Il Sacchettificio Corazza fa scorta di utili e investe

PONTE SAN NICOLO' (PADOVA). Redditività ma pure capacità di programmare il futuro e di reinvestire in azienda, anche a distanza di anni, su progetti ragionati e attivati senza bisogno di ricorrere alla leva finanziaria.
Questo uno dei segreti del Sacchettifico Nazionale G. Corazza di Ponte San Nicolò, reduce da un percorso di investimento 4.0 in digitalizzazione e robotizzazione da 25 milioni di euro, completamente finanziato in proprio.
«Dal 1988» spiega il direttore generale di Corazza Alessandro Selmin «la nuova proprietà ha deciso di accumulare gli utili in vista di progetti di sviluppo futuri. Una scelta costosa, forse, ma pure una garanzia di stabilità che ci ha permesso di attivare i nostri percorsi di sviluppo nei modi e nei tempi dai noi definiti». Proprio a partire dal 2017 il Sacchettificio Corazza sceglie la via di una nuova tornata di investimenti, forte di un piano industriale triennale 4.0 che si concluderà solo a febbraio del 2020.
Un piano in tre parti affrontato per prima cosa investendo in un nuovo magazzino, completamente automatizzato (un parallelepipedo largo 130 metri, lungo 32 e alto 24). Una scelta necessaria a riorganizzare gli spazi produttivi dello stabilimento di Ponte San Nicolò per fare spazio alle nuove linee ad alta tecnologia per la produzione di sacchetti in carta e plastica. «Sono cinque i pilastri sui quali basiamo le nostre strategie» continua Selmin.
«Internazionalizzazione, che per noi significa esportare in 37 paesi del mondo oltre il 70 per cento dei nostri prodotti. La scelta di operare ad ampio raggio può portare anche degli spiacevoli inconvenienti ma certamente permette di bilanciare il rischio geopolitico evitando reali battute d’arresto. E poi diversificazione, ovvero puntare non solo sulla carta, specializzazione storica del sacchettificio, ma pure sulla plastica, per venire incontro alle esigenze dei clienti.
«A oggi il 60% dei nostri prodotti è in carta, il restante in plastica. Specializzazione, qualità e quindi competenza: per offrire prodotti tecnicamente eccellenti nel settore del packaging, per il pet food – i grandi sacchi di cibo per animali, la cui qualità grafica è l’incubo di molti concorrenti e un nostro tratto distintivo –, per i prodotti alimentari ad uso umano, per la chimica. Ma anche e soprattutto la volontà di stabilire relazioni di lungo termine con clienti, fornitori e dipendenti. Uno strumento fondamentale per garantire qualità, stabilità e sviluppo».
Forte oggi di quasi 67 milioni di euro di valore della produzione (erano 49,3 nel 2013), di un Ebitda dell’11% nel 2018 e di un capitale circolante netto pari a 10,8 milioni di euro, il Sacchettificio Nazionale Corazza punta a chiudere l’anno in corso su quota 71 milioni di euro per quanto riguarda il valore della produzione, e si prepara a raccogliere i frutti di un percorso di investimenti che si concluderà solo nel febbraio del 2020 con l’attivazione delle nuove linee produttive.
«La nostra idea è di crescere per linee interne fino a raggiungere i 100 milioni di euro di fatturato entro il 2025» chiarisce il direttore generale di Corazza. «Aspiriamo a diventare un punto di riferimento europeo tra le aziende indipendenti di settore, quelle che di fatto sul mercato si differenziano dai gruppi integrati controllati da grandi cartiere capofila. Crediamo ci siano i margini e le potenzialità di specializzazione per poter raggiungere questo obiettivo lavorando su di una crescita che coinvolgerà l’intero sistema azienda».
Una sfida che non teme di confrontarsi con le più moderne istanze di sostenibilità.
«Già nel 2010 abbiamo sviluppato un impianto fotovoltaico da 1, 2 megawatt annui di energia pulita» conclude Selmin «riducendo le nostre emissioni di Co2 di circa 700 tonnellate annue. Ci siamo certificati Iso 14001 per l’Ambiente e siamo estremamente sensibili al riciclo della materia prima scartata. Per noi si tratta non solo di una scelta etica ma di un vantaggio economico e tecnologico vero e proprio che perseguiamo con la massima attenzione».
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