Gelata sui consumi in Fvg: in luglio vendite giù del 26%

Dopo l’effetto lockdown ora pesa la crisi economica e le chiusure forzate nel commercio. Soffrono abbigliamento e alimentare. Cresce l’e-commerce
Gente a passeggio per le vie della città in occasione dei saldi estivi, 25 Luglio 2020.ANSA/FILIPPO VENEZIA
Gente a passeggio per le vie della città in occasione dei saldi estivi, 25 Luglio 2020.ANSA/FILIPPO VENEZIA

Nessuna inversione di rotta. Il mese di luglio, nonostante l’allentamento delle tensioni sul fronte sanitario e il clima che ha spinto a passare più tempo all’aperto, segna ancora dati molto negativi sul fronte dei consumi. Con l’andamento regionale che risulta persino peggiore rispetto alla media nazionale. È quanto emerge dall’ultima rilevazione mensile dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-EY.

A livello nazionale le vendite di luglio sono crollate del 27,2% rispetto allo stesso mese del 2019, portando la flessione nei primi sette mesi al 40,6% rispetto al medesimo arco temporale del 2019. In Friuli Venezia Giulia il calo di luglio è stato nell’ordine del 26,1% su dodici mesi prima, mentre guardando all’andamento nei primi sette mesi il crollo è stato nell’ordine del 44,4%, a segnare uno dei peggiori trend nel Nord Italia. Che la situazione fosse grave non si scopre certo oggi. È sufficiente fare un giro tra le attività commerciali dei capoluoghi, ma anche delle città di provincia per notare come l’affluenza di consumatori sia ridotta ai minimi termini non solo per il periodo estivo, ma anche perché molti si ritrovano con le tasche alleggerite dalla crisi economica. E, anche chi fino a questo momento è stato risparmiato dal momento no dall’economia, si guarda bene dall’effettuare acquisti, preferendo risparmiare in attesa di tempi che si annunciano peggiori di oggi.

Del resto due giorni fa la Confindustria regionale ha stimato che quest’anno il Pil del Friuli Venezia Giulia crollerà del 10,4%, peggiorando le previsioni di qualche mese fa, quando la speranza era di arrestarsi attorno al -7%. Stanno perdendo quota consumi e investimenti, mentre è atteso un incremento della disoccupazione, che si attesterà al 6,6% quest’anno, per salire a oltre l’8% nel 2021. Questo sebbene per il prossimo anno sia atteso un rimbalzo del Pil nell’ordine del 6%. Lo sfasamento tra le due grandezze si spiega con il blocco ai licenziamenti imposto dal Governo nazionale fino a novembre, in cambio della cassa integrazione in deroga. Tornando all’Osservatorio Confimprese-EY, le rilevazioni a livello nazionale segnalano che nei primi sette mesi del 2020 la ristorazione è stato il settore in maggiore sofferenza con -30%, seguita dall’abbigliamento -29,3%. Meglio la categoria altro non food con -9,3%. Il travel recupera dieci punti percentuali rispetto a giugno ma rimane negativo a -59% a luglio e a -58% nei primi sette mesi. I trend per aree geografiche mostrano valori simili, a eccezione del Sud.

Il Centro si attesta a -30%, peggiora il Nordest con -31% per il calo del turismo, il Nord-ovest chiude a -27%. In miglioramento il Mezzogiorno, che registra -22% L’e-commerce a luglio registra su base mese una performance positiva (+22%), a conferma del fenomeno di digitalizzazione degli acquisti in atto. La dinamica delle vendite del canale evidenzia però segnali di rallentamento riallineandosi a ordini di grandezza pre-Covid. «Purtroppo il mese di luglio ha raffreddato le aspettative di un rapido miglioramento della propensione al consumo», commenta Mario Maiocchi, direttore del centro studi Confimprese. Secondo il quale agosto dovrebbe dare responsi migliori, con l’eccezione delle città turistiche. —

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