Giovani imprenditori, la sfida di Calearo «Stipendi più alti per trattenere i talenti»

VICENZA. Tenere i cervelli in fuga aumentando gli emolumenti, con un primo strumento: un taglio "differenziato" del cuneo fiscale. E poi «va cambiata la scuola». Sarà per l'Mba conseguito alla Hult University o per gli studi perfezionati all'ateneo di Harvard, ma Eugenio Calearo Ciman, 38enne secondogenito di Massimo (l'ex numero di Federmeccanica), nel cda dell'azienda di famiglia (quella delle antenne per l'automotive, uno dei gioielli innovativi del vicentino), inizia da qui come punto di appoggio per la scalata all'Aquilotto dei Giovani. Votazione il 26 di giugno.
Calearo Ciman, come si sta preparando per l'elezione di fine mese e che senso continua ad avere la "parte giovane" all'interno di Confidustria?
«Noi non siamo una giovanile di partito, come dico a volte, in cui devono crescere i futuri segretari. E neanche un parco giochi per giovani rampolli. È un'associazione che è stata fondata da dei nostri coetanei circa 60 anni che volevano che ci fosse più discussione e inclusione nel sistema confindustriale, per questo si sono promessi di essere motore del cambiamento e coscienza critica del sistema. La cosa più importante che possiamo fare noi è dire quelle cose anche scomode che però sono utili per il Paese per crescere».

E che battaglie sono?
«Diverse. Faccio degli esempio: le pensioni, ogni volta che abbassiamo un po' l'età pensionabile andiamo ad erodere una parte del futuro delle generazioni che sono appena entrate o entreranno nel mondo del lavoro. Oppure il fatto che il welfare sia delegato alle famiglie. Con le evoluzioni sociali le nuove coppie si spostano verso i centri urbani più grandi e viene meno quel supporto della famiglia di origine, dei nonni, che non è compensato da interventi statali e quindi si fa fatica a fare figli. Parlo della fuga di talenti, ci stiamo impoverendo intellettualmente, ma perché? Perché con il carico fiscale che grava sulle imprese si fa fatica a pagare un ingegnere o un laureato più di quello che viene pagato all'estero. E quindi queste professionalità, questi nostri coetanei, preferiscono andare a fare carriera fuori, dove si trovano condizioni migliori e sempre più spesso non si rientra più. Sono tutti temi che diventano fondamentali per uno sviluppo a lungo termine del paese che non possono essere lasciati in disparte e se non siamo noi che iniziamo a prendercene carico e iniziare il dibattito non so chi potrebbe farlo. Io non vedo altri gruppi di pressione o di interesse che possano sollevare il dibattito. Dobbiamo essere noi a portare avanti battaglia, a gettare i semi che avranno ricadute nel futuro».
Se pensate di aspettare il taglio del cuneo per alzare gli emolumenti tra dieci anni siamo ancora qui a parlarne. In passato gli imprenditori -generalizzo- hanno avuto poca attitudine all'investimento in capitale umano, preferendo altro.
«È vero ma parliamo di altre generazioni e di una competizione a livello internazionale molto differenti da quella attuale. Io avevo proposto un taglio differenziato del cuneo. Si può ridurre per esempio per incentivare l'assunzione di alcune categorie, come le donne under 35. È brutto da dire, ma questa è una categoria che normalmente "costa" di più anche per fattori "legati" a maternità e sostituzioni. Ecco se si evitassero gli interventi a pioggia sul cuneo, che portano benefici risibili in busta paga e lo abbassassimo su una determinata fascia, potremmo probabilmente incentivare l'assunzione delle donne under 35. Che va ricordato molto spesso sono più formate dei colleghi maschi, e questo darebbe subito un aumento della produttività e del pil».
I punti principali del suo programma quali sono?
«Il punto fondamentale è la produttività. La lentezza e pesantezza della burocrazia, la fuga di talenti e il mismatch formativo tra scuola e imprese. Ecco, se potessi dire partirei proprio da qui: dal far dialogare meglio mondo delle imprese e sistema scolastico perché gli Istituti Tecnici, tanto per fare un esempio di una eccellenza del nostro territorio, non vanno considerati scelte di serie B».
Due vicepresidenze nella Confindustria del presidente designato Bonomi sono state asseggante al Veneto. È soddisfatto?
«Quella su Barbara Beltrame e Maria Cristina Piovesana è una scelta fatta per merito e competenza e non posso che esserne felice. Poi spero che al Veneto arrivi anche una terza vicepresidenza».
E sta parlando della sua.
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