Il mobile e la sfida della sostenibilità: ecco la road map

Federlegno lancia il decalogo per la trasformazione green. Il presidente Claudio Feltrin: «Mancare l’appuntamento significa uscire dal mercato»

Claudio Feltrin
Claudio Feltrin

TREVISO. È la sfida più importante dei prossimi anni che il settore del legno arredo italiano, che a Nordest ha il primo polo produttivo del Paese, deve assolutamente vincere.

Con un ambizioso obiettivo: «essere la filiera leader mondiale di riferimento per la sostenibilità». Per contro mancare l’appuntamento «significherà, per le aziende, essere espulse dal mercato». È il trevigiano Claudio Feltrin, presidente di Federlegno Arredo, a riassumere i contenuti dell’ultima assemblea della Federazione, nella quale sono stati presentati la survey “Legno-arredo italiano nella transizione ecologica” e il decalogo che traccia la road map dei prossimi anni verso la transizione ecologica. Decalogo che parla di «attenzione al ciclo di vita dei prodotti con l’obiettivo di allungarne la durata e quindi la sostenibilità; valorizzazione delle materie prime sostenibili; approccio progettuale esteso al sistema produttivo e all’ecodesign; recupero di materia ed energia».

Presidente, questo impegno rivolto alla sostenibilità da dove parte?

«Da una consapevolezza crescente sul valore dell’ambiente e delle sue risorse. In Federlegno abbiamo sempre inserito, tra le tematiche più rilevanti e strategiche per le aziende, quelle legate alla sostenibilità. Con questa survey siamo andati oltre e abbiamo realizzato una fotografia del settore dalla quale emerge una filiera che, in economia circolare, è già tra le più avanzate in Europa, fregiandosi di comportamenti virtuosi ma non sempre sistematizzati. Mappare i percorsi avviati dalle imprese, dalla catena di approvvigionamento ai processi produttivi, dalla progettazione al fine vita dei prodotti, è stato il primo passo per tracciare la road map del settore verso la transizione ecologica e trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita».

Da dove arrivano le opportunità?

«L’Europa mette a disposizione importanti risorse finalizzate alla riconversione green delle aziende, che andranno a sommarsi a investimenti, altrettanto importanti, da parte delle imprese. Ci attende un percorso né facile né breve, ma indispensabile. E chi tarda rischia di uscire dall’arena competitiva».

Per contro chi otterrà questa "patente di sostenibilità” beneficerà di un vantaggio competitivo.

«Certo. Io credo che le aziende più avanzate lo vedranno da subito il vantaggio, determinato anche dalle scelte sempre più attente dei consumatori. Poi ci saranno le aziende che si adeguano e verranno integrate; quelle in ritardo temo saranno fuori tempo massimo».

E veniamo al decalogo...

«Sono i dieci passaggi fondamentali che abbiamo individuato che, nei primi mesi del ’22, diventeranno piano strategico e operativo. Prevederemo percorsi utili a far sì che le imprese presentino piani di trasformazione che possano accedere ai finanziamenti. Abbiamo l’ambizione di fare della nostra filiera un leader mondiale di riferimento per la sostenibilità».

Non siamo all'anno zero.

«Assolutamente no. Abbiamo molte aziende eccellenti, i pannelli che utilizziamo nei mobili per il 93% provengono da legno riciclato. Su queste eccellenze dovremo fare leva».

Foto d'archivio di uno stand al Salone del mobile
Foto d'archivio di uno stand al Salone del mobile

Lei dice legno e a me viene in mente che lo importiamo. E le nostre foreste?

«Il nostro è spesso il Paese dei paradossi, siamo primi in Europa per recupero del legno, ultimi per lo sfruttamento di questo capitale naturale. Importiamo l’80% del legno che lavoriamo , abbiamo perso la filiera della prima lavorazione, tanto che dopo Vaja, abbiamo dovuto chiamare segherie dall’estero. Stiamo lavorando per avere politiche forestali più efficaci».

Carenza di materie prime ed energia: come sta andando?

«Sono i temi che stanno purtroppo rallentando la ripresa e dei quali non vedo soluzioni a breve».

Come chiuderà il ’21?

«Sono fiducioso che il settore mantenga una crescita a doppia cifra, se non ai livelli di giugno, non troppo distante. Non dimenticando che ci sono segmenti, penso agli allestitori, la cui attività è ripartita solo a giugno, e al contract, che ha patito più di altri le conseguenze della pandemia».

Riproduzione riservata © il Nord Est