Il mondo del Prosecco è in tilt, con il nuovo dpcm in crisi i brindisi con il Rosè
CONEGLIANO. Il mondo del Prosecco è in fibrillazione. Da alcuni giorni sono sul mercato le prime bottiglie di Prosecco Rosè. 12 milioni quelle in vendita sino a fine anno. Un giro di oltre 50 milioni di euro. «E’ evidente la preoccupazione, perché i nostri produttori puntavano molto sul canale Ho.Re.Ca (ristoranti, bar, enoteche) – ammette il presidente del Consorzio prosecco Doc, Stefano Zanette.
«Ma lo siamo anche per il resto del nostro vino, che da giugno era in forte ripresa su questo mercato». Il Consorzio arriva a vendere 500 milioni di bottiglie l’anno e a fine 2020 riteneva di pareggiare, anzi di andare oltre con il Rosè. La denominazione più storica, il Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, era sotto del 7%, alla fine del primo lockdown.
«Siamo riusciti a riprenderci e a tornare in equilibrio, grazie appunto all’Horeca» fa sapere Innocente Nardin, il presidente. I prossimi due mesi sono il momento più magico dell’anno per i vini.
«Non posso nascondere che le misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 presenti nel nuovo Dpcm varato dal Governo ci preoccupano profondamente» commenta Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso.
«Il mondo agricolo rischia gravissime perdite dalla chiusura delle attività di ristorazione anticipata alle ore 18. Il canale Ho.Re.Ca. rappresenta uno dei principali sbocchi commerciali per le imprese del nostro territorio, ed una decisione come questa non potrà che pesare ancora di più su fatturati già gravati da perdite di oltre il 30% maturate durante il primo lockdown. Lo dico chiaramente: alcune aziende del nostro settore potrebbero avere difficoltà a superare il 2020. Questo ci fa rabbia, soprattutto se consideriamo i segnali veramente positivi registrati nell’ultimo periodo, culminato con l’entrata in commercio del Prosecco Rosé, che ci dava grandi speranze».
Preoccupazioni condivise da Gianmichele Passarini, presidente di Cia Agricoltori Veneto. "Tutto il settore dell’horeca è stato fortemente penalizzato durante il lockdown. Ristoranti, bar, trattorie e agriturismi hanno riaperto adeguandosi a tutta la normativa di sicurezza, investendo e scommettendo sul futuro: sono nella maggior parte luoghi sicuri e nei quali certamente non si creano assembramenti». —
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