoramenti, istanze di fallimento o sequestro dei beni, in attesa che venga definito il piano di composizione negoziata della crisi.
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