Il fotovoltaico sui tetti fa scattare l’extra profitto. Paolo Fantoni: «Una norma iniqua che deve essere cambiata»
La denuncia del presidente di Assopannelli e del Gruppo Fantoni di Osoppo. La maggiore tassazione colpisce l’intero utile delle aziende che realizzano modesti ricavi dalla produzione di energia rinnovabile
UDINE. Hai investito nel fotovoltaico? E io ti tasso gli utili. In pillole è il paradosso che si è abbattuto sulle imprese con il provvedimento del governo sugli extra-profitti. «Una norma iniqua che deve essere cambiata», è la richiesta che arriva da Paolo Fantoni, presidente del Gruppo Fantoni di Osoppo e di Assopannelli.
Presidente Fantoni, si suol dire “oltre al danno, la beffa”. Le imprese che hanno investito nelle rinnovabili paradossalmente vengono “punite” con la tassazione sugli extra-profitti. Come si spiega?
«Il provvedimento di legge, nato con un obiettivo corretto e giusto che è quello di ottenere dalle grandi aziende energetiche che hanno realizzato maggiori profitti legati all’andamento dei prezzi, una quota maggiore di tasse, nella stesura ha di fatto penalizzato tutte le imprese che hanno investito per dotarsi di una produzione propria di energia, soprattutto da fotovoltaico. Quello che era, e resta, un obiettivo, cioè diminuire la dipendenza energetica dalla rete, viene penalizzato perché la norma non discrimina tra imprese che hanno il 100% del loro business nella produzione di energia, e chi si ferma al 2/3%. Credo che la norma, così com’è stata scritta, sia contraddittoria e vada contro lo spirito della legge».
Anche perché la tassazione colpisce tutto l’utile dell’impresa, non la percentuale che deriva dalle rinnovabili.
«Esattamente. Fosse una tassazione pro-quota potrebbe essere accettabile. Nella situazione data, invece, è iniqua».
Ed è anche un deterrente: chi mai vorrà investire nelle rinnovabili in queste condizioni?
«È un deterrente totale che deriva da un impianto normativo mal fatto».
Da presidente di Assopannelli, come vede la riduzione dei consumi di gas del 7%? Che impatto sulle aziende del settore?
«La situazione a cui dobbiamo far fronte richiede che ci rendiamo responsabili per quel che ci compete essendo, le nostre imprese, gasivore ed energivore. Già oggi molte aziende che hanno queste caratteristiche accettano di applicare le regole della discontinuità e della interrompibilità dell’energia, e questo meccanismo si andrà ad estendere anche al gas. Nel caso dell’energia elettrica è previsto un corrispettivo in termini economici sul prezzo, penso che anche per il gas si possa introdurre un elemento premiale per le imprese che si rendano disponibili ad accettare una interruzione nell’erogazione del gas».
Che altro serve?
«Maggiore coesione e sensibilità sul tema energia. Dobbiamo partire, tutti, dalle piccole cose e rivedere, all’insegna del risparmio, i nostri consumi. Possiamo accettare di avere un grado in meno in casa o al lavoro».
E guardiamo anche al clima...
«Le temperature di questi anni hanno già fatto sì che i termosifoni si accendano un po’ più tardi. Se andrà così anche quest’anno, quei 20 giorni guadagnati nell’accensione degli impianti potranno essere un elemento importante per il bilanciameto tra consumi e disponibilità di gas».
La Fantoni ha già predisposto un piano?
«Non nel dettaglio perché ci attendiamo un periodo abbastanza turbolento rispetto all’andamento del mercato, dei consumi e la disponibilità di legno che in questo momento ci preoccupa. L’esplosione dei costi energetici fa sì che le famiglie optino per stufe e caminetti per il riscaldamento, e questo determina una carenza delle frazioni più povere del legno (segature e cippato) e un +400% nel prezzo. Si profila una carenza di materia prima con conseguenze pesanti su tutta la filiera, dai pannelli ai mobili. E questo si somma a inflazione contrazione dei consumi che raffredderà il mercato».
Riproduzione riservata © il Nord Est