FlyingBasket, ecco la start up che produce droni per la consegna delle merci

L’azienda altoatesina, che chiude un round da 1,5 milioni, vuole rivoluzionare il mondo della logistica effettuando consegne in città e in luoghi remoti utilizzando droni che possono trasportare fino a 100kg di materiale. Un modo nuovo per abbattere i costi della filiera e diminuire l’inquinamento atmosferico. A scommettere su di lei il fondo bergamasco Cysero

BOLZANO. Utilizzare i droni per trasportare carichi pesanti in contesti urbani o luoghi di difficile raggiungibilità come rifugi in montagna o le isole. Ma anche per le operazioni di soccorso alpino, la stesura di cavi e altri servizi personalizzati su richiesta.

Applicazioni nate sulla falsa riga di quelle pensate da Amazon per la consegna della spesa a domicilio e che nel 2015 risultavano essere una scommessa quasi a perdere. Ma non per i fratelli altoatesini Moritz e Matthias Moroder che ci hanno invece creduto fino in fondo fondando la startup FlyingBasket, oggi una delle aziende più innovative dell’intero comparto degli aeromobili a pilotaggio remoto, che vanta collaborazioni d’eccellenza con player come Enel, Cablex e Leonardo. Quello del trasporto via aria è un mercato globale cresciuto molto nel tempo e rafforzatosi grazie alla pandemia.

Come confermato dall’ultimo report "Facts and Factors", il giro d’affari di 530 milioni di dollari registrato nel 2019 dovrebbe raggiungere i 6 miliardi di dollari entro il 2026 con un tasso di crescita annuo del 42% dal 2020 al 2027. E a moltiplicare i voli dei droni è stata l'impennata delle vendite al dettaglio e dell'e-commerce nelle aree urbane, causate dall’emergenza Covid.

In questo contesto si inserisce FlyingBasket, startup con sede a Naz-Sciaves (Bolzano), una delle pochissime realtà europee (se non l'unica) che fornisce servizi di trasporto "pesante" via drone. Un progetto nato quasi per caso quando i due fondatori, durante un’escursione nelle Dolomiti, si sono imbattuti in un elicottero che trasportava rifornimento a un rifugio. Da qui l’idea di sostituirlo con un drone. Da quel giorno sono stati sviluppati decine di prototipi testati in aree montane dove le condizioni non sono ideali e il meteo cambia improvvisamente. Un’intuizione che ha raccolto grande interesse e investitori.

A scommettere con decisione sui droni altoatesini è il fondo venture capital bergamasco Cysero, in sinergia con Kilometro Rosso, parco scientifico e tecnologico nato per investire in startup e PMI innovative. Recentemente è stato completato un primo round d’investimento nella startup dal valore di 1,5 milioni di euro.

«Questa operazione ci permette non solo di acquisire un socio finanziario di valore, ma anche un portafoglio di know-how e di competenze di alto livello, oltre a un network di contatti molto importante – precisa Moritz Moroder, amministratore delegato di FlyingBasket – . L'obiettivo per i prossimi anni è quello di continuare a lavorare allo sviluppo delle operazioni in ambito urbano che rappresentano un enorme potenziale nel nostro mercato e per cui siamo già in una posizione di vantaggio grazie alla collaborazione che gli enti d'aviazione nazionali ed europeo intrattengono con noi. Abbiamo in cantiere una serie di progetti che mirano a rendere questa ambizione realtà. Siamo certi che grazie al supporto di tutti i player a noi vicini riusciremo a fare un importante salto in avanti nel nostro percorso di crescita».

«I droni rappresentano uno dei domini più affascinanti della robotica e con FlyingBasket ci posizioniamo in un comparto che subirà profonde trasformazioni nei prossimi anni. La logistica industriale, che richiede capacità di trasportare carichi pesanti in tempi brevi e con autonomia crescente, potrà trarre enormi benefici dalla tecnologia della startup», aggiunge Salvatore Majorana, direttore del Kilometro Rosso.

I vantaggi della tecnologia di FlyingBasket

FlyingBasket punta a diventare un’eccellenza internazionale nel panorama dei droni cargo e nelle loro applicazioni in situazioni critiche. Il prodotto di punta della startup è il drone FB3, in grado di trasportare merci per un carico massimo di 100kg per attività come la logistica industriale, il trasporto forestale, il montaggio di antenne e la costruzione di linee elettriche. Un mezzo capace di sostituire le funzioni di un classico elicottero – o di una gru - rispettando tutte le complesse normative di volo, garantendo tre vantaggi molto importanti: l’abbattimento dei costi di filiera che diventano decisamente più bassi, una migliore organizzazione logistica e una riduzione dell’inquinamento atmosferico, dato che il drone è praticamente quasi a impatto zero.

Una tecnologia vincente che ha permesso alla startup di diventare la prima altoatesina ad accedere al percorso di accelerazione finanziaria Elite Lounge 2021 di Intesa Sanpaolo, ottenendo la possibilità di sfruttare servizi integrati e una rete di professionisti e investitori internazionali per agevolare l’accesso al mercato dei capitali. Sempre l’anno scorso è stata poi coinvolta dalla Provincia di Bolzano all’interno di un progetto pilota che punta a trasportare cibo e beni di prima necessità nei rifugi di montagna ad alta quota. Ma non solo: a dicembre del 2021 la startup, in collaborazione con PosteItaliane ha sorvolato il cielo di Torino consegnando per la prima volta pacchi via aria.

«Il futuro della logistica è nel trasporto merci autonomo. Oggi trasportiamo 100 chili con un singolo drone, in futuro una flotta di droni autonomi non solo sarà in grado di tenere il passo con la crescente domanda logistica, ma aumenterà anche la flessibilità e ridurrà i tempi di consegna», prosegue Moroder.

Scarsità di chip

I droni di Flying Basket vengono progettati in-house grazie ad un team internazionale di quasi venti menti variegate e qualificate, attente alle tematiche della sicurezza e della sostenibilità. “Il nostro drone FB3 è stato sviluppato da noi internamente e lo rendiamo disponibile ai nostri clienti tramite una gamma di servizi che vanno a coprire le varie esigenze. Ogni prodotto e singolo pezzo viene accuratamente testato da noi e in seguito approvato dalle autorità aeronautiche”, spiega Moroder. Lo sguardo della startup è rivolto anche al grande problema diffuso dei rincari energetici e della carenza di materie prime, che al momento non ha impattato in maniera significativa sulle sue attività. «L'unico problema che affrontiamo da qualche tempo, come molte delle aziende nel settore tech, è la scarsa disponibilità dei chip che incide sulla nostra produzione», conclude Moroder.

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