I Benetton più uniti nel forziere Edizione: il ramo di Luciano rinvia la voglia di svolta

TREVISO. Edizione, la cassaforte della famiglia veneta, vive oggi la sua stagione più cruciale. Senza dubbio la più complicata. Il grande impero dei Benetton sorto dai maglioni colorati somma asset per circa 10 miliardi, ricavi complessivi per quasi 18 miliardi, 100 mila dipendenti di cui 30 mila solo in Italia, come ricordava la nota di bilancio di qualche settimana fa. Ed è azionista di riferimento di Atlantia (tiene il 30,25% del capitale) e quindi socio di controllo di Autostrade. Il 21 di luglio, tra una settimana esatta, va al rinnovo il cda e si procedere alla nomina del nuovo presidente.
Un anno fa al vertice del board ritornò lo storico manager di famiglia Gianni Mion, il quale, almeno nelle intenzioni iniziali, doveva traghettare il consiglio (dove veniva schierata per la prima volta tutta la seconda generazione) per 12 mesi.
Un impegno a tempo che, tuttavia, potrebbe invece essere prolungato, forse per un mandato pieno di tre anni. Sempre che Mion accetti. In questa fase Edizione deve dimostrare che, nonostante la fase parossistica che sta attraversando, la dinasty di Ponzano Veneto vuole la stabilità.
Non è un mistero per nessuno che nell’ultimo anno il ramo relativo a Luciano Benetton e al figlio Alessandro sia stato a volte in posizione critica e di contrapposizione con gli altri tre rami della famiglia, rappresentanti da Sabrina (l’erede di Gilberto), Giuliana con la figlia Franca Bertagnin che siede nel cda della holding come il cugino Christian, figlio dello scomparso Carlo. Non condividendo alcune scelte fatte dagli altri soci, tra cui per esempio quella di giubilare Marco Patuano, che in Edizione era stato chiamato proprio da Gilberto Benetton.
Alessandro con la sua 21 Invest ha una dimensione imprenditoriale propria, autonoma rispetto ai cugini. La 21 Invest ha completato più di 100 investimenti e raccolto risorse per oltre 2 miliardi di euro. Le aziende oggi in portafoglio generano complessivamente ricavi per 1,7 miliardi di euro ed impiegano 10 mila dipendenti. Con una tale impresa alle spalle è facilmente comprensibile che il 56 enne figlio di Luciano possa mirare ad una maggiore indipendenza.
Ora però il momento è critico e cercare l’autonomia in questa fase non farebbe bene a nessuno. Di questo sarebbe convinto anche il ramo del patriarca Luciano. E quindi l’intenzione è quella di cercare di dare stabilità alla cassaforte che custodisce l’impero miliardario. Non si tratta solo del problema di Autostrade e del rischio revoca, in Atlantia anche Adr sta vivendo un momento non semplice a causa del lockdown. Inoltre in difficoltà a causa del Covid si trovano sia Autogrill che United Colors.
La separazione del ramo di Luciano, se mai avverrà, sarà faccenda da mettere in agenda quando le acque si saranno quietate e ci sarà una visibilità più lunga sul vasto potentato dei Benetton.
In Edizione si vuole dare un messaggio di stabilità, e quindi il prossimo cda dovrà avere non solo a disposizione un mandato completo, ma nelle intenzioni c’è anche l’idea di allargare a competenze esterne con un ampliamento del consiglio, da 8 a 11 membri, con l’innesto di altri consiglieri indipendenti. La holding ha inoltre bisogno di un amministratore delegato.
Fonti affermano che la ricerca è in atto e che questa esigenza va esaudita in tempi abbastanza brevi, perché la prima linea dei manager si trova sguarnita dopo l’uscita di Carlo Bertazzo, inviato a reggere le sorti della principale partecipata, ovvero Atlantia. Resta che trovare un manager adatto a gestire questa situazione non sarà semplicissimo.
La storia insegna che in situazione complesse possono palesarsi timonieri in grado di cambiare le sorti di una compagnia, anche di grandi dimensioni. Ma per farlo serve una visione condivisa. E questa sintesi dalle parti di Treviso va raggiunta presto.
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