Alambicchi, bottiglie, libri secolari e il profumo della montagna: il distillato si fa arte al Museo di Grappa Poli

Con questa puntata parte una nuova serie di Nordest Economia dedicata ai musei d'impresa, che conservano e rendono disponibile a tutti la memoria delle origini agricole, artigiane e industriali del Nordest. Sono anche un omaggio ai tanti imprenditori che hanno reso il nostro territorio uno dei massimi punti di forza dell'economia, e soprattutto dell'industria manifatturiera in Italia
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VICENZA. Adesso c'è anche Schiavon al centro del mondo. Perché come Parigi con l'alta moda, Copenhagen con i giocattoli o Pittsburgh con l'acciaio, questo comune di nemmeno tremila anime in provincia di Vicenza partecipa alla globalizzazione del pianeta piazzandovi un proprio specifico prodotto: la grappa.
Qui a Schiavon, oltre a imbottigliarla dal 1898, la distilleria Poli la raccoglie e la racconta in modo unico all'interno del museo aziendale aperto nel 2011 accanto alla propria sede che, abbellita da eleganti mattoni a vista, compare con discrezione lungo la provinciale Marosticana.

In tutto sono sei ambienti che, disposti su un'area di mille metri quadrati, si sono aggiunti alla prima sede del museo, inaugurata nel 1993 a Bassano, in via Gamba, vicino al Ponte Vecchio, mentre uno showroom rifornito di altre testimonianze accoglie il pubblico anche a Venezia, in campiello Feltrina. In tutte e tre le esposizioni - frutto di un'idea all'epoca pionieristica in Italia - alambicchi industriali, bottiglie d'epoca e frontespizi di libri secolari raccontano i capitoli di una storia pruriginosa e poco conosciuta come quella dell'acquavite. L'impresa è stata così apprezzata, in Italia e fuori, da finire annoverata fra i siti dell'Erih, il network europeo del turismo industriale.
Dato che al museo di Schiavon l'accesso è gratuito, in mancanza dei biglietti è un contapersone a segnalare l'ingresso di circa 170mila visitatori all'anno, numero medio registrato fino alla fine del 2019, destinato a diminuire in modo non troppo vistoso alla fine di questo 2020 segnato dalla pandemia.

Passando dalla quantità alla qualità "a noi sta a cuore offrire innanzitutto esperienze legate a un prodotto chiamato grappa, senza calcare la mano sull'azienda dove viene distillato e imbottigliato" chiarisce Jacopo Poli, che assieme alla moglie Cristina Tessari ha ideato e realizzato il museo. Quest'ultimo occupa un preciso spazio societario all'interno dell'azienda di famiglia condotta assieme ai fratelli Andrea e Barbara, e attualmente sostenuta dal lavoro di una quarantina di dipendenti, divisi fra stabilimento e aree espositive.
"La missione del museo è sottolineare la centralità del prodotto – continua il bisnipote del fondatore GioBatta Poli – tramandando l'unicità di una cultura attraverso la storia della grappa. Se poi, una volta uscito da qui, il visitatore decanterà le virtù della Poli di Schiavon, sarà anche quello un effetto dell'esperienza vissuta lungo questo percorso storico". Messaggio peraltro raccolto, in ventisette anni di visite distribuite tra Schiavon e Bassano.

"Proprio questa mattina – racconta in proposito Jacopo Poli – mi ha telefonato una signora per avere qualche dritta per quanto vuole realizzare nella sua azienda. Succede anche per la visibilità ottenuta all'interno di Museimpresa, l'associazione dove ci poniamo fra le strutture la cui specifità è quella di privilegiare la storia del prodotto rispetto a quella del brand". "Perché – precisa l'imprenditore vicentino – è legittimo narrare il successo di una macchina o di un brevetto attraverso la pubblicità che hanno generato, ma resta un approccio diverso rispetto al nostro".

Cosa discenda da questa filosofia è visibile in sale dove campeggiano pezzi come l'ottocentesco alambicco mobile Comboni, una specie di locomotiva che nell'800 veniva trasportata da una vendemmia all'altra affinché nei suoi bidoni l'azione del vapore distillasse pochi litri di grappa da varie ceste di vinacce. "Ma quella – commenta Poli - era ancora la famosa graspa che spusava e sapeva de brusà, come dicevano in dialetto i nostri vecchi di un superalcolico che veniva venduto a poco prezzo per entrare nelle case di tutti.
Oggi invece ci si contende il mercato con i profumi fruttati o floreali emanati da acquaviti al pino mugo, piuttosto che al melograno o alla camomilla. Perché l'umanità distilla liquidi da millenni, ma nessun distillato è stato oggetto di trasformazioni come la grappa". Verità che nell'anno del covid la Poli esprime con "Alcolmani", igienizzante biologico a base di grappa e menta: due spruzzate all'interno della mascherina e poi, per circa dieci minuti, è come camminare in alta quota.

Dai cattivi odori ai sublimi aromi si snoda anche la storia delle duemila bottiglie esposte al museo, con etichette che risalgono fino agli anni '30, in buona parte stampigliate da distillerie di cui qui si rinvengono tracce superstiti, così come delle "caldaiette" e degli impianti a bagnomaria utilizzati da generazioni di viticultori. Fra una teca e l'altra non mancano squisitezze da collezionista che spaziano dal numero unico del fumetto "Graspaman", creato qualche anno fa da Giuliano Piccininno, disegnatore di Valdagno, a un trattato sull'"acqua ardente" vergato da Michele Savonarola, nonno del domenicano Girolamo, giustiziato come (scomodo) eretico nella Firenze medicea del 1498.

Questa presenza ci rammenta quanto la strumentazione in mostra risulti ereditata di peso da secoli di alchimia e pratiche magiche al centro di libri come quello da cui tutto ciò ebbe inizio. "E' il 1985 – racconta Jacopo Poli - quando a Verona mi imbatto in un volume sulla distilleria scritto quattro secoli fa dall'alchimista napoletano Giambattista Della Porta. E' una folgorazione e, pur di possederlo, non esito a tirare fuori 700mila lire, che per un ventenne dell'epoca erano una fortuna".
"Leggendolo – continua l'imprenditore museale – vi trovai le origini antichissime di una tradizione da cui discende anche la ditta di famiglia. Per me inizia allora una sorta di riscatto culturale, perché da bambino, quando nei giorni della vendemmia non mi mandavano a scuola, poi la maestra puntualmente mi puniva, mettendomi un brutto voto in storia. E questo proprio non mi andava giù... Perché in quei campi di Schiavon c'erano le mie radici, non solo l'uva".
La scheda

Il museo Poli, dedicato alla storia e alla cultura della grappa si trova a Schiavon (Vicenza), al numero 36 del tratto di strada provinciale Marosticana che prende il nome di via Marconi.
E' aperto dal lunedì al sabato con orari 9-13 e 14,30-19. L'ingresso è libero, mentre la visita all'adiacente distilleria Poli, comprensiva di degustazioni di grappe, costa 8 euro a persona.
La sede di Bassano, che vi accoglie al numero 6 di via Gamba (ponte Vecchio) è invece aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19,30, sempre a ingresso libero.
Via Gamba 6 (Ponte Vecchio)
Bassano del Grappa (VI) - Italia
Tel. +39 0424 524426
Fax +39 0424 524426
bassano.museo@grappa.com
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