Fondo di Garanzia, in Fvg chiesto da 27 mila imprese

Sono 3.848 nella provincia di Trieste e 2.672 in quella di Gorizia: in media una impresa regionale su quattro ha chiesto il finanziamento pubblico anti-crisi
epa08296711 A man works in the VDWALL factory in Shenzhen, Guangdong province, China, 13 March 2020 (issued 16 March 2020). China's value-added industrial output, an important economic indicator, fell 13.5 percent year-on-year in the first two months of 2020 as the coronavirus outbreak hurt activities, according to a report issued by the National Bureau of Statistics on 16 March 2020. VDWALL is a high-tech enterprise specializing in developing and manufacturing video processing equipment for LED displays. EPA/ALEX PLAVEVSKI
epa08296711 A man works in the VDWALL factory in Shenzhen, Guangdong province, China, 13 March 2020 (issued 16 March 2020). China's value-added industrial output, an important economic indicator, fell 13.5 percent year-on-year in the first two months of 2020 as the coronavirus outbreak hurt activities, according to a report issued by the National Bureau of Statistics on 16 March 2020. VDWALL is a high-tech enterprise specializing in developing and manufacturing video processing equipment for LED displays. EPA/ALEX PLAVEVSKI

TRIESTE Sono 3.848 nella provincia di Trieste e 2.672 in quella di Gorizia le aziende che hanno fatto richiesta di finanziamenti accedendo al Fondo di garanzia nazionale. Il dato, relativo all’aggiornamento del 20 dicembre indica che circa un quarto delle imprese locali ha utilizzato il supporto pubblico per fronteggiare la recessione dovuta allo scoppio della pandemia di Coronavirus. Una proporzione simile a quella regionale, dove il totale delle richieste sfiora quota 27 mila, considerando anche le 13.074 richieste provenienti dalla provincia di Udine e le 6.885 da quella di Pordenone. A questo proposito va ricordato che il Decreto Liquidità ha rafforzato le garanzie pubbliche semplificando le misure di accesso al fondo nazionale e ampliando le coperture e dei potenziali beneficiari.

Sui piccoli prestiti fino a 25 mila euro per professionisti e Pmi (fino a 499 dipendenti, rispetto al limite dei 249 previsto in precedenza) l’intervento del Fondo copre il 100% del finanziamento senza che venga effettuata, ai fini della concessione della garanzia, la valutazione del merito di credito. In questo ambito il Fondo approva le domande presentate da banche, confidi e altri intermediari finanziari dopo aver verificato soltanto che il soggetto richiedente sia tra quelli ammissibili e che non superi i limiti di aiuto previsti. Mentre per gli importi superiori, fino a 5 milioni di euro per beneficiario, la copertura arriva al 90%, anche se le verifiche sono più strutturate alla luce degli importi in gioco. Tornando ai numeri aggiornati al 20 dicembre, l’importo finanziato a livello regionale si aggira invece intorno ai 2 miliardi e mezzo di euro, di cui 240 milioni nella provincia di Trieste e 232 in quella di Gorizia.

Nella stragrande maggioranza dei casi, le domande arrivano da piccole e piccolissime aziende, come si deduce dall’importo medio, di 62.579 euro per Trieste e 86.945 euro per Gorizia. Per comprendere la portata di questi numeri, può aiutare un confronto. Secondo il censimento effettuato da questo stesso giornale a fine luglio, fino a quel momento si era rivolta al Fondo di garanzia solo un’azienda regionale su sei. Quindi, anche se le restrizioni attuali sono molto meno intense di quelle della scorsa primavera (1.962 le richieste da Trieste e 1.387 da Gorizia), le conseguenze sul tessuto economico iniziano solo ora a prendere corpo in tutta la loro drammaticità. Anche se probabilmente gli effetti più nefasti si vedranno dalla primavera in avanti, quando cioè verranno meno il divieto di licenziamento e le aziende cominceranno a mandare a casa il personale in esubero alla luce delle ristrutturazioni imposte dalla recessione in atto.

La situazione è difficile soprattutto per le piccole imprese, tanto che oltre il 90% riguarda i finanziamenti fino a 30 mila euro. Queste ultime, infatti, hanno una struttura finanziaria più fragile e sono più dipendenti dal canale bancario, che sta stringendo la cinghia per il timore che molti dei prestiti concessi oggi diventino insolvenze domani. Secondo una ricerca di Crif Ratings, alla fine del 2019 solo metà delle imprese italiane aveva disponibilità liquide sufficienti per far fronte ai debiti in scadenza entro i 12 mesi successivi; l'altra metà era in una situazione finanziaria già critica.

Dopo quasi un anno di pandemia, la situazione di queste rischia ora di diventare disperata. Tutti attengono una nuova iniezione di liquidità da parte della Bce e con l’arrivo del Recovery Fund, ma la sensazione diffusa tra gli analisti è che questi interventi non saranno sufficienti. —

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