Il Gruppo Danieli chiude il bilancio con fatturato e utile in crescita
UDINE - Fatturato, utile, occupazione e anche portafoglio ordini tutti in positivo per il Gruppo Danieli.
Risultati non scontati «se si considera che gli anni 2016/17 sono stati i peggiori degli ultimi 10 in quanto, per via della crisi, gli investimenti sono stati pochi e la concorrenza, quindi, fortissima, e da qui l'impatto sui risultati. Bene che ne stiamo uscendo indenni e con prospettive di crescita. Con il 2018 e 2019 le cose miglioreranno grazie a un mercato dell'acciaio più effervescente e protetto», è la considerazione del presidente Gianpietro Benedetti.
La certificazione è arrivata dal consiglio di amministrazione che ha approvato la proposta di bilancio da sottoporre agli azionisti nel corso dell'assemblea convocata per il 26 ottobre.
Data in cui il Gruppo rinnoverà anche il board con molte conferme e un solo turnover.
Ma il timone resterà saldamente nelle mani di Benedetti, affiancato dalle nuove generazioni.
I ricavi a fine giugno 2018 superano i 2,7 miliardi di euro, +9% rispetto ai 2,49 dell'anno precedente.
Il margine operativo lordo normalizzato segna +7%, saldo a 239,9 milioni, mentre il margine operativo lordo è di 228,8 milioni, +13%. L'utile netto del periodo è di 58 milioni, +16%; il patrimonio netto consolidato supera il miliardo e 853 milioni, +2%.
In termini di visibilità Danieli è una delle poche aziende che guarda oltre il breve periodo, con un portafoglio ordini di 2,95 miliardi, +17%, a cui la divisione acciai contribuisce con 393 milioni, +5%.
La divisione Plant Making (produzione di impianti) ha registrato un fatturato costante mentre la Steel Making (acciaio) segna un incremento con volumi di produzione superiori rispetto all'esercizio precedente «grazie al riavvio di Abs Sisak, e nonostante la ristrutturazione, ora completata, del tubificio Esw» la cui migliorata efficienza e produttività si riverbereranno sul prossimo bilancio.
«È aumentata la domanda di nuovi impianti, a partire dalla primavera 2018», spiega il Gruppo, influenzata «dalle misure antidumping con dazi applicati prima negli Usa e poi in Europa, insieme ai limiti posti alle quantità di acciaio importate, per cui i produttori di acciaio, inizialmente quelli Usa e via via anche quelli europei, hanno visto aumentare la domanda e i margini».
Gli ordini incamerati in precedenza, risentono invece della forte concorrenza tedesca e giapponese che ha influenzato - al ribasso - i prezzi.
I ricavi della divisione Plant Making chiudono in linea con le previsioni di inizio anno, «e derivano dallo sviluppo regolare dei programmi di costruzione concordati con i clienti». L'ebit a 107 milioni, da normalizzare a 113,3 «risente - si legge ancora nella nota - dell'aver scontato oneri non ricorrenti per circa 6,3 milioni legati a costi di ristrutturazione incorsi in Fata».
I ricavi per il settore Steel Making, gruppo Abs, sono invece superiori alle stime di inizio anno, e presentano una redditività operativa lorda di 121,8 milioni, 126,6 normalizzati al lordo di oneri non ricorrenti relativi alla ristrutturazione del tubificio acquisito in Germania. La produzione del settore ha raggiunto 1,28 milioni di tonnellate d'acciaio, +20%, volumi che si ritiene verranno confermati anche per l'anno in corso.
Sul fronte occupazione, la Danieli ha aumentato nel 2017 il numero di dipendenti da 8.959 a 9.358, con previsioni di crescita di altri 300 quest'anno. Per lo più ingegneri, tecnici Mits e periti.
Guardando al futuro, le previsioni si basano sul trend del mercato dell'acciaio, e degli impianti, che Danieli ritiene stabili nel 2018-2019, con buone prospettive per una domanda di impianti più sostenibili, capaci di ridurre le emissioni di inquinanti, il consumo di energia e gli sprechi.
Gli investimenti del Gruppo restano sostenuti, anche e soprattutto in ricerca e sviluppo, con il progetto Digimet «che rende operativi i principi della rivoluzione 4.0 nell'industria siderurgica».
Investimenti non solo in beni materiali ma anche in conoscenza e formazione: il Gruppo ha previsto infatti il potenziamento della Danieli Academy. Un'altra parte degli utili andrà a sostenere gli investimenti in ricerca e innovazione.
La proposta di destinazione dell'utile che il Cda rivolgerà all'assemblea, prevede infatti la distribuzione di un dividendo unitario di 0,10 euro per le azioni ordinarie e 0,1207 per le azioni di risparmio, per un totale di 8,19 milioni.
«Negli ultimi 10 anni - si legge nella nota del Gruppo - ben l'87% degli utili è stato reinvestito in azienda non solo per mantenerla finanziariamente solida ma per investire in nuovi impianti e nell'innovazione».
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