Il Nordest piazza 7 distretti tra i top d'Italia

Occhialeria, prosecco, dolci e pasta veronesi, materie plastiche, grafica e concia: i distretti nordestini sono al top della competizione racconta il report di Intesa San Paolo. La migliore perfomance? All'occhialeria

PADOVA. Occhialeria, prosecco, dolci e pasta veronesi, materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova. Più grafica veronese e la concia di Arzignano: i distretti nordestini si posizionano al top della competizione italiana: ben 7 spiccano tra i primi 15 posti della classifica. La migliore perfomance spetta all'occhialeria quanto a indice di crescita e redditività: su un massimo di 100, l'occhialeria di Belluno tocca 92. Il Prosecco di Valdobbiadene 89.

Il traino, evidenzia l'ultimo Monitor dei distretti di Intesa San Paolo, è grazie ad alcuni gruppi capofila consolidati e all'affermazione di alcune medie imprese vincenti. Come: conceria Sirp, Valdo spumanti, Mg lavorazione plastiche, Bottega Spa o Stefanplast.

I distretti hanno molte ragioni competitive. In alcuni segmenti, per esempio, la maggior parte delle aziende e delle produzioni sono proprio concentrate nella filiera. E' il caso della Concia dove l'84% delle imprese del comparto è dentro il distretto. Parliamo dell'82% di imprese per la calzatura, il 75% nell'oreficeria, il 68% nell'occhialeria. La minor concentrazione si ha nell'alimentare. Con casi, evidenzia Intesa San Polo, di potenziamento delle basi produttive italiane o fenomeni di reshoring. E' accaduto per Safilo, Marcong, Masters.

Secondo Intesa San Paolo, "la crescita dell’economia italiana potrà rafforzarsi nel 2016, dopo un anno comunque positivo perché ha segnato l’uscita da una recessione prolungata".


I maggiori elementi di sostegno riguardano la dinamica dei consumi interni, favoriti dal recupero del reddito disponibile delle famiglie, dalla crescita occupazionale e dai  risparmi legati alla minore bolletta energetica. 

 
Lo scenario internazionale vede una crescita mondiale stabile, con lievi progressi in Europa, una fase matura del ciclo negli Stati Uniti e una possibile stabilizzazione nei Paesi emergenti. Permangono fattori di rischio geopolitico e legati alle turbolenze dei mercati azionari.


"Il calo del prezzo del petrolio implica una redistribuzione di risorse dai paesi produttori a quelli utilizzatori, pari a circa 500 miliardi di dollari. Occorre, tuttavia, considerare anche la minor domanda proveniente dai paesi produttori. Stimiamo un calo delle importazioni pari a circa 210-230 miliardi di dollari" evidenzia il report che spiega: "l’inflazione bassa consentirà il proseguimento di uno scenario di tassi bassi e politiche monetarie accomodanti"..

 

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