"Giù le mani dal presidente": a Trieste migliaia di persone in piazza per sostenere D'Agostino
TRIESTE "Un presidente! C'è solo un presidente!". Il coro, urlato nei giorni scorsi durante lo sciopero dei portuali di Trieste al Molo Settimo, ha riecheggiato fin da subito nella cornice più prestigiosa di Trieste, quella di piazza Unità d'Italia, dove migliaia di persone - oltre tremila secondo le prime stime diffuse dalla Questura - si sono riunire per dire che "el presidente non se toca”, come scritto sulle magliette di alcuni partecipanti.
"El presidente" è Zeno D'Agostino, l’ex presidente dell’Autorità portuale decaduto per effetto del verdetto dell’Anac e a favore del quale oggi, alle 12, si è mobilitata una città intera: dalla signora di 85 anni in prima fila sulla sua sedia a rotelle fino ai vari rappresentanti politici locali. Una dimostrazione di unità e orgoglio cittadino in attesa del verdetto romano previsto a fine mese.
I portuali sono arrivati in piazza in corteo, con alcuni fumogeni, e portando uno striscione con su scritto «Giù le mani da Zeno e dal porto di Trieste». I lavoratori hanno quindi ribadito in coro «c'è solo un presidente» e hanno ringraziato i cittadini per l'adesione. I portuali hanno indossato i loro gilet, diversi sostenitori invece una maglietta bianca con su scritto, in rosso e in dialetto triestino, "Il presidente non si tocca!!!".
Diversi i cartelli esposti: tra questo uno recitava «Le leggi devono rispettare la volontà del popolo. Trieste vuole D'Agostino». A sventolare il piazza anche tante bandiere, sindacali, con l'alabarda e anche qualche vessillo cinese. A vigilare sull'evento, la Digos e altre forze dell'ordine, che hanno faticato non poco per cercare di far mantenere le distanze previste dalle norme anti-Covid.
«Oggi rivolgo un grande grazie» alla piazza. «Non è il momento di fare proclami, ma è bello vedere la città unita e le tante anime città qui unite. Oggi chi è in piazza è qui per un ideale non per una persona». Lo ha detto Zeno D'Agostino arrivando in piazza Unità d'Italia a Trieste per partecipare a una manifestazione organizzata in suo sostengo. »Non avrei mai pensato un sostegno di questa dimensione - ha affermato - il cuore scoppia». E poi rispondendo ad una domanda ha aggiunto: »Chi pensa che io abbia rabbia non mi conosce. Arrabbiarsi è l'atteggiamento più stupido».
Accolto come una star, il discorso accorato di D'Agostino ha chiuso la mattinata di discorsi: "Giovedì mi era caduto il mondo addosso - ha detto. Oggi ho capito che non è caduto tutto, anzi. In questi giorni mi sono sentito dire che non sono mai stato il presidente del porto: per me è stata l'offesa più grande". D'Agostino ha poi invitato i lavoratori a non dividersi: "Dobbiamo essere più intelligenti di loro, usare il cuore e la testa. Loro non se lo aspettano che voi avete un cervello, dimostrateglielo".
Poi la chiosa finale, in cui ha invitato i portuali " fare quello che non ci si aspetta": "Ringraziate quel signore - chiunque lui sia - per quello che ha fatto (la segnalazione da cui è partita la sentenza che lo ha destituito, ndr): ringraziatelo perché ha fatto venir fuori questa cosa qua".
Prima di D'Agostino, presentati sul palco dal dj Alex Bini, in forma totalmente gratuita, a parlare erano stati i lavoratori e i sindacati. , poi il mondo della cultura rappresentato dagli scrittori Veit Heinichen e dal giornalista e scrittore Paolo Rumiz. Poi è toccato a Pierpaolo Roberti (fischiato dal pubblico) a nome della Regione Fvg e ai sindaci di Trieste e Monfalcone Roberto Dipiazza e Anna Cisint.
Il primo a prendere la parola è stato il sindacalista Stefano Puzzer, che ha parlato nella veste di "semplice" portuale: "Noi che lavoriamo sulle banchine - ha detto in dialetto triestino - abbiamo dei principi che ci hanno tramandato gli anziani: orgoglio, rispetto e solidarietà. Principi e valori che abbiamo trovato in due persone, Zeno (D'Agostino) e Mario (Sommariva) e per questo lotteremo per loro".
Accorate anche le parole del sindacalista dell'Usb Sasha "L'attacco al porto di Trieste non può passare inosservato. Ci sono due modelli che si scontrano: da una parte il porto di Trieste che ha portato investimenti, occupazione e opportunità che la città prima si sognava, dall'altro il modello di chi vuole che Trieste muoia perché qualcun altro deve fare profitto. Questo non è accettabile".
«Devo dimostrarvi non tanto la mia rabbia ma la mia incredulità» per l'accaduto. Ma «l'incredulità può essere un potente elemento di azione, credo che lo stato di d'allerta non debba rilassarsi». Sono state le parole di Rumiz salendo sul palco della manifestazione a sostengo di Zeno D'Agostino. «Non posso credere che dietro a questa sentenza - ha aggiunto - non vi sia il tentativo di fare qualcosa di buono, non posso credere che dopo la strage della privatizzazione dei servizi pubblici lombardi a causa del covid, oggi ci sia ancora qualcuno che creda che il pubblico non vada bene. Non posso credere che rappresentanti dello Stato vogliano picconare loro stessi attraverso un attento servitore dello Stato che è D'Agostino uomo del privato che entrava nel pubblico a dimostrare questo. Non posso credere che l'Italia debba difendersi dall'Italia e Trieste dai triestini».
Dal mondo della cultura anche il supporto dello scrittore Veit Heinichen: «Non so se questa mossa provenga da qualcuno invidioso del progresso o sia frutto di cattive intenzioni o personale incapacità», ma «tale situazione ha provocato il timore che il rinnovamento possa interrompersi prima che sia completato lo sforzo di uscire dall'immobilismo di decenni. Il modo dell'attacco fa pensare a un vigliacco».
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