Hotel chiusi a Montegrotto: «La crisi post Covid si è abbattuta è in pieno centro»

MONTEGROTTO TERME. Un quintetto di “scheletri” nel pieno centro di Montegrotto. È davvero triste il colpo d’occhio nella zona di viale Stazione e al termine di via Scavi, a Montegrotto. Cinque strutture dismesse, quattro hotel e il Palazzo del Turismo, nel giro di poche centinaia di metri.
Con la chiusura di lunedì dell’Hotel Sollievo, in attesa ora di un compratore o di un esito positivo dell’asta, il centro di Montegrotto vede arrivando dalla stazione ferroviaria, dismessi, uno accanto all’altro, gli Hotel Sollievo e Montecarlo. Subito dietro, su via Scavi, dopo gli scavi archeologici, ecco il Palazzo del Turismo, chiuso e recintato agli ingressi, di proprietà della Provincia in attesa di una gestione.
Proseguendo fino al termine di via Scavi ecco altri due alberghi chiusi da tempo e abbandonati, il Caesar e il Bertha. Il primo, come il Montecarlo, di proprietà dell’Enpam, la Fondazione dei medici, il secondo della famiglia Banfi, da tempo in vendita dopo alcuni tentativi di rilancio sempre andati a vuoto.
«Stiamo parlando di strutture che hanno chiuso non solo per colpa degli imprenditori, ma anche per altri motivi», spiega il presidente di Federalberghi Terme Abano Montegrotto, Emanuele Boaretto. «Le nostre strutture hanno sempre meno redditività, cosa che allontana investitori e imprenditori. Poi c’è da considerare che Montegrotto è una città, che pur essendo turistica, non si è evoluta come avrebbe dovuto».
E qui il presidente dell’associazione di categoria si spiega meglio. «Negli ultimi 30 anni non si è visto un progetto di sviluppo urbanistico della città, che avrebbe potuto rendere Montegrotto una località modello», rileva ancora Boaretto.
«Stiamo parlando di un territorio che avrebbe tutte le carte in regola per essere un gioiello, ma invece è rimasto fermo. Non si è pensato da parte di tutte le amministrazioni ad un progetto viabilistico e all’individuazione di un vero e proprio centro, che contempli una vera isola pedonale. È stato fatto un tratto di boulevard in viale Stazione, che certamente non basta e che è fine a sé stesso».
Boaretto lancia l’affondo anche sul Palazzo del Turismo. «Provincia e Comune di Montegrotto hanno le loro responsabilità se la struttura ora è ridotta così, chiusa, nel degrado e addirittura recintata per evitare l’ingresso degli sbandati. Non è certamente un bel biglietto da visita per Montegrotto e quindi reca un danno d’immagine. Credo che la Corte dei conti debba chiedere i danni a chi ha ridotto così un bene pubblico».
Secondo il numero uno degli albergatori le terme vivono un momento particolare.
«Abano si è salvata, a livello urbanistico, con l’intuizione avuta dal sindaco Gennaro di creare un’isola pedonale. Purtroppo le due città non si sono sviluppate negli ultimi decenni come avrebbero dovuto e quindi sono di scarso appeal per gli investitori, che potrebbero rilevare e riaprire le strutture dismesse. Non abbiamo mai visto riaprire un hotel dismesso. Questo è un dato di fatto che ci deve fare ragionare». «L’augurio è che l’emorragia si plachi», conclude Boaretto.
«Il sentore è negativo, con la crisi economica e del turismo attuale, molti hotel rischiano di non riaprire o di essere costretti a chiudere. Intanto è incredibile che si debbano continuare a pagare le tasse da parte di imprenditori che non stanno lavorando e che hanno difficoltà nel garantire un futuro alla loro struttura e ai dipendenti». —
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