I conti in tasca al pallone: a Nordest vale 143 milioni di euro, soffrono le serie minori

Tanta dipendenza dai diritti Tv e costi onerosi per i giocatori, il calcio nel post pandemia deve reinventare se stesso

Udinese-Venezia: il derby nordestino torna in Serie A
Udinese-Venezia: il derby nordestino torna in Serie A

PADOVA. La pandemia ha fatto male, ma è stato solo il colpo di grazia. Scriveva qualche settimana il Financial Times raccontando l’ascesa e il declino della più grande squadra di sempre in quanto a ricavi: il Barcellona. E al tempo in cui Simon Kuper firmava il suo articolo su Ft, Lionel Messi ancora non aveva pianto per poi prendere un volo per Parigi. Il calcio vive la sua stagione più dura. Il calcio italiano anche quella più povera, un mercato praticamente nullo e fatto di sole partenze con solo due squadre, la Roma e il Milan, che stanno mettendo mano al portafogli. Indietro veloce, perché il motivo per cui siamo arrivati a questo punto ha radici lontane. E in queste radici sta la risposta di come potere risollevare le sorti di quello che, per noi italiani soprattutto, è lo sport più amato di sempre.

I bilanci

Abbiano analizzato i bilanci delle società di calcio italiane, estraendole dal database di Aida - Bureau Van Dijk, da quel che emerge il conto economico aggregato del calcio professionistico italiano registra ricavi, in pre-Covid perché i bilanci 2020 non sono ancora tutti disponibili, per complessivi 3,5 miliardi di euro, un Ebitda al 16,0% e un Ebit al -12,1%.

A livello di ricavi, la Serie A fattura 10 volte di più rispetto alla serie B e 20 volte tanto la serie C; i ricavi comprendono anche le plusvalenze generate dalla cessione dei calciatori. A livello di marginalità l’ebitda della massima serie si attesta intorno al 20 per cento, i margini meno proficui si notano in serie B e C (1,6% e -34,8% rispettivamente), l’ebit, ovvero la redditività, risulta invece negativo per le tre categorie professionistiche italiane. In valore assoluto, il business del calcio italiano professionistico perde 434 milioni di euro. E questo è il dato pre-pandemico, che da solo giustifica come il settore si sia presentato alla più grave crisi sanitaria del secolo e perché siamo di fronte ad un punto di svolta per molte società.

Il Conto Economico aggregato delle 20 squadre di Serie A mostra un incremento dei ricavi operativi, soprattutto tra il 2018 e il 2019. La redditività nonostante questa crescita si mostra sempre in calo. La prima fonte di crescita delle entrate sono effetto principalmente dei diritti tv e radio. Negli ultimi 3 anni, le perdite cumulate si attestano pari a circa 480 milioni. Il 35% dei ricavi 2019 è composto da diritti tv e radio, che rappresentano la maggior share dei ricavi totali; le plusvalenze pesano nel 2019 per il 25%. In Italia il club che fattura di più è la Juventus, (622 milioni), quasi il doppio della Roma (351milioni); seguono Napoli, Inter e Milan.

Cristiano Ronaldo, il calciatore più pagato della Serie A
Cristiano Ronaldo, il calciatore più pagato della Serie A

In Lombardia e in Piemonte si concentra il maggior valore in termini di ricavi della Serie A, mentre in Veneto e Friuli Venezia Giulia il dato è quasi un decimo di queste due regioni, rispettivamente pari a 75 e 68 milioni di euro. Le squadre con i ricavi maggiori hanno performance sportive migliori, anche se la correlazione più significativa è quella tra posizionamento Uefa e capacità di generare entrate. Nelle società calcistiche la voce di costo che incide maggiormente risulta essere il personale, influenzato principalmente dagli stipendi dei calciatori. E questo determina anche la difficoltà di rendere sostenibili le società. L’incidenza del costo del personale sui ricavi nel 2017 è pari al 49,6% dei ricavi, aumentando notevolmente nel 2019 a 54,6%.

Il problema degli ingaggi

Quello del valore degli ingaggi è diventato un tema anche a livello europeo, il caso Barcellona si è trasformato da caso virtuoso a emblema di cosa non fare. Da tempo, la Uefa, parla di una riforma del Fair play finanziario. La riforma è ora sul tavolo delle maggiori federazioni europee e punterà a ridurre l'indebitamento favorendo i finanziamenti degli azionisti.

Affidando il controllo sui conti a un Salary cap per limitare i costi e permettere l'auto sufficienza dei club. Il limite di spesa per ogni società sarebbe dato da un vero e proprio conto economico: i ricavi operativi (escludendo dal conto le plusvalenze) e il saldo della campagna trasferimenti dovranno bilanciare il peso di tutti gli stipendi di giocatori e allenatore e le spese per gli agenti, oltre agli ammortamenti dei costi sostenuti per acquistare i calciatori. Chi sforerà sarà punito con trattenute sui premi Uefa, ma sarà prevista anche l'esclusione dalle competizioni per le mancanze più gravi, ad esempio se la proprietà non ricapitalizzasse la società col patrimonio netto negativo. Si apre una nuova stagione per il calcio. —

Riproduzione riservata © il Nord Est