Il Nordest gioca la partita India: «La strategia giusta è puntare sull’agroindustria»
L’ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Vincenzo De Luca, sull’export nel subcontinente asiatico: «Il nostro Paese è il terzo maggiore esportatore di macchinari per la lavorazione degli alimenti»
Del Luca e Presidente India Ram Nath Kovind-
VENEZIA. Nonostante la crisi attuale, l’India è un grande polo di sviluppo dell’economia mondiale. Lo dicono i numeri, analizzando la struttura demografica ed economica del paese. Con un valore di 4 miliardi di euro di export verso il subcontinente raggiunto nel 2019, l’Italia è solo agli inizi. Anche per le imprese del Nordest comincia una grande scommessa.
L'ambasciatore VIncenzo De Luca
Alcune vi sono già presenti operativamente: Bauli nell’alimentare, Danieli nelle tecnologie per l’acciaio, Maschio Gaspardo e Carraro nella meccanica, la leadership del distretto di Arzignano nelle macchine per la concia e la pelle, Fincantieri nella cantieristica, Generali nei servizi assicurativi.
Il Nordest può aprirsi a un’altra India. Fondamentale sarà la formazione per il digitale a supporto di export e internazionalizzazione, dove il Veneto conta l’importante polo europeo Ict di H-Farm in provincia di Treviso.
Vincenzo De Luca, ambasciatore italiano a Nuova Delhi, quali sono le prospettive per le esportazioni italiane in India?
«Le esportazioni italiane verso l’India sono aumentate del 22,28 per cento nel periodo 2016-2019. Nonostante l’inversione di tendenza nel 2020 a causa della pandemia, le prospettive restano positive nel lungo periodo. Nel 2024 l’India supererà la Cina in termini demografici. Ha un mercato interno in grande espansione, trainato dalle nuove abitudini di consumo di una popolazione giovane e dinamica».
Su quali settori puntare in India?
«Quelli individuati nel Partenariato economico bilaterale quinquennale sono: alimentare, salute, infrastrutture con focus sul ferroviario, green economy in varie declinazioni, manifattura avanzata e life-style. Sicuramente l’agroindustria è essenziale per l’India, che è al 70 per cento rurale. L’Italia ha una consolidata expertise tecnologica in tema di macchinari agricoli, meccanizzazione, imballaggio e catena del freddo. Si tratta di segmenti essenziali per un paese che, sebbene al secondo posto al mondo per produzione alimentare, non riesce a trasformare e conservare efficientemente i prodotti e ridurre gli sprechi lungo la filiera. Nel 2019 l’Italia è stata il terzo maggiore esportatore in India di macchinari per la lavorazione degli alimenti, coprendo il 10,39 per cento dell’import totale indiano in questo settore. Non a caso il food processing è stato oggetto della prima missione digitale business organizzata dall’Italia in India a luglio attraverso l’Ambasciata».
Come si promuove l’Italia in India?
«Occorre portare avanti un’azione costante e sinergica di promozione integrata che rafforzi l’immagine dell’Italia. Non solo come manifattura di prodotti di eccezionale qualità, tecnologia ed estetica. Ma anche come universo culturale e valoriale distintivo, che si esprime nella vivacità della sua industria creativa. Il Partenariato bilaterale è incardinato su economia, cultura e innovazione».
Patto per l’export 2020: cosa si sta facendo in India?
«L’India è indicata come paese prioritario nel Patto per l’export, che ha un variegato arsenale di strumenti e un budget di 1,4 miliardi di euro. Su cui l’Ambasciata ha organizzato con Sace-Simest vari webinar informativi molto apprezzati. È fondamentale il digitale, spostando il focus sull’e-commerce. Per intercettare il fiorente mercato indiano che conta già 629 milioni di utenti internet mobile, 140 milioni di clienti on line, e varrà oltre 100 miliardi di dollari entro il 2022. In tal senso è partita un’iniziativa di Ice per posizionare le Pmi italiane sulle piattaforme Flipkart e Nykaa».
E per attrarre i turisti indiani in Italia?
«I flussi indiani verso l’Italia sono cresciuti in maniera considerevole durante gli ultimi anni. Nel 2019 i Consolati in India hanno rilasciato circa 140 mila visti turistici, con un incremento del 10% rispetto al 2018. C’è uno spiccato interesse del pubblico indiano verso il nostro paese, grazie anche all’attiva azione di comunicazione sviluppata dall’Ambasciata in sinergia con le articolazioni del sistema Italia».
Come può il nostro Paese aiutare l’India ad affrontare l’emergenza causata dell’epidemia da Coronavirus?
«In India si registrano in media 100.000 nuovi casi ufficiali al giorno, per un totale ormai verso i 5 milioni. Sin dalle prime fasi dell’emergenza, le autorità indiane hanno osservato e studiato il “modello italiano” con grande interesse, anche perché l’Italia è stato il primo tra i paesi occidentali a dover affrontare la pandemia».
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