Il Nord Est sarà il porto dell’Ucraina «A Trieste la firma del piano Horonda»
Vertice tra il ministro Urso e la vicepremier Svyrydenko
Appuntamento il 9 aprile: parteciperanno i Paesi dell’Est

Il Nord Est, con i porti di Trieste e Venezia, ambisce a giocare un ruolo fondamentale per il sostegno agli scambi commerciali da e verso l’Ucraina. Sarà infatti firmato a Trieste il prossimo 9 aprile, nell’ambito di una riunione dei ministri dei Paesi del quadrante est europeo, un memorandum di intesa sul progetto della piattaforma logistica intermodale di Horonda, un “porto secco” al confine con la Slovacchia e l’Ungheria, snodo del corridoio ferroviario e stradale che parte dall’Ucraina e che arriva ai porti di Trieste e Venezia. L’obiettivo è quello di riuscire a dare ai prodotti ucraini, dai minerali ai cereali, un sicuro sbocco al mare.

Ad annunciarlo è stato ieri Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, al termine di un incontro con la vicepremier e ministro dell’Industria ucraina, Julija Svyrydenko, a margine del G7 di Verona. «Il memorandum», ha spiegato Urso, «vuole dare pieno sostegno agli scambi commerciali da e verso l’Ucraina, soprattutto in un momento storico in cui la portualità ucraina risulta fortemente compromessa a causa del conflitto in corso».
Dunque fa un deciso passo avanti il progetto di piattaforma logistica di Horonda che, oltre ai porti di Trieste e Venezia, coinvolgerà anche gli Interporti di Verona e Padova.

Un asse che servirà per movimentare le merci che saranno caricate sui treni o su Tir fino ai porti di Trieste e di Venezia, a seconda della tipologia di merci. Horonda e Verona avranno quindi il ruolo di terminal logistici. Un’opportunità anche per diverse imprese italiane come il gruppo Cosulich, che già partecipa all’iniziativa assieme ad altre aziende, tra cui Ferrovie dello Stato
«Ho avuto il piacere di confrontarmi con la vicepremier ucraina Svyrydenko», ha aggiunto Urso, «e le ho espresso la preoccupazione italiana per l’evolversi della guerra d’invasione russa in corso in Ucraina, ribadendo il nostro pieno sostegno e solidarietà al governo di Kiev e l’intenzione di rafforzare la cooperazione tra i nostri Paesi, sia rispetto alle progettualità di interesse comune che ai temi trattati durante la sessione ministeriale. Abbiamo poi approfondito i contenuti e i prossimi sviluppi del progetto della piattaforma logistica intermodale di Horonda. Rispetto a questo interessante sviluppo logistico è emersa la comune volontà di procedere alla sottoscrizione di un memorandum il prossimo 9 aprile a Trieste nell’ambito di una riunione dei ministri dei Paesi del quadrante est europeo».

Ma al G7 di Verona, che si è aperto ieri con la foto di rito all’interno dell’Arena, sono stati molti gli argomenti al centro dei colloqui tra i ministri. Nel capoluogo scaligero sono arrivati François-Philippe Champagne, ministro dell’Innovazione canadese, Robert Habeck, ministro dell’Economia tedesco, Taku Ishii, viceministro dell’Economia del Giappone, Michelle Donelan, segretario di Stato per l’Innovazione del Regno Unito, Marina Ferrari, segretario di Stato per il Digitale della Francia, Zoe Baird, Senior Counselor per l’AI degli Stati Uniti, e Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Europea.
I tavoli di lavoro a cui hanno preso parte i ministri sono stati su diversi temi: dall’applicazione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti al tessuto industriale alla sicurezza e resilienza delle catene di approvvigionamento e delle reti, fino allo sviluppo digitale sostenibile e inclusivo a livello globale. Il ministro Urso, nel corso della conferenza stampa conclusiva, è tornato anche sul mancato investimento di Intel in Veneto e su quello appena annunciato di Silicon Box in tema di semiconduttori.

«Con l’investimento da oltre tre miliardi della società di Singapore», ha detto Urso, «si raccolgono i frutti di un lavoro iniziato oltre un anno fa e di una ricognizione sul territorio fatta la scorsa estate. Ora l’azienda guarda a aree nel Nord Italia e a breve trarrà le conclusioni». Nel caso di Intel, ha aggiunto, «credo che questo governo come il precedente abbia fatto il possibile. È Intel che ha rivisto i suoi progetti rinunciando ad alcuni piani più avanzati come in Francia e in Italia. Se Intel fosse ancora interessata a realizzare il suo progetto, noi ci siamo».
Riproduzione riservata © il Nord Est