Hupac potenzia i collegamenti da Pordenone a Duisburg
A settembre dall’Interporto del Friuli occidentale treni interi diretti in Polonia. L’ad Bortolussi: «Lavoriamo a un asse con Trieste per navi cargo verso gli Usa»
PORDENONE. Hupac, il colosso svizzero specializzato nel trasporto combinato gomma-ferrovia, dal 7 febbraio riporterà a tre i convogli ferroviari che collegano Pordenone con Duisburg Hohenbudberg, tornando così alla frequenza del 2019.
Un indicatore di come, da un lato, il trasporto su rotaia sia tornato sui livelli pre-Covid, e dall’altro conferma l’aumento dei traffici di Interporto Pordenone. Oltre ad essere anche «un indicatore della fiducia dell’operatore svizzero sul nostro centro intermodale, che quindi continua ad investire», rileva Giuseppe Bortolussi, amministratore delegato di Interporto Pordenone.
Il terzo collegamento con Duisburg conferma inoltre quali siano i principali mercati di sbocco delle esportazioni pordenonesi: l’Europa centrale e quella occidentale, visto che la cittadina tedesca è anche lo snodo per le merci dirette Svezia, Gran Bretagna e la stessa Germania.
Pordenone guarda inoltre con anche alla Polonia, «di grande interesse per le imprese del territorio» conferma Giuseppe Bortolussi, tanto che «da settembre - anticipa l’ad - contiamo di essere in grado di far partire treni interi diretti in Polonia». Electrolux per citare la prima grande azienda che movimenta merci da e verso la Polonia, a cui se ne sommano altre che richiamano materie prime e semi-lavorati dall’area balcanica ed esportano prodotti finiti. «Ed è un partner strategico per l’economia del Nordest, insieme a Serbia e Romania», rimarca Bortolussi.
Ma la vitalità di Interporto Pordenone non si ferma qui: «stiamo lavorando - anticipa l’ad - per costruire relazioni con il Porto di Trieste affinché allo scalo regionale attracchino navi cargo provenienti e dirette negli Usa».
Una rotta che è oggi appannaggio dei Porti del Tirreno (Genova, La Spezia, Livorno) e in questi mesi in overbooking. Un congestionamento che determina ritardi nelle consegne e nei trasporti, e al quale si potrebbe ovviare facendo partire da Trieste navi cariche di merci dirette in Nord America, mercato in forte crescita per il settore del legno-arredo, e non solo.
«E’ un ipotesi fattibile - secondo Bortolussi - che potrebbe concretizzarsi se le linee di navigazione e la stessa Autorità di sistema vorranno assecondare questa modalità». Un progetto che potrebbe rappresentare anche una grande opportunità per il Friuli Venezia Giulia in termini non solo di maggiori volumi di traffico di transito, ma di traffico che potemmo definire di origine, con dazi doganali in ricaduta sul territorio, maggiore movimentazione di merci ecc.
«L’area dell’Adriatico - ancora Bortolussi - non ha ancora espresso appieno tutte le sue potenzialità. Il trasferimento industriale verso l’est Europa si va intensificando ed è in crescita quello da e verso la Turchia, mentre noi stiamo lavorando anche con il Marocco, uno dei Paesi più occidentalizzati e tra i più stabili del continente africano. Tutti fattori che ritengo porteranno in Adriatico un flusso crescente di container sia per materie prime provenienti da altri Paesi, sia per i prodotti finiti.
Già ora approdano a Trieste navi che in precedenza attraccavano a Rotterdam, anche per i nuovi collegamenti ferroviari che si diramano dal Porto di Trieste. E’ un contesto che lascia intravedere come questa regione, anche grazie agli interventi di miglioramento sui porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, capaci di aumentare la capacità di ricevimento delle Uti (unità di trasporto intermodale, ndr) e alla capacità di relazioni - conclude Bortolussi -, sia già diventata, nei fatti, una piattaforma logistica strategica».
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