Genagricola lancia le “Tenute del Leone” per i suoi vini Doc
La corazzata del gruppo triestino crea una nuova società commerciale e inizia a produrre anche la sua birra. Parla l’ad Igor Boccardo
TRIESTE. La rivoluzione di Genagricola è cominciata. La decisione dell’amministratore delegato Igor Boccardo di separare la parte commerciale da quella agricola rappresenta una svolta per il braccio agroalimentare del gruppo Generali, presieduto da Giancarlo Fancel. Con la nascita della nuova società Le Tenute del Leone Alato, che comprende 5 cantine e 780 ettari di vigneti tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Lazio ed Emilia Romagna, Genagricola valorizza i suoi pezzi pregiati e si presenta come un nuovo temibile concorrente sul mercato del vino in Italia.
Non casuale il pittogramma del simbolo della nuova società è uno scudo araldico con il profilo stilizzato del Leone. La società che incorpora le produzioni agroalimentari si chiama Leone Alato. Grande artefice e sostenitore negli anni del rilancio di Genagricola è l’attuale Group Ceo delle Generali Philippe Donnet (ne è stato anche presidente fino al 2016), grande appassionato di agricoltura. A 170 anni dalla nascita l’azienda agricola del Leone un mese fa ha lanciato anche il suo primo marchio di birra: «Stiamo testando la nostra distribuzione focalizzata sul vino e vogliamo capire come reagisce il mercato».
Boccardo, top manager delle multinazionali di largo consumo, sicuramente ha in serbo qualche altra sorpresa: «Questa azienda ha potenzialità enormi in Italia. Può migliorare le sue performance in tutti i mercati».Le Tenute del Leone Alato contribuiscono per un terzo al fatturato annuo (una sessantina di milioni nel 2020) di questa corazzata agricola del gruppo triestino di cui un terzo realizzato all’estero. Cà Corniani è il simbolo di Genagricola. E nell’Ottocento è stata la più estesa bonifica compiuta in Italia da un privato.
Genagricola oggi è un centro di sperimentazione all’avanguardia guidato da Igor Boccardo, torinese, classe 1969, approdato qui dopo un'esperienza come responsabile marketing, commerciale e direttore generale, in multinazionali del comparto del Fast Moving Consumer Goods: «Nonostante siamo fra i primi dieci produttori di uve in Italia, non figuriamo fra i big del settore vino.
La decisione di creare Le Tenute del Leone Alato nasce così dalla volontà di diventare protagonisti sul mercato vinicolo in Italia». A oggi le Tenute del Leone Alato valgono circa un terzo del fatturato della corazzata agricola del gruppo triestino per circa 17/18 milioni di euro, di cui un terzo realizzato all’estero grazie anche alla presenza in Usa e Cina con le società di New York e Shanghai. Anche da qui potrebbe arrivare una forte spinta.
Genagricola possiede 47 vitigni fra autoctoni e internazionali su 780 ettari di vigneti, da cui prendono vita 65 vini, di cui 56 a denominazione di origine protetta: «Vogliamo trasformarci in un organismo maggiormente produttivo, attento alla creazione di valore dei nostri marchi. Nei prossimi tre anni vogliamo incrementare la nostra quota di export dall’attuale 30 al 50 per cento», spiega l’ad.
Il paesaggio dei vini del Leone alato si estende dalla tenuta Bricco dei Guazzi (33 ettari di vigneto nel Monferrato, in Piemonte) dove si coltivano Barbera e l'autoctono Albarossa. Arriva a Valpantena, in Veneto, nei 17 ettari della tenuta Costa Arente dove vengono prodotti i vini della Valpolicella con nomi blasonati come Ripasso, Amarone, Recioto e Valpolicella Superiore. Si arriva in Friuli a Torre Rosazza sui Colli orientali (dove è stata ristrutturato una villa del Cinquecento) nell’area delle Grave ma anche dei Colli Orientali del Friuli dove i vini di punta sono Ronco delle Magnolie e Ronco della Torre Colli Orientali del Friuli Doc con i classici Pinot e Friulano.
Si arriva infine alla Tenuta Sant’Anna, nata negli anni Sessanta, e fra le prime cantine a specializzarsi nella produzione di Prosecco che vale circa il 35% dei 4 milioni di bottiglie prodotte. Con venticinque diverse realtà agricole per un totale di 15.000 ettari di terreno tra Italia e Romania, Genagricola considera l’eno-turismo fondamentale per valorizzare il marchio.
Storica la presenza in Romania dove due anni fa l’azienda ha anche acquistato una foresta naturale per 1800 ettari al confine con la Moldavia. Genagricola punta molto sull’agricoltura di precisione e sulla produzione di energia rinnovabile con le due centrali a biomasse vicino a Caorle. —
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