Il Nordest si guarda allo specchio e scopre che l'export non traina più

Il Nordest procede ma va avanti piano: Pil a +1.1%, consumi a +1,7%, cresce il numero di occupati. Aumenta il divario nelle performance delle imprese, l'exploit spetta al settore alimentare trainato dal vino. Così il rapporto 2017 della Fondazione Nordest

VICENZA. I numeri del 2016 parlano di un Nordest che prosegue sulla via della crescita e che continua a mettere a segno performance positive per quanto riguarda i principali indicatori legati all’economia e al lavoro. Ma il rapporto 2017 tracciato dalla Fondazione Nordest a Vicenza il 7 febbraio, sottolinea una divaricazione importante delle imprese, un mercato del lavoro che fatica a dare continuità agli impieghi, una classe media che esprime un disagio crescente. E, soprattutto, il modello di sviluppo legato all'export non funziona più.

Inoltre, diventa più palese la difficoltà t nel trattenere i propri talenti e nel confermare la dinamica di attrazione degli investimenti dall’estero.



Ad aprire i lavori Francesco Peghin, Presidente Fondazione Nord Est e Luciano Vescovi, Presidente Confindustria Vicenza. A seguire la relazione Stefano Micelli, Direttore Scientifico Fondazione Nord Est e gli interventi di Nicola Anzivino, Partner PwC, Alberto Felice De Toni, Rettore Università di Udine, Annibale D’Elia, Comune di Milano-Progetto Nuova Manifattura in città e Agostino Bonomo, Portavoce #Arsenale2022. In conclusione l’intervista a Gianfelice Rocca, Presidente Assolombarda Milano Monza e Brianza.

LE CIFRE. Nel 2016 i numeri dell’economia del Nord Est sono tendenzialmente positivi. Nonostante un contesto nazionale e internazionale molto instabile e complesso, per il secondo anno consecutivo gli indicatori macroeconomici di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige continuano a dimostrare segni di vitalità.



I consumi delle famiglie, pur registrando un calo di fiducia, hanno mantenuto un trend positivo (+1,7%). I dati dell’export permangono in terreno positivo con un +1,5% del Nordest rispetto a un +0,5% a livello nazionale, anche se il trend di crescita appare rallentato rispetto agli anni passati dove si macinava anche un +5%. Un’importante eccezione è fornita dall’exploit del settore agroalimentare. I numeri di questo comparto testimoniano una crescita che non può essere qualificata come passeggera: il peso dell’export è passato dal 5% a quasi il 10% in pochi anni, trainato dalla filiera del vino.

IL LAVORO. Sul fronte del mercato del lavoro, il 2016 è stato un anno di assestamento. Dopo i risultati ottenuti nel 2015 grazie allo sgravio contributivo, nel 2016 si assiste ad una riduzione significativa dei contratti a tempo indeterminato (-32% nei primi nove mesi dell’anno). Per contro, vi sono segnali di incremento nei contratti di apprendistato e nel ricorso allo strumento dei voucher.

POPOLAZIONE. E’ sul fronte della demografia che il Nordest registra indicatori che riflettono un quadro sempre più problematico: in primis il calo della popolazione residente che nel 2016 è scesa sotto la soglia dei 7,2 min di abitanti. Altri aspetti preoccupanti riguardano i saldi migratori e il fenomeno dell’emigrazione. Nonostante una “retorica dell’invasione”, i numeri restituiscono l’immagine di un Paese poco attrattivo dove le popolazioni migranti puntano a transitare più che a rimanere e dove i giovani fra i 25 e i 34 anni tendono a lasciare le regioni del Nordest (circa il 21% di quanti emigrano dispone di laurea o dottorato di ricerca).

“Dobbiamo riprogettare la crescita del nostro territorio puntando su attrattività e fiducia. E’ prioritario rendere il nostro territorio più attraente per i cervelli e per gli insediamenti di imprese, nuove e vecchie, ma dobbiamo anche imparare a valorizzare le positività che ci circondano, le tante eccellenze del nostro territorio che il mondo intero ci invidia” spiega Francesco Peghin presidente della Fondazione.

“Il Rapporto  parla di un territorio che prosegue lungo la via della crescita grazie a imprese leader capaci di proiettarsi a scala internazionale. A fronte di performance positive guidate principalmente dall’export, il Nord Est fatica a tenere insieme competitività e coesione sociale. Solo la costruzione di una prospettiva economica e culturale condivisa potrà rinsaldare il legame tra impresa, crescita e territorio” aggiunge Stefano Micelli, direttore della Fondazione.

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