I colossi della carta alimentati dalla materia prima riciclata

Uno dei settori all’avanguardia: solo un terzo della produzione italiana da semilavorato vergine

Luigi Dell’olio

La carta è tra i settori maggiormente coinvolti nelle prospettive dell’economia circolare dato che “tratta” un materiale a base naturale, suscettibile di essere riciclato fino a sette volte, tanto che nel nostro Paese solo un terzo dei prodotti cartacei è costituito da materiale vergine. Questo a fronte di oltre cinque milioni di tonnellate di carta e cartone che vengono riciclate, consentendo di evitare enormi quantità di rifiuti da smaltire e di risparmiare energia.

La sostenibilità è diffusa a livello di filiera, a cominciare dai controlli sulla cellulosa che arriva in dogana, ma non mancano spazi di miglioramento. Il gruppo Pro-Gest di Ospedaletto d’Istrana, il più grande operatore privato della Penisola, con 28 aziende operative in sette regioni e un fatturato nel 2022 di 826 milioni di euro, ha investito molto negli anni per integrare verticalmente la filiera interna, composta da piattaforme per la raccolta di carta riciclata, cartiere, ondulatori e scatolifici. Questo, tra le altre cose, permette di raccogliere, selezionare e imballare le risultanze della raccolta differenziata della carta. Dopo questo processo, la carta da macero raccolta viene lavorata per dare vita a nuove bobine di carta da imballaggio e carta tissue (categoria che comprende, ad esempio, salviette per il viso e carta igienica). La carta così prodotta viene commercializzata in tutto il mondo e rifornisce anche gli stabilimenti del gruppo a valle della filiera, in primis gli ondulatori, ai quali spetta la fase di trasformazione del foglio di carta in cartone ondulato. Infine gli scatolifici si occupano di produrre a partire dal cartone una vasta gamma di soluzioni di packaging, sia per le applicazioni industriali che per il food & beverage.

Valentina Zago direttore della Pro-Gest di Ospedaletto D’Istrana
Valentina Zago direttore della Pro-Gest di Ospedaletto D’Istrana

Per minimizzare l’impatto degli stabilimenti del gruppo sui territori in cui è presente, circa 65mila mq di superficie è stata destinata alla produzione di energia attraverso impianti fotovoltaici, per un ammontare di 140mila tonnellate di CO2 risparmiata ogni anno grazie a sistemi di autoproduzione di energia. «L'Italia è un Paese virtuoso sotto il profilo del riciclo di carta e cartone, con una percentuale di raccolta dell'87% nel 2020, già superiore agli obiettivi fissati dall’Europa per il 2035», rivendica Valentina Zago, direttore di Pro-Gest. Che lamenta tuttavia le difficoltà di contesto, a fronte dei costi energetici che negli ultimi tempi hanno penalizzato la competitività internazionale delle nostre imprese, a causa della dipendenza italiana dall’import. Quanto al futuro, sottolinea, «è necessario da un lato vigilare attentamente sulle nuove normative europee che impattano questo settore e dall'altro agire sulle norme italiane per renderle coerenti con i progressi della tecnologia dal punto di vista della sicurezza alimentare».

Punta sulla circolarità anche il gruppo Burgo di Altavilla Vicentina, che nel 2022 ha lanciato un nuovo programma Esg, mettendo nero su bianco gli obiettivi da raggiungere, tra cui diminuire l’impronta carbonica dei processi e dei prodotti, riducendo del 47% dell’intensità emissiva entro la fine di questo decennio. Questa strategia passa per la conversione degli impianti in modo che siano carbon neutral attraverso iniziative che prevedono l’ottimizzazione del ciclo energetico, l’impiego di combustibili rinnovabile la realizzazione di un parco fotovoltaico. Tra le strutture nordestine, a Villorba si prevede di installare due nuove turbine a vapore per il risparmio di gas, mentre a Tolmezzo sono stati già avviati nuovi sistemi di cogenerazione e lo stesso accadrà a Chiampo.

Grazie agli sviluppi della tecnologia, ricordano dall’azienda, gli scarti di produzione e i fanghi potrebbero produrre energia e biogas, alleggerendo la bolletta energetica, favorendo la decarbonizzazione e lo sviluppo dell’economia circolare. «Il percorso seguito dal gruppo fino ad oggi si basa sulle opportunità offerte dalla crescente consapevolezza dei consumatori verso i temi ambientali e dalle nuove normative che favoriscono l’utilizzo di prodotti sostenibili, in quanto a base di fibre naturali e riciclabili, in sostituzione di altri di derivazione fossile», racconta Valerio Forti, direttore Hse (Health, Safety and Environment) di Burgo. «In questa cornice, la sostenibilità è ormai pienamente integrata nel business».

Infine ha sede legale a Milano, ma anche uno stabilimento da oltre mezzo secolo a Santa Giustina Rdm Group (Reno de Medici), secondo produttore europeo di cartoncino patinato a base riciclata, il primo in Italia, con un fatturato di 606 milioni di euro. L’azienda realizza cartoncino concepito a monte per essere reimmesso nel circolo virtuoso dell’economia circolare attraverso il recupero e il riciclo dopo l’uso. Le materie prime vengono mescolate all’acqua per creare una sospensione di fibre di cellulosa. Attraverso un complesso sistema di epurazione, i corpi estranei (come sabbia, metalli e plastiche) presenti nelle materie prime vengono separati. Il risultato finale è un cartoncino per il 90% riciclabile e biodegradabile.

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