I 75 anni di Assoimprenditori Alto Adige tra incertezze e futuro

Nel corso dell'assise è stata condivisa la ricetta del rilancio attraverso un documento comune industria sindacati per chiedere alla politica altoatesina formazione di alta qualità per i giovani, infrastrutture moderne e alloggi a costo sostenibile, ma anche misure che aiutino le aziende locali a competere a livello internazionale

BOLZANO. Assoimprenditori Alto Adige festeggia 75 anni d’attività. Il 25 ottobre del 1945 infatti, un gruppo di lungimiranti imprenditori si riunì nell’Aula Magna dell’istituto tecnico di via Cadorna a Bolzano per fondare l’Associazione degli Industriali della Provincia di Bolzano.

Una ricorrenza importante che è stata festeggiata a distanza, chi nella cornice del Meeting Center di Bolzano e chi collegato via web come il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il Presidente del BDI Dieter Kemp, giunta in un periodo difficile e di grande incertezza verso il futuro prossimo. Tra i presenti all’annuale assemblea anche Stefan Pan delegato Confindustria per i rapporti con l'Europa, ed il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. Per l’occasione è stata inoltre conferita la Presidenza Onoraria di Assoimprenditori Alto Adige al Past-President di Assoimprenditori Alto Adige Christof Oberrauch, Presidente dell'Associazione dal 2004 al 2010.

L’assemblea ha voluto posizionare la lente d’ingrandimento sul ruolo strategico che l’industria manifatturiera ha svolto durante il periodo più duro della crisi e che svolgerà nei prossimi mesi, quando il tessuto economico altoatesino – e non – sarà chiamato a rialzarsi di nuovo. Un settore, questo, che solo in Alto Adige dà lavoro ad oltre 45 mila persone.

Come affrontare allora questo nuovo periodo di turbolenze? “Con la tutela del lavoro e nuovi investimenti mirati”, spiega Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige. Una ricetta, quella degli imprenditori, condivisa con industriali e sindacati attraverso un documento comune per chiedere alla politica altoatesina formazione di alta qualità per i giovani, infrastrutture moderne e alloggi a costo sostenibile, ma anche misure che aiutino le aziende locali a competere a livello internazionale.

Da qui l’appello alla politica di lavorare in simbiosi con l’industria, senza mai dimenticare questo importante documento contenente le misure da adottare per la ripartenza: “Assieme alle organizzazioni sindacali ci siamo trovati e confrontati settimanalmente per monitorare l’applicazione del protocollo di sicurezza e poi per ragionare insieme su come rispondere alla crisi economica e occupazionale. Speriamo che i nostri politici tengano questo documento a mente quando si prenderanno decisioni cruciali che segneranno inevitabilmente il futuro nostro e dei nostri figli”.

 

Così l’industria è stata dimenticata

 

Oltre a dare lavoro a migliaia di persone sul territorio, le imprese associate contribuiscono al benessere del territorio tramite tasse e imposte che vanno a finanziare prestazioni sociali, investimenti pubblici e sanità. Un settore, quello industriale, dimenticato, secondo Giudiceandrea, durante il periodo più nero della crisi e che ha comportato perdite enormi di fatturato, lavoro e quote di mercato. “In questa crisi non ci sono stati vincitori. Le nostre imprese manifatturiere sono state quasi dimenticate dalle istituzioni per quanto riguarda le decisioni su aiuti e contributi”. Una disparità di trattamento notato soprattutto in confronto al settore turistico, che ha potuto godere di test sierologici gratuiti per turisti e screening dei lavoratori al fine di ripartire il prima possibile. “I dispositivi di prevenzione e i kit per testare le persone, le nostre imprese se le sono pagate da sole, specie nei mesi più difficili. Credo che bisognerebbe testare prima i nostri lavoratori e studenti e poi chi viene in Alto Adige a passare solamente qualche giorno”.

 

Bonomi: “Fondamentale un cambio passo”

 

Intervenuto all’assemblea anche Carlo Bonomi, presidente di Confindustria che ha sottolineato l’importanza di fare delle scelte coraggiose, in un momento molto delicato per tutto il Paese, senza risparmiare qualche stoccata al Governo, reo di non aver coinvolto gli industriali nel processo decisionale. Per il numero uno della categoria è necessario un cambio di passo al vertice per ridare fiducia ai cittadini: "Tutti i soldi messi in campo nei decreti emergenziali - ha spiegato il leader degli imprenditori - non si sono tradotti in domanda e consumi ma si sono trasformati in risparmio e questo è segno evidente che i cittadini non si fidano".

Secondo Bonomi ad oggi è necessario salvare la scuola, il futuro dei giovani, il lavoro, il sistema sanitario, la salute e l’economia. Tematiche da poter sciogliere solamente attraverso un lavoro di condivisone: “Durante la prima ondata è stato applicato il cosiddetto buon metodo. Ci siamo uniti e abbiamo trovato risposte al protocollo della sicurezza che ci ha permesso di andare avanti. Ora è stato applicato quello sbagliato, quello cioè per cui non si è più fatto nulla, e ciò non va bene", dice Bonomi.

 

E poi l’affondo finale alla politica e a quei dpcm confusi ed elaborati senza aver ascoltato nessuno: “In dodici giorni sono stati fatti tre decreti di difficile e lunga comprensione. Il Governo non ha mai interpellato nessuno, né la nostra categoria ma nemmeno i sindacati. Non lamentiamoci se poi escono i problemi. Da parte dell'esecutivo c'è poca attenzione sul tema della manifattura, però poi sono tutti pronti a dire che l'Italia ha rimbalzato nel terzo trimestre. Quel rimbalzo lo abbiamo fatto noi, l'ha fatto l'industria manifattura italiana e l'ha fatto da sola".

 


 

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