I risparmiatori delle banche venete a Di Maio: "Ci spetta un rimborso del 30 per cento"
PADOVA. I tempi cambiano, ma i protagonisti sono sempre gli stessi. Nel 2018, le associazioni dei risparmiatori Bpvi e Veneto Banca hanno incontrato Di Maio a Venezia e Luigi Ugone ha strappato un faccia a faccia con il ministro degli Esteri a Padova, prima del convegno sull’export.
Il motivo? Tutto è fermo, da Roma non è arrivato un solo centesimo. L’Anac e Consap sono in forte ritardo, non solo hanno bloccato i fondi ma anche i documenti che sono stati secretati, perché la magistratura ha avviato i processi a Treviso e Vicenza.
Al termine dell’incontro Enrico Cappelletti ha incontrato gli attivisti dell’associazione “Noi che credevamo nella popolare di Vicenza” e ha raccolto un profondo malcontento. Nel mirino la presidente della commissione Ruocco e il sottosegretario Baretta: «Se fosse per lui, ai risparmiatori sarebbero arrivati 100 milioni in tre anni, una presa in giro. Invece con le nostre proteste il fondo è salito a 1 miliardo e mezzo. Ma i soldi sono fermi a Roma», ha spiegato Ugone.
Presentare la domanda per il Fir è un’impresa disperata, il portale di Consap è andato in tilt ma a metà luglio ha pubblicato sul sito la notizia di un rimborso pari a 29 miliardi di euro. «Siamo al ridicolo. Tutte e 5 le banche fallite fanno 14 miliardi di capitalizzazione e ho spiegato a Consap di aver sparato bugie. Purtroppo il sottosegretario Villarosa ha criticato le nostre richieste. Ma il colpo di scena arriva con l’articolo 50 del decreto Cura Italia del 28 marzo. Ai risparmiatori è possibile dare un anticipo del 40 per cento a fine istruttoria, dopo aver valutato se la domanda è congrua. Ciò significa il 12 per cento reale del capitale investito: non è possibile. La legge prevede che il rimborso sia del 30% sulla somma investita e non si torna indietro», dice Ugone. La battaglia continua. —
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