I prezzi dell’energia rischiano di fermare la corsa dell’acciaio
L’allarme di Alessandro Banzato, presidente anche di Acciaierie Venete, nel corso dell’assemblea di Federacciai. Il settore, in forte ripresa, evidenzia una produzione a +27% nei primi 8 mesi dell’anno e +6% rispetto al 2019. Ora «serve un intervento sui prezzi dell’energia o le imprese rallenteranno»
MILANO. Un incremento della produzione che segna +27% nei primi 8 mesi del 2021, a 16,3 milioni di tonnellate, e a +6% rispetto al 2019.
Parliamo dell’acciaio, ora in volata trainato da una domanda che continua ad essere sostenuta, ma la cui corsa potrebbe rallentare, sino a fermarsi, a fronte della quotazione - in aumento costante - dell’energia.
L’impennata dei prezzi interessa non solo questo settore, ma è intuibile che è tanto più impattante quanto più il peso dell’energia è rilevante per un’attività produttiva, e nel caso delle acciaierie elettriche, evidentemente lo è.
L’allarme è arrivato nel corso dell’assemblea di Federacciai, svoltasi a Milano, dal presidente Alessandro Banzato.
«Ogni giorno l’energia costa di più - ha ricordato -, e ora i costi sono al limite dell’insostenibile». Di più: le continue impennate dei costi di gas ed energia elettrica «potrebbero frenare, se non compromettere, il trend positivo dell’economia italiana ed europea».
Sul “quando” questo potrebbe accadere, Banzato non ha avanzato previsioni. «A fronte di aumenti dei costi le aziende reagiscono incrementando l’efficienza, ma non possiamo sapere fino a quando questi recuperi risulteranno efficaci».
Servono, evidentemente, correttivi. Ed essendo, il tema energia, non esclusivamente italiano ma europeo, se non mondiale (come i black out in Cina dimostrano) «di questo si dovrà discutere a livello di Ue».
«La nostra produzione di acciaio subirà contraccolpi non da poco a causa dell’aumento del prezzo dell’energia - è la conferma di Giovanni Arvedi, presidente del Gruppo omonimo -. Mi auguro sia un aumento temporaneo», ha aggiunto.
«Sono molti anni che chiedo in Comunità europea che il prezzo dell’energia sia più europeo, quindi che ci sia un mercato dell’energia europeo e un prezzo dell’energia accessibile a tutti i Paesi europei in egual misura. Non è così, perché il costo dell’energia del nostro Paese è quasi il doppio di quello che pagano gli altri Paesi del nord Europa. Questa è una situazione iniqua e una concorrenza sleale, un atto di discriminazione».
Altri temi affrontati da Banzato hanno riguardato le giacenze di importazioni in alcuni porti italiani (tra cui Marghera), determinate «da più fattori - secondo il presidente di Federacciai -, tra cui quelle legate alla logistica» che sono trasversali a tutti i settori. Quindi il Green Deal, ovvero la transizione energetica e la riduzione delle emissioni.
«La direzione è quella giusta - ancora Banzato - ma servono politiche industriali di accompagnamento» e anche misure difensive. L’Europa, ha ricordato il presidente, è responsabile di meno del 10% delle emissioni di CO2 complessive. «Fare i primi della classe quando altri, che emettono molto più di noi, non imboccano percorsi virtuosi e ne guadagnano in competitività, metterebbe a rischio la tenuta industriale e sociale dell’Europa e dell’Italia». Altro tema, il rottame - anche questo di competenza Ue - che deve restare in Europa, evitando diventi ulteriore gap competitivo a vantaggio di Paesi che non hanno vincoli di riduzione della CO2.
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