Il Gruppo Danieli guida la transizione della siderurgia: dal gas all’idrogeno per “l’acciaio verde”

Il “gioiello” si chiama QOne, unico forno digitale in grado di funzionare con fonti rinnovabili. Ma pur sapendo che l’appuntamento con l’idrogeno non sarà domani, il gruppo ha siglato un’alleanza strategica con Saipem e Leonardo

UDINE. «Ridisegnare la piattaforma energetica mondiale significa ridisegnare il mondo». Un mondo più “green” in cui le emissioni di anidride carbonica si riducono progressivamente sino ad azzerarsi, in cui il “carburante” sarà sempre più elettrico e meno proveniente da fonti fossili, in cui «produttori, anche domestici, di energia elettrica saranno in rete e gli elettrodomestici potranno anche spegnersi, se necessario, per soddisfare un plus di domanda inattesa», e verranno remunerati per questo.

Una trasformazione globale che forse sfugge ai più, ma non a grandi imprese che hanno fatto della vision sul futuro possibile i binari sui quali spingere ricerca e innovazione prima, e prodotti poi. Antonello Mordeglia è presidente di Danieli Automation Digi&Met (e componente del board di Danieli), azienda del gruppo che si occupa di innovazione e digitalizzazione. «Industria 4. 0 – spiega – è una fase di questo processo di trasformazione, cruciale per l’obiettivo di ridurre, fino ad azzerare, le emissioni di CO2, che è un obiettivo per la metallurgia, e non solo, che presuppone anche un cambiamento nel modo in cui produciamo l’energia e di come la consumiamo.

La tecnologia che rende possibile a sistemi diversi di comunicare tra loro è fondamentale perché le energie rinnovabili hanno modalità non sempre uniformi di produzione, eolico piuttosto che fotovoltaico, risentono di fattori esterni. Oggi in Italia se hai bisogno di più energia, aumenti il consumo di gas. Ma se hai un impianto fotovoltaico, o hai un accumulatore o nelle ore notturne non hai elettricità».

Se però accettiamo di entrare in un sistema elettrico bilanciato in rete, accade che tutti gli attori ottengono un beneficio. Ambiente compreso. «L’utilizzo del gas – ricorda Mordeglia – riduce del 50% le emissioni in atmosfera rispetto al carbone, l’idrogeno le azzererà, ma serviranno ancora diversi anni. In vista di questo obiettivo Danieli ha investito molto in ricerca e innovazione e oggi è l’unica azienda al mondo in grado di fornire impianti e tecnologia per passare dal minerale al prodotto finito a emissioni zero».

Il “gioiello” si chiama QOne, unico forno digitale in grado di funzionare con fonti rinnovabili. Ma pur sapendo che l’appuntamento con l’idrogeno non sarà domani, il gruppo ha siglato un’alleanza strategica con Saipem e Leonardo.

«Saipem – spiega il presidente di Danieli Automation – ha un’esperienza nel settore della petrol-chimica fondamentale per pensare alla produzione e alla gestione dell’idrogeno, alla riconversione di impianti esistenti, oggi basati sugli altiforni, con i nuovi forni ad alimentazione elettrica ibrida e nei percorsi di recupero e trasformazione della CO2; Leonardo è un security technological partner per le soluzioni integrate in ambito Industry 4».

Una rivoluzione epocale è in atto e chi non si adegua «sarà sconfitto sul terreno della competizione globale – avverte Mordeglia –. Al di là della tassa sulle emissioni di C02, non manca molto a quando, chi acquista, potrà leggere sull’etichetta di ogni prodotto quanta C02 è stata generata per quel bene. E i consumatori orienteranno i loro acquisti anche valutando la sostenibilità».

Prima ancora arriverà la tassazione globale: «Se produco un bene a basso costo, ma ad alto impatto ambientale, se lo vorrò esportare dovrò dichiarare la quantità di C02 prodotta – conclude Mordeglia –, e la tassazione sarà tanto più elevata quanta più anidride carbonica sarà stata generata». —

 

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