Gervasoni, ripartenza di slancio «Vendite cresciute oltre i record»
L’azienda friulana ha rinviato la quotazione prevista a giugno ma ora riprende in mano il dossier
Giovanni Gervasoni: «Raggiungeremo l’obiettivo entro fine 2022 o nel primo trimestre 2023»

IL CASO
È forse una delle poche aziende orientate anche al contract che ha risentito pochissimo del blocco di questo segmento di mercato. Gervasoni, tra le leader del Friuli Venezia Giulia e, insieme a Italian Design Brands, del Paese, nel settore dell’arredo spazia dagli interni per il residenziale, all’outdoor, dagli hotel alle navi da crociera. Un settore, quest’ultimo, che sebbene interessato dagli stop alla produzione, non ha segnalato annullamento di ordini, e quelli incamerati da Gervasoni nel passato, sono stati consegnati puntualmente.
Da qui una flessione di fatturato nel 2020 tutto sommato modesta, -5% a fronte del -10/-12% segnalato a livello di comparto. Il valore della produzione di gruppo si è quindi attestato a 27 milioni di euro con un Ebitda di 3,9 milioni.
«Dopo la grande paura di marzo-aprile dello scorso anno, la ripartenza è stata immediata - spiega Giovanni Gervasoni, presidente del Gruppo - e nel secondo semestre abbiamo registrato una accelerazione notevole che è proseguita anche quest’anno. Siamo a +20% in termine di vendite: se parliamo di ordini abbiamo registrato a maggio +54% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, e +27%rispetto al 2019 che per noi era stato un anno record».
E così il 2021 diventerà l’anno «della fusione tra Gervasoni e Very Wood, oggi due realtà separate», aggiunge l’ad Michele Gervasoni, mentre slitta al 2022 «l’approdo in Borsa», che rimane uno degli obiettivi. «I piani prevedevano di arrivare alla quotazione entro giugno ’21, la pandemia ha rallentato il percorso - ancora Michele - ma non lo ha modificato, riteniamo di raggiungere l’obiettivo entro la fine del prossimo anno o al massimo nei primi mesi del successivo».
Il lockdown, lo Smart working, la Dad hanno profondamente cambiato il modo di intendere la casa: non più solo abitazione, ma anche luogo di lavoro, di studio e di svago in cui investire. E non è stata solo la reazione alle settimane di chiusura forzata, pare essere diventata «una tendenza - la definisce Michele Gervasoni -. L’incognita è la durata, ma è certo che in quest'ultimo anno notiamo un atteggiamento nei confronti dell’arredo e del rinnovo delle abitazioni che non si vedeva da decenni. Se a giugno, luglio, agosto 2020 potevamo interpretare il desiderio di investire come una sorta di rivalsa per l’essere tornati liberi, la domanda sostenuta che continuiamo a registrare non ha più quella motivazione. Per questo mi piace pensare sia una nuova tendenza che ha fatto riscoprire il piacere di investire nella casa, destinandole risorse che, in passato, venivano destinate ad altro. Ci si è resi conto che l’abitare confortevole migliora la qualità della vita».
Ed ecco che l’attenzione si è riversata sul divano, la camera da letto, il soggiorno, la stanza dei ragazzi «e anche l’esterno. E proprio all’outdoor anche noi abbiamo riservato una maggiore attenzione, tanto che abbiamo definito due cataloghi diversi, uno per l’interno e uno per l’esterno».
Tra le novità, l’ingresso di nuovi designer. La direzione artistica è stata internalizzata e non più affidata in esclusiva a Paola Navone, aprendo alla collaborazione con diversi designer. I prodotti di queste collaborazioni saranno presentati al Salone del mobile 2022.
Altra sfida, la sostenibilità. «Stiamo definendo un progetto pilota, in collaborazione con un nostro fornitore e un istituto scolastico del territorio - racconta Michele - con l’obiettivo di produrre un nostro prodotto di punta in maniera totalmente sostenibile e a costi sostanzialmente invariati». Sostenibilità come driver per intercettare una clientela sempre più esigente, attenta alla qualità e anche all’ambiente, è imprescindibile. Anche per approcciare i mercati internazionali, ai quali si rivolge il 75% della produzione di Gervasoni, diretta soprattutto in Francia, Germania e Usa.
Infine i fattori di stress, che si chiamano oggi materie prime e logistica. «Preoccupano sia i costi che la carenza di materiali, a cui si sommano i rincari dei trasporti. Se prima della pandemia un container dalla Cina costava 2 mila dollari, la quotazione oggi è 12 mila. Crediamo - è la considerazione dei Gervasoni - che un intervento delle autorità regolatorie sarebbe quanto meno necessario per mettere fine a fenomeni speculativi».
Già rientrate «le produzioni che si possono realizzare qui - spiegano presidente e ad -, ma ci sono lavorazioni artigianali e materiali che impieghiamo che qui non esistono. O le importiamo, o vi rinunciamo», e rinunciarvi significherebbe far venire meno una delle peculiarità per cui Gervasoni è famosa.
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