Friuladria: 120 assunti e investimenti milionari

Crédit Agricole, il colosso francese che pochi conoscono. Sta qui la ragione per cui i vertici del gruppo, il vice Ceo Xavier Musca, il vicedirettore generale Yves Perrier e Giampiero Maioli, senior country officer del in Italia, hanno convocato ieri a Milano i giornalisti della stampa italiana e francese per presentare le strategie del gruppo e soprattutto per spiegare chi è oggi Crédit Agricole.
La storia Tra i primi dieci gruppi bancari al mondo, di cui solo tre europei, con coefficienti di solidità fra i più elevati e un rating A1 recentemente confermato da diverse agenzie. In Italia Crédit Agricole è arrivata quasi in sordina negli anni ’80 quando rilevò Agos, una delle principali società operanti nel credito al consumo. Dall’87 in poi la crescita è una costante. Viene costituita Ca asset managment e quindi Amundi, tra il 2006 e il 2015 è la volta di Fga capital da cui discenderà Fca Bank, in partnership con Fiat. Nel 2007, in seguito alla funzione tra Intesa e Gruppo Sanpaolo, Crédit Agricole rileva Cariparma e FriulAdria, a cui farà seguito nel 2011 Carispezia. Nel 2014 istituisce Caceis, società di investimento, e nel 2016 trova l’accordo con Unicredit per rilevare Pioneer. Nel frattempo costruisce, sempre in Italia, la rete di società specializzate nei vari settori: assicurazione, leasing, vita.
In Italia L’Italia è l’unico paese, oltre la Francia, in cui Ca è presente con tutte le unità di business. «Una strada iniziata con l’ingresso nell’operazione di salvataggio dell’Ambroveneto - ha ricordato Maioli - e che ha portato il Gruppo in Italia. Crédit Agricole ha investito quasi ogni anno, sino all’ultima operazione di grande rilievo, qual è stata Pioneer. Complessivamente parliamo di 14 miliardi di euro solo negli ultimi anni». Ca conta oggi 3,5 milioni di clienti attivi in Italia, 12 mila dipendenti e chiude il 2016 con oltre 800 milioni di euro di utile, di cui 458 attribuibili al Gruppo. «Il solo Gruppo Cariparma (che controlla FriulAdria) nel 2016 ha erogato crediti per 38 miliardi, ha raggiunto i 40 miliardi di raccolta diretta e 65 di raccolta indiretta, e conta 1,7 milioni di clienti. Il risultato netto è di 256 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente» ha anticipato alcuni dati Maioli.
FriulAdria In attesa dell’ufficializzazione dei risultati attribuibili alla banca pordenonese, si può dire che l’ex popolare pesa per circa il 16-20% all’interno del Gruppo bancario di Ca in Italia. Negli ultimi tre anni ha visto crescere di 50 mila unità il numero dei clienti, ma anche quello degli azionisti, oggi a quota 16 mila. «Non facciamo rumore - spiega il direttore generale Roberto Ghisellini - perché facciamo bene il nostro lavoro, che è quello del fare banca, e di farlo bene». FriulAdria presenterà i conti la prossima settimana: evidenzieranno l’ulteriore crescita dell’istituto pordenonese «che dal 2011 al 2016 ha erogato sul territorio oltre 40 milioni di euro» sottolinea ancora Ghisellini.
Investimenti e assunzioni Il piano industriale di Crédit Agricole da qui al 2019 prevede per l’Italia investimenti per 600 milioni di euro (di cui un centinaio destinati a FriulAdria) e circa 500 assunzioni (di cui 120 a Nord-est). Un pacchetto di risorse importanti buona parte delle quali finalizzate alla digitalizzazione e alla trasformazione delle filiali da un modello tradizionale ad uno ad alto contenuto di automazione, ma «fisiche e con personale disponibile» perché un recente studio commissionato da Ca ha evidenziato come i clienti sempre più apprezzano e chiedono di poter “entrare” in banca col telefonino piuttosto che con il computer, ma vogliono anche la certezza di una persona fisica e un luogo accessibile.
Crediti incagliati I crediti in sofferenza «sono un problema del sistema bancario italiano» ma non di Crédit Agricole, che nel corso degli ultimi anni ha progressivamente ridotto la loro quota e di conseguenza il costo del credito. Le ragioni della loro esistenza «vanno ricercate nell’onda lunga della crisi che ha pesato sul tessuto industriale - ha ricordato Maioli - a cui ha fatto seguito la bolla immobiliare». Per il Ceo di Ca in Italia le banche sono state lasciate sole a gestire questo impatto, mentre le soluzioni sono state tardive.
Le strategie Per quel che riguarda le strategie, Ca ha un piano di crescita organica in Italia ma non esclude qualche aggiustamento, purché coerente con le linee strategiche generali e al momento non ha alcun dossier aperto. Lo ha detto Giampiero Maioli spiegando che il Gruppo «è attento osservatore di quel che accade nel mercato, e ovviamente cerchiamo di capire quali possano essere i riflessi in corso e che non sono ancora definiti», con riferimento a quel che sta ancora accadendo nel settore bancario con la riforma delle Popolari e del Credito cooperativo. «Quando parliamo di aggiustamenti, noi pensiamo al private banking e retail banking. Valuteremo se ci sono situazioni compatibili con il nostro piano industriale e con le nostre linee strategiche», ma senza prendere alcun rischio, ha precisato Maioli. «Al momento non abbiamo dossier per poter dire che domani faremo un investimento ma siamo un gruppo che guarda al lungo periodo nel Paese».
Pioneer «Il processo di integrazione tra Amundi e Pioneer sta proseguendo, in vista del cloosing dell’operazione atteso a giugno» ha detto Mustier, dichiarandosi certo che l’operazione avrà effetti positivi anche per l'Italia . «Il fatto di avere 50 miliardi di euro in debito italiano dimostra che abbiamo fiducia in questo Paese - ha aggiunto Perrier -. Quindi continueremo a sottoscrivere debito italiano per servire la clientela italiana e perché fa parte di un normale portafoglio». Mustier ha quindi annunciato l’avvio a beve di un’operazione di aumento di capitale per Amundi da 1,4 miliardi di euro «capitale che cercheremo sul mercato», hanno chiarito i manager di Ca, che contano, grazie a questa operazione, di scendere dal 75 al 70 per cento nel capitale della società.
Fca Bank e Agos L’orizzonte temporale segna 2021 come data entro cui rivedere l’accordo con Fca, ma Crédit Agricole non vede pericoli all’orizzonte: «Crediamo che il bilancio sia positivo e soddisfacente per entrambi gli azionisti». In Agos, dopo la fusione tra Banco e Bpm, anche qui qualche cosa potrebbe cambiare, «ma l’argomento - risponde Maioli - non è per ora all’ordine del giorno».
Italia-Francia Sarà un caso, ma in questi ultimi mesi sono diverse le operazioni che hanno visto in campo compagnie francesi impegnate in acquisizioni o partnership con aziende italiane. Quando però è l’Italia a muoversi, leggasi Fincantieri con Stx France, le cose non vanno altrettanto bene, nessuna reciprocità. Mustier non si sottrae alla domanda ma non condanna nessuno. «La parola reciprocità non mi piace - risponde - come gruppo cerchiamo di essere attivi in modo bilaterale, evitando campagne campanilistiche. Io ho fiducia nell’Italia - ha concluso - e nei rapporti tra Italia e Francia».
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