"Firma" friulana per il telescopio che cercherà gli alieni

In Cile posata la prima pietra del più potente “occhio” a caccia di pianeti abitati. La costruzione affidata a Cimolai e Astaldi

PORDENONE - Firma friulana per il telescopio più potente e grande del mondo che verrà realizzato nel deserto di Atacama in Cile dall’Osservatorio europeo australe.

Ad aggiudicarsi un anno fa la realizzazione dell’opera il Consorzio Ace, composto dal colosso Astaldi e dalla Cimolai di Pordenone, rispettivamente con quote del 60 e 40 per cento, per un valore complessivo dell’appalto di 400 milioni di euro su un costo complessivo di 1,1 miliardi.
La cerimonia per la posa della prima pietra, a causa di una tempesta di vento, è avvenuta nell’area dell’osservatorio del Paranal, nello stesso albergo in cui è stato girato il film di 007 “Quantum of solace” anzichè nel luogo in cui sarà costruito il telescopio Elt, il Cerro Armazones, a quota 3 mila 60 metri.
Il telescopio promette di essere rivoluzionario e quando sarà completato, grazie al suo specchio unico al mondo del diametro di 39 metri, scruterà nello spazio nuovi pianeti capaci di ospitare la vita.

A rappresentare l’Italia nella cerimonia la senatrice Stefania Giannini, per la Commissione Esteri del Senato, che proprio un anno fa, in veste di ministro dell’Istruzione e della Ricerca, aveva presenziato alla firma del contratto d’appalto, il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Nicolò D’Amico e, per l’appunto, il mondo dell’industria, con il consorzio Ace.
«È un grande successo italiano sia scientifico sia industriale», ha detto Giannini. La cima del Cerro Armazones è già pronta per l’inizio degli scavi delle fondamenta, come una terrazza sospesa su un panorama incredibile, un deserto a pochissimi chilometri dall’oceano che è il luogo più arido della Terra, rossiccio e brullo come un paesaggio marziano. Di notte la vista delle stelle toglie il fiato e sembra di poter toccare la Via Lattea. Da questo luogo unico al mondo il telescopio Elt potrà cominciare a osservare il cielo a partire dal 2024 e lo farà per i 50 anni successivi.


La sua grande scommessa, nelle intenzioni dei progettisti, è fare conoscere l’universo come nessuno lo ha mai visto, andando a cercare le prime stelle e il motore che lo fa espandere e, soprattutto, i pianeti capaci di ospitare la vita. Nel gotha degli esperti incaricati di vigilare sulle fasi costruttive della cupola astronomica e della struttura portante dell’E-Elt c’è anche un professionista cividalese, l’architetto Paolo Ghiretti, da tempo trasferitosi in Germania con la famiglia, che fa parte del team formato allo scopo dall’Osservatorio australe europeo. «Nel momento in cui avremo evidenze certe di pianeti nei quali, in certe condizioni, è possibile la vita o prove certe della vita in mondi diversi dal nostro, questo sarebbe un salto epocale», ha osservato D’Amico. «Sarebbe una scoperta di grandissima portata ed è per questo - ha aggiunto - che strumenti come questo sono strategici per lo sviluppo dell’umanità e per la consapevolezza del suo ruolo nell’universo».
Scoprire pianeti nei quali la vita è possibile, sulla base dell’analisi della loro atmosfera, è il “Sacro Graal” dell’astronomia contemporanea e il telescopio Elt ha colto in pieno questa sfida. Si propone anche come uno straordinario archeologo stellare, pronto a scoprire come nell’universo si è accesa la luce delle prime galassie. Esplorerà poi il lato oscuro dell’universo per studiare l’invisibile materia oscura che lo occupa per il 25 per cento e l’altrettanto misteriosa energia oscura che ne costituisce ben il 70 per cento e che probabilmente è il motore che lo fa espandere. Studierà inoltre fenomeni estremi come i buchi neri e cercherà tracce di acqua nelle nubi di polveri che annunciano la nascita di nuovi sistemi planetari.
 

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