Affari nel mondo del vino a Nord Est: in 5 anni passate di mano 34 tenute

C’è particolare fermento per quanto riguarda compravendite e nuovi assetti societari. Masotti (Adacta Advisory): c’è necessità di aggregazioni per poter competere in modo più efficace

Maurizio Cescon

Aggregazioni, acquisizioni, fusioni per essere più competitivi sui mercati. Il mondo del vino ha visto ben 33 operazioni nel quinquennio 2020-25 dentro il perimetro del Nord ESt, senza dimenticare un altro affare di grande rilievo, come l’acquisizione da parte dei toscani Marchesi Antinori di un brand conosciuto a livello internazionale, Jermann sul Collio goriziano.

Accanto alle compravendite vere e proprie, sono da segnalare i percorsi di sviluppo di alcuni gruppi che guidano l’aggregazione del settore: Argea, Italian Wine Brands, Contri Spumanti, Red Circle, SignorVino, e le Tenute del Leone Alato, oltre ai percorsi di riorganizzazione societaria che hanno interessato Masi Agricola nella Valpolicella e la famiglia Polegato (Astoria).

Grandi, ma non basta

«Un’azienda italiana del vino è in media grande la metà di una spagnola, che a sua volta è la metà di una francese. Ma oggi le dimensioni societarie sono fondamentali». Sta tutta nelle parole di Paolo Masotti, amministratore delegato di Adacta Advisory che ha curato la ricerca sulle acquisizioni delle cantine a Nord Est, la necessità di questo business dinamico, che sarà alimentato da numerose altre tappe nei prossimi anni.

«Nel territorio triveneto siamo leader di produzione, come qualità e quantità - spiega il manager di Adacta Advisory - . Adesso il processo di consolidamento societario sta prendendo forma, è un fenomeno molto naturale e che continuerà, dove imprese eccellenti si uniscono per avere una massa critica in ottica esportazioni e vendite. Del resto i top player mondiali viaggiano vicini ai 10 miliardi di ricavi, in Italia il Gruppo cantine riunite che accorpa la nordestina Giv, arriva a poco più di 700 milioni. Le differenze sono ancora marcate, ma stiamo andando verso quel traguardo.

«A Nord Est le aziende stanno inserendo nel proprio portafoglio diversi marchi, che possono essere in segmenti più o meno alti dell’offerta, creando un ventaglio di opportunità in grado di seguire ampiamente le mode e la volatilità dei mercati esteri.

Il Prosecco è stato trainante nella crescita del vino tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Adesso la strategia di posizionamento verso l’alto vale sia per il Prosecco che per gli altri vini. I consumi in giro per il mondo calano, la risposta è dare un prodotto di qualità con prezzi mediamente più elevati».

Le principali società

Secondo l’elaborazione di Adacta Advisory, si possono distinguere diversi tipi di business delle aziende considerate: vitivinicolo (produce vino da uve provenienti da vitigni di proprietà), vinicolo (produce vino da uve acquistate da terzi), cooperativa sociale (i soci, produttori di uva, conferiscono le uve ma la trasformazione e vendita sono centralizzate), distributiva (commercializzazione del vino, senza produzione diretta).

In Triveneto sono presenti 225 società, con ricavi di vendita 2023 pari a 6,4 miliardi di euro, in crescita annua del +5,3% nel triennio 2021- 2023, con una marginalità (Ebitda) di settore pari all’8% sui ricavi di vendita. Il settore è concentrato con 16 società che vantano fatturati superiori ai 100 milioni e producono ricavi complessivi per 2,6 miliardi di euro (40% del totale), da 19 società con fatturati tra 50 e 100 milioni che producono ricavi per 1,4 miliardi (22%) e ben 194 società con ricavi sotto i 50 milioni che producono il residuo 37%.

I primi 20 player operanti a Nord Est complessivamente hanno ricavi per 4,3 miliardi, la tipologia di proprietà è caratterizzata da 5 cooperative, 4 gruppi familiari, 2 fondi di Pe, e una quotata.

Le compravendite

Numerosi, dicevamo, gli affari già controfirmati davanti a un notaio. Tra quelli più significativi e recenti (2024), l’acquisizione, da parte dei veronesi di Tommasi della Marco Felluga e Russiz Superiore in Friuli, la Delizia di Casarsa che è stata inglobata nella cantina di Conegliano e Vittorio Veneto, il gruppo Fantinel che si è spinto sul Collio acquistando Vidussi, le tenute del Leone Alato, controllate da Generali, che hanno fatto shopping in Piemonte, rilevando Vigneti Fassone per imbottigliare Barbera e Timorasso.

Nel 2023 l’imprenditore trevigiano Giorgio Polegato ha comprato la storica “La Viarte” a Prepotto, oggi guidata dal giovane Riccardo Polegato e Renzo Rosso ha puntato sulle Langhe rilevando la tenuta Sara Vezza, e la famiglia Illy si è portata a casa Mastrojanni a Montalcino, in Toscana.

Il wine monitor di Nomisma

Mercati esteri in ordine sparso, ma tra luci e ombre l’export di vino italiano nel 2024 cresce rispetto al 2023, trainato dal Prosecco, mentre quello francese cala di oltre il 2%, zavorrato dal crollo dello Champagne. Ancora in calo, invece, le quantità di vino vendute nella grande distribuzione in Italia. Tengono solo nel discount a conferma di un consumatore ancora prudente nei comportamenti di acquisto.

Produttori in apprensione per il proprio futuro, costellato da rigurgiti di protezionismo e consumatori in continua evoluzione. Queste, in sintesi, le principali valutazioni dell’undicesimo Wine Monitor di Nomisma. Tasto delicato quello dei consumatori e, in particolare, della loro evoluzione alla luce del fatto che in Italia nei principali mercati, come gli Stati Uniti, la maggior parte dei consumi di bianchi e rossi è sostenuto dagli over 60. —

Riproduzione riservata © il Nord Est