Il presidente di Confindustria Venezia, Marinese: «Il Porto deve essere una battaglia di tutti in autunno ci sarà la Zona speciale»

Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia e Rovigo, resterà in carica per chiudere il dossier della fusione con Venetocentr
Vincenzo Marinese visto da Massimo Jatosti
Vincenzo Marinese visto da Massimo Jatosti

VENEZIA. La scoppola della pandemia all’economia veneziana, la Zona logistica speciale (Zls) all’orizzonte e, soprattutto, la difesa dell’attività portuale. «Non solo Marghera, ma tutto il Nordest non può permettersi la chiusura del porto di Venezia», dice Vincenzo Marinese, classe 1968, presidente di Confindustria Venezia e Rovigo. «Deve essere una battaglia di tutta la città».

Presidente Marinese, la pandemia dura da oltre un anno. Qual è lo stato di salute dell’economia veneziana?

«Non si può dire che abbia le ossa rotte, ma fortemente ammaccate sì. Ci sono distretti e attività economiche in forte difficoltà: il settore turistico, parte della filiera alimentare, il mondo della moda, il terziario e, sul mercato interno, anche la parte meccanica. Hanno resistito, e sono in alcuni casi cresciute, le aziende con una forte vocazione all’export, che hanno relazioni con Paesi come la Cina, Stati Uniti o Vietnam».

Le misure disposte dal governo sono state adeguate per sostenere le imprese?

«C’è una tendenza, che riguarda anche l’ultimo governo, a non ascoltare le realtà del territorio. C’è una crisi percepita, e c’è una crisi reale che è molto più acuta. Chi è sazio non capisce il digiuno».

E’ già disilluso dal governo Draghi?

«Le aspettative, non solo mie, nei confronti del governo Draghi, sono molto alte, ed è presto per esprimere un giudizio, però mi aspetto cambiamenti meno graduali e un maggiore decisionismo. Ci sono però alcuni aspetti positivi da evidenziare: il superamento dei codici Ateco, e la grande determinazione sui vaccini, uno spartiacque anche economico e industriale, non solo sanitario. Poi per rilanciare l’economia serve un contributo pratico».

Cosa intende per contributo pratico?

«Basta con i contributi a pioggia: 11 miliardi di euro dati al sistema economico produttivo non risolvono nulla e fanno arrabbiare tutti. Mi aspetto una grande iniezione di liquidità anche attraverso il superamento dei piani di ammortamento a 6 anni. Va lanciato il mutuo Covid: un mutuo dalla durata di 30 anni per sopperire alle perite, vincolando il 30% del prestito all’investimento. Il sistema bancario è d’accordo».

A fine marzo l’assemblea di Confindustria Venezia e Rovigo ha votato l’avvio del confronto per la fusione con Assindustria Venetocentro. Dove porterà questo percorso?

«Porterà ad avviare questo progetto di aggregazione. La commissione paritetica ne stabilirà i contorni. Su questo tema mi piace pensare che in questo momento ci siano delle persone preposte che inizieranno a lavorarci. Poi analizzeremo, tutti insieme, gli effetti di questo studio di approfondimento, nello spirito di collaborazione più totale e aperto possibile».

La scadenza del suo mandato era prevista a ottobre, ma l’assemblea ha anche votato la proroga del consiglio generale con l’obiettivo di concludere il dossier della fusione. Quali interventi hanno caratterizzato questi anni?

«Ne cito tre. La Zona logistica speciale che non è soltanto un aspetto di politica industriale, ma di progettazione del futuro, capace di mettere insieme gli interessi di un territorio vasto. Poi cito Confindustria Made in Venice, un’app che mette in collegamento le imprese offrendo opportunità di business, ne sono nate più di 400 tra imprese che si sono conosciute attraverso l’app e hanno affrontato insieme opportunità di mercato. Infine la recente convenzione con ItaliaFintech perché interviene sulle facilitazioni per ottenere credito e valorizzare il magazzino».

Quando la Zls diventerà operativa?

«Entro maggio la Camera di commercio consegnerà alla Regione il piano strategico. Io credo che entro ottobre la zona sarà istituita, avremo tutto il 2022 per lanciarla come si deve».

La Zls è all’orizzonte ma il Porto è in forte difficoltà.

«Il Porto commerciale sta diventando un problema nazionale e noi non possiamo permettere che piano piano, vada verso la chiusura. Oggi si sta limitando in maniera forte, e non per ragioni locali, l’accessibilità al Porto e il suo utilizzo, compromettendo un asset logistico per l’intero ciclo produttivo di molte aziende del Nordest».

Lei cosa farebbe?

«Primo: i canali vanno scavati, va fatta la manutenzione, come in tutti i porti del mondo. Secondo: completare la conca di navigazione. Il progetto è stato sbagliato ma non dobbiamo essere noi a pagarne le conseguenze. Bisogna correre per ripristinare l’accessibilità. Ricordo bene le parole dell’ex presidente Claudio Boniciolli: attenzione al Mose, salvaguardiamo il Porto. Non possiamo permetterci che gli investimenti a Porto Marghera vengano compromessi per una portualità che non funziona. L’attualità ci costringe ad affrontare con decisione anche il futuro del traffico passeggeri, un fiore all’occhiello della nostra economia turistica. Vogliamo le grandi navi fuori da San Marco ma dentro alla laguna: l’accessibilità dello scalo è un aspetto di fondamentale importanza». —

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