H-Farm, business in crescita ma attenzione a rischi e conflitti

In un report Kepler proietta il business al 2019. Il pilastro sarà l'attività industriale: 89 milioni il valore dell'azienda (fair value) ma nei prossimi 12 mesi l'azione resterà stabile sull'euro. Dito puntato sulla governance

Just wait and see”. Aspettiamo e vediamo. La quotazione in Borsa di H-Farm ha suscitato l’attenzione degli analisti di Kepler Cheuvreux che hanno pubblicato un denso report sullo sviluppo e sulle previsioni di prezzo dell’azione in Borsa dell’azienda di Riccardo Donadon, fondata nel 2005 e quotata nel 2015.
“H-Farm è uno dei principali hub digitali d’Italia”, scrivono gli analisti, e sta vivendo una “trasformazione affascinante: unire, in un unico modello di business, tre pilastri: investimenti, industria e educazione”. Tuttavia, si legge, nonostante ci si aspetti una crescita del 30% dei ricavi (2014-2019) il prezzo delle azioni nei prossimi 12 mesi potrebbe rimanere stabile sul valore di quotazione, ovvero 1 euro. In linea quindi con l’Ipo di novembre 2015.


L’azione ad aprile intanto è scesa raggiungendo il minimo proprio qualche giorno fa dello 0,756. Indice che per qualcuno potrebbe valere anche meno di un euro. Scenario che Kepler reputa possibile anche nei prossimi 12 mesi con una quotazione a 0,73.

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A Insidiare il modello ci sono infatti alcuni rischi: che se ne vadano dall’azienda manager chiave, che aumenti la competizione digitale, che si verifichino intoppi nella realizzazione del campus studenti, che falliscano alcune start up dove H-Farm ha investito. Ma anche potenziali conflitti di interessi. Il primo, che sottolinea Kepler nel report interamente scaricabile dal sito di Borsa Italiana, riguarda lo stesso Riccardo Donadon che risulta il principale stakeholder della società che ha in proprietà i terreni dove H-Farm opera e gli fornisce i servizi: nel 2014 per 0,8 milioni. Si tratta della Ca’ Tron Real Estate Srl (54% di proprietà di E-Farm la holding di Donadon e della moglie, per il 40% della Red Circle di Renzo Rosso e il 6% di Luigino Rossi, padre di Maurizio Rossi). Tra i servizi ci sono gli affitti di uffici e spazi comuni, logistica e altre facilities. Sia chiaro, non di rischi di business si tratta. E’ possibile che l’intento di Kepler sia di rendere noto agli azionisti qualcosa che già era apparso evidente nel prospetto informativo di quotazione, ovvero di alcuni rapporti tra governance, manager e assetti societari.


In tutto questo scenario il vero punto di forza è la sinergia dei tre modelli. Il business su cui Kepler scommette, quanto a crescita, è quello industriale che va in aiuto delle aziende per migliorare i digital skill ma anche per un nuovo approccio digitale della manifattura. E’ Nuvò il centro di questo business, la società specializzata in servizi per l’industria acquisita a giugno 2015. Qualche decelerazione potrebbe esserci invece alla voce Education per l’obiettivo target di 1.800 studenti al 2019 specie nella costruzione del nuovo Campus che già sta facendo penare a livello burocratico Donadon.

In ogni caso, Kepler stima per H-Farm ricavi a 63 milioni nel 2019 trainati proprio dalla crescita della divisione Industria (54 milioni) seguita a distranza dalla Formazione (8 milioni) mentre gli analisti non si attendono entrate dal business Investimenti (quello delle start up e altre partecipazioni). L’Ebitda (margine operativo lordo) nel 2018 potrebbe raggiungere invece i 6 milioni (nel 2014 era negativo). Con i 20 milioni di aumento ottenuti in fase di Ipo potrebbero anche iniziare nuovi investimenti che potrebbero incidere sulla cassa. Il breakeven (punto di pareggio) è comunque atteso nel 2018. Oggi, intanto, il prezzo di mercato di H-Farm è di 89 milioni di euro.

@eleonoravallin
 

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