Hypo Alpe Adria non ritira la procedura di licenziamento di 157 dipendenti
UDINE - Hypo Alpe Adria Bank non intende sospendere la procedura sul licenziamento di 157 dipendenti.
Lo ha comunicato formalmente alle organizzazioni sindacali ricordando che, senza accordo tra le parti, la procedura sarà esecutiva trascorsi 50 giorni.
"Pertanto - sottolinea Pietro Santoro delle Rsa Firsl Cisl di Hypo - , la proprietà non ha accolto la richiesta delle organizzazioni sindacali, auspicata alle parti anche dal ministero dello Sviluppo economico, formulata in attesa dell'evolversi del tavolo di crisi".
L'azienda manifesta, tuttavia, disponibilità ad un dialogo nell'ambito del tavolo tecnico aperto presso il Mise.
Sembra destinata ad un pesante epilogo la vicenda del ramo italiano di Hypo Bank, che ha ancora sede a Udine e filiali in Veneto e Lombardia.
Nell'incontro al Mise del 24 maggio, era stato previsto un confronto operativo tra l'azionista della società che controlla Hypo Alpe Adria Bank spa, e il Governo italiano.
Un confronto formale, attivato in accordo con la presidenza del Consiglio, con il ministero dello Sviluppo economico e tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti, finalizzato a chiarire definitivamente i presupposti normativi su cui si basa l'azione dell'azienda e a creare le condizioni per individuare un percorso che permetta la vendita della banca.
Al tavolo, coordinato dal responsabile dell'unità per la gestione delle vertenze del tavolo di crisi, Giampietro Castano, avevano partecipato, assieme alla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, delegati delle Regioni Veneto e Lombardia, rappresentanti delle sigle sindacali e il direttore generale di Hypo Bank Italia Maurizio Valfrè, con alcuni consulenti.
Nel corso della riunione i vertici dell'Istituto avevano ribadito la nota posizione della Bundesholding AG, società che detiene la proprietà e che è controllata dal ministero delle Finanze austriaco, secondo la quale una risoluzione della Commissione europea del settembre 2013 obbligherebbe alla liquidazione della banca, impedendo parallelamente qualsiasi progetto di sua valorizzazione indirizzata alla vendita.
Molto decisi i toni della presidente del Friuli Venezia Giulia, che aveva rilevato l'evasività dei rappresentanti dell'azienda rispetto a un'interpretazione quantomeno unilaterale della pronuncia della Commissione europea, e ha sottolineato la non adeguatezza della delegazione aziendale rispetto al livello dell'interlocuzione che si è aperta con il tavolo.
Indice puntato quindi "contro gli assenti" che, per molti mesi e nonostante tutta la disponibilità delle più alte Istituzioni italiane, si sono negati a qualsiasi ipotesi di dialogo che avesse come obiettivo la vendita della banca.
Serracchiani aveva anche rigettato l'interpretazione della risoluzione UE, sostenendo che esistono soluzioni compatibili con la sua formulazione, in quanto non esclude la vendita "purché a prezzo di mercato".
Grave per la presidente anche il fatto che sia mancato un qualsiasi input a livello aziendale che andasse in questa direzione, nonostante le aperture politiche.
Non si possono vendere ad esempio, gli asset di valore e pensare di lasciare gli ammortizzatori sociali a carico delle amministrazioni pubbliche italiane.
E' necessario - a giudizio di Serracchiani - tornare sui livelli di governo europeo e nazionale e trovare una soluzione, e fare quello che finora non è mai stato fatto, cioè mettersi a un tavolo e discutere seriamente.
La posizione era stata condivisa sia dal rappresentante della Regione Veneto che dal collega della Lombardia.
La riunione si era conclusa con la richiesta all'azienda di "congelare" la procedura sindacale in corso prevista dal Contratto collettivo nazionale del Lavoro per il Credito, data l'apertura di un confronto istituzionale che potrebbe condurre a un esito diverso dalla liquidazione.
Oggi la risposta, negativa, di Hypo.
Riproduzione riservata © il Nord Est