Il grido d'allarme del Sistema Moda Veneto: "Misure subito, in gioco la continuità di una filiera da 18 miliardi di ricavi e 100 mila addetti"

«Urge salvaguardare la filiera Tessile Abbigliamento e le sue professionalità. Fondamentale non solo la proroga, ma anche il mantenimento della CIGO Covid oltre giugno. I sostegni a fondo perduto coprono in realtà solo una percentuale del 3/5% delle perdite 2020»
TESSITURA MONTI FILATURA FILATO FILATI FILO OPERAIA TELAI TESSUTI INDUSTRIA TESSILE
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VENEZIA. «È in gioco la continuità della prestigiosa filiera veneta della moda che vale 18 miliardi di euro di fatturato e quasi 100 mila addetti!» dichiara Roberto Bottoli, coordinatore del Sistema Moda di Confindustria Veneto dopo vari incontri con i rappresentanti delle territoriali del settore e le autorità regionali.

«Oggi non parlare di 4.0 ma di manifattura tradizionale è certamente “demodé” – prosegue Bottoli - tuttavia vale la pena ricordare che la filiera del Tessile Abbigliamento, anche nelle sue espressioni più nobili e blasonate, poggia su aziende piccole e medie che pur non facendo del digitale il loro valore aggiunto, vantano competenze e professionalità uniche in Europa.

Queste sono la base insostituibile per tutto il Sistema Moda il cui export equivale al 12% dell'export italiano, rifornisce circa il 60% della moda di qualità mondiale e vale il 20% dell’occupazione nazionale. La perdurante situazione di stasi commerciale aggrava le difficoltà di coloro che non hanno la “fortuna” di un massiccio sbocco commerciale diretto sui mercati del lusso asiatico. Per questo, per loro sarà fondamentale non solo la proroga, ma anche il mantenimento della CIGO Covid oltre giugno

Il coordinatore del Sistema Moda di Confindustria Veneto ribadisce l’importanza di tutelare l’occupazione del settore: «Molte delle nostre aziende, per mantenere i preziosi collaboratori, continuano a farsi carico di anticipare la CIG ai dipendenti, ma è un peso sempre più gravoso in presenza di significativi cali di fatturato.

Perdere figure essenziali potrebbe compromettere non solo la ripresa del settore ma anche la sua stessa sopravvivenza, come peraltro accaduto in altri paesi europei dove la filiera della moda è scomparsa. Per questo le aziende necessiteranno anche di non essere gravate dall’addizionale del 9% della CIG ordinaria. Se ciò dovesse configurarsi come eccezione alle nuove disposizioni dopo giugno, si potrà riservare la fruibilità della CIG Covid alle aziende con sensibile calo di fatturato nel primo quadrimestre 2021.»

«Queste richieste – conclude Bottoli - sono il minimo dopo la spiacevole sorpresa del sostegno a fondo perduto per il 2020 che, applicato a solo una mensilità (media dell’anno), è ridotto ad una infima percentuale. Va infatti precisato che gli sbandierati indennizzi del 60/50/30% saranno sul calo medio mensile del fatturato ma… diviso 12, quindi dal 3 al 5%. Urge dunque una presa di coscienza delle Istituzioni delle esigenze peculiari di questo settore perché le previsioni, anche le più ottimistiche, danno per compromesso tutto l’anno in corso e l’uscita del tunnel, senza adeguati supporti, rischia di essere irraggiungibile per molte realtà».

 


 

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