Fincantieri-Stx, niente via libera dell’Ue. Le nozze in Francia rischiano di saltare

TRIESTE. La vendita dei cantieri navali francesi Chantiers de l'Atlantique (ex Stx) a Fincantieri rischia di saltare definitivamente. L’acquisizione, ormai da molti mesi sotto la lente dell’Antitrust Ue guidato dalla danese Margrethe Vestager, potrebbe essere a un passo dal naufragio a tre anni dalla promessa di matrimonio.
Il contratto di vendita, dopo l'ultima proroga di due mesi concordata dal gruppo italiano con lo stato francese, prevede che l'operazione venga finalizzata entro il 31 dicembre. Ma a poche ore dalla scadenza si è ancora in attesa del via libera di Bruxelles che deve pronunciarsi sui rischi dell’operazione per la concorrenza e lamenta di non avere avuto da Trieste le informazioni richieste: «L’orologio è ancora bloccato». Una posizione, questa, contestata dal gruppo di Giuseppe Bono che sostiene al contrario di aver fatto tutto il possibile e di avere fornito tutti i chiarimenti del caso. Insomma, lo stallo è totale. E solo una nuova proroga potrebbe “salvare” l’accordo.
Per il gruppo triestino, peraltro, la decisione va valutata in uno scenario globale e non può essere circoscritta ai confini europei. Per la Commissione europea, che ha avviato l’indagine nell’ottobre dello scorso anno, l’accordo tra due player globali potrebbe invece creare squilibri in un mercato già concentrato con il risultato di fare salire i prezzi delle navi da crociera.
Ma la situazione nel frattempo è cambiata radicalmente con l’emergenza Covid-19 che ha sconvolto lo scenario competitivo nel settore crociere dove Fincantieri, leader mondiale del settore, non ha peraltro registrato alcun annullamento di ordini.
«Tutto quello che dovevamo e potevamo fare l'abbiamo fatto e abbiamo fornito tutta la documentazione. Rispetto a quanto firmato con l'accordo del 2 febbraio 2018, sono passati quasi tre anni e il mondo è cambiato, anche con la pandemia che si è abbattuta su tutti i settori, compresi quello turistico e cantieristico. E non sono ancora chiari i confini del fenomeno e i termini della ripresa», ha spiegato ieri un portavoce del colosso cantieristico.
A questo punto, si sottolinea nel quartier generale del gruppo, una eventuale svolta in così poco tempo potrebbe essere solo politica, dai governi o da Bruxelles. Peraltro non c’è una situazione di muro contro muro con il governo di Parigi e il ministro francese Bruno Le Maire ha sostenuto anche di recente la validità dell’operazione anche se ieri al ministero dell'Economia francese non ci sono stati commenti.
Ma il clima fra Italia e Francia sul piano industriale resta sostanzialmente disteso. Se i rapporti nel comparto civile rischiano di arenarsi, molto più concreti sono quelli nel comparto militare dopo che ha preso il largo l'Airbus dei mari nel settore militare con la nascita della joint venture Naviris, operativa dall'inizio dell'anno, controllata da Naval Group e Fincantieri: «Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo facendo con i francesi nel settore militare. La joint venture Naviris, inoltre, avrà ancora maggior peso in ottica della futura difesa europea», si sottolinea a Trieste.
Ma intanto si continua a guardare a Bruxelles. L’annuncio dell’acquisizione italiana del cantiere francese risale ormai a tre anni fa. Dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi nella primavera del 2017 era stato raggiunto un accordo “politico”: il gruppo triestino sarebbe salito al 50% del gruppo transalpino (+1% in prestito dallo Stato francese), di fatto assumendone il controllo.
Oltre al nodo di Bruxelles in questi mesi si erano però aggiunte altre incognite oltralpe con il Senato francese che aveva manifestato preoccupazione sui livelli occupazionali dei cantieri locali e il rischio di un trasferimento di di know-how alla Cina alla luce dalla joint-venture siglata tra Fincantieri e Cina State Shipbuilding Corporation. Attualmente l'84,3% degli Chantiers de l'Atlantique è in mano dello Stato francese. L'11,7% è detenuto da Naval Group. —
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