Il biogas di Schiavon: energia dagli scarti degli allevamenti

E’ il più importante impianto di biometano in Europa, produce anche fertilizzante naturale

Mimmo Vita
La nuova centrale a biogas di Schiavon, a nord di Vicenza
La nuova centrale a biogas di Schiavon, a nord di Vicenza

È un impianto pilota. La nuova centrale a biogas di Schiavon, a Nord di Vicenza, nella zona delle risorgive e dei prati stabili dove regnano la zootecnia e l’attività lattiero casearia, produrrà cinque megawatt di energia, distinguendosi come il più importante impianto di biometano in Europa che trasforma i reflui zootecnici in energia rinnovabile e fertilizzante naturale. L’impianto, promosso da Iniziative Biometano (Gruppo FemoGas, ad Stefano Bozzetto), è gestito da due società operative, Motta Energia ed Ebs (ad Stefano Svegliado), di cui sono socie 117 aziende agricole del territorio. Nell’attività sono coinvolte le aziende agricole del Brenta vicentino, principalmente nei comuni di Schiavon, Pozzoleone, Bressanvido, Sandrigo.

A Schiavon ogni giorno circa 1.000 metri cubi di reflui zootecnici vengono trasformati senza bisogno di additivi in 20 tonnellate di biometano liquido e 40 tonnellate di CO2 da recuperare e rivendere; 100 tonnellate di fertilizzante compostabile; 800 metri cubi di fertilizzante liquido e 10 tonnellate di concime liquido.

C’è anche un risvolto importante sotto il profilo occupazionale. Infatti sono stati creati sette posti di lavoro diretti. Senza dimenticare un indotto di circa trenta terzisti coinvolti e coordinati direttamente e con tecnologie all’avanguardia nella gestione della logistica e nell’utilizzazione efficiente del concime organico.

Sul piano energetico questa è una frontiera: secondo dati Gse, in Italia operano 2010 impianti a biogas per 1.340 MW installati e distribuiti in almeno 1.918 Comuni. L’Italia è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo, con un potenziale produttivo stimato al 2030 in 10 miliardi di metri cubi; di questi almeno otto provengono da matrici agricole, pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale.

Quello del “biogas fatto bene” è il cavallo di battaglia del Cib-Consorzio Italiano Biogas. Piero Gattoni, il presidente, ricorda come questa filosofia «vada nella direzione della transizione agroecologica. Produrre cibo e energia – continua – non solo si può, ma è necessario, in un paradigma virtuoso che dobbiamo alle nuove generazioni. E mai come oggi le scelte che vanno verso la sostenibilità, l’efficienza, la tecnologia, l’innovazione, sono opzioni che non solo fanno bene all’ambiente ma anche alle stesse aziende agricole, perché le rendono più competitive permettendo anche di lasciare più risorse sui territori». Infatti, altro dato ribadito dall’ad di Iniziative Biometano Bozzetto, a Schiavon c’è un risparmio in termini di emissioni annue pari a 60 mila tonnellate di CO2 evitata, e una riduzione del 10% del costo di produzione del latte degli allevatori soci grazie all’integrazione dei nostri servizi con le aziende.

Riproduzione riservata © il Nord Est