Alberto Luca, la corsa per Confindustria: "Aggregazioni? Vicenza e Verona hanno basi su cui dialogare"
Telefonini sempre accesi sull'imminente elezione del nuovo presidente di Confindustria Vicenza. In tempi di pandemia e distanze obbligate, il ricorso al cellulare diventa ancora più fitto in occasione di una campagna elettorale resa quanto mai imprevedibile da ben quattro candidature alla successione di Luciano Vescovi. Si tratta degli imprenditori Laura Dalla Vecchia, Mauro Frigo, Alberto Luca e Remo Pedon.
Mentre la commissione dei saggi sta incontrando a ritmo serrato i rappresentanti dei raggruppamenti per sottoporre poi al consiglio un report dettagliato su tutte le candidature, facciamo stavolta conoscenza con Alberto Luca, presidente e amministratore delegato di Lucaprint, che a Pianezze opera nel settore grafico e cartotecnico dando lavoro a 120 dipendenti, per realizzare uin ultimo fatturato di 18 milioni di euro.
Luca, 55 anni, separato e padre di un figlio, è tesoriere nella giunta uscente di Confindustria Vicenza.
- Cosa ha spinto Alberto Luca a candidarsi?
"La consapevolezza del ruolo sociale svolto da un'associazione come la nostra, a cui fa riferimento tutto il mondo dell'impresa, con particolare attenzione rivolta al suo capitale umano. E' una consapevolezza a cui sono giunto compiendo un lungo apprendistato in seno a Confindustria, durante il quale sono stato arricchito da esperienze particolarmente preziose. Cito ad esempio quella compiuta nel settore education del Cuoa, sotto la guida di un grande manager come Vittorio Mincato".
- Una fresca rilevazione compiuta da "Adacta" segnala 52 miliardi persi a Nordest a causa della pandemia. Che riscontri ha, personalmente, nel Vicentino?
"In generale domina un sentiment di incertezza, con incognite particolarmente pesanti in settori come il turismo, decisamente prostrato da lockdown e restrizioni. Per quanto riguarda i comparti manufatturieri, trovo confortante che già lo scorso autunno si cogliessero segnali di ripresa, a dimostrazione della tenuta del nostro sistema di imprese. Ciò fa pensare con fiducia alla loro capacità di ripartire nuovamente, non appena si sarà attenuata quest'emergenza sanitaria".
- E' comunque inevitabile che più di un'azienda faccia ricorso a prestiti. Ecco, in un momento del genere, quali relazioni auspica fra imprese e istituti di credito?
"Il ruolo della nostra associazione deve essere quello di affiancare le aziende, tramite specifiche consulenze, nelle loro scelte strategiche. Per le quali, volendo accedere a prestiti, esiste tutto un mondo bancario e finanziario da analizzare, ed eventualmente utilizzare. L'importante è che si proceda a progetti di sviluppo resi possibili da tassi non proibitivi".
- Ma quali progetti di sviluppo sono possibili nella congiuntura attuale?
"Quelli in grado di intercettare i nuovi modelli di crescita grazie a cui usciremo dall'emergenza. Con un orientamento obbligato in direzione della sostenibilità, ma anche con la consapevolezza che partnership e alleanze saranno più utili, per condividere oneri e obiettivi, soprattutto in un territorio come il nostro".
- Allude alla dimensione delle aziende?
"Il fatto che nella stragrande maggioranza siano piccole e medie costituisce un'identità valoriale per noi vicentini, capaci di esprimere eccellenze straordinarie nei più diversi settori, dall'alimentare al metalmeccanico, dall'abbigliamento all'agroalimentare, e si potrebbe continuare a lungo. Ma, dopo il covid, è impensabile che tutte queste realtà restino confinate all'interno dei propri orticelli come nulla fosse accaduto. Sarà indispensabile creare più rete, e in tal senso Confindustria dovrà farsi carico di coinvolgere maggiormente gli imprenditori nella comunicazione, nella condivisione delle proprie Case History. Perché ci sarà più che mai da imparare dalle esperienze altrui"."
- Cosa può fare Confindustria sul territorio per affrontare la crisi che verrà in termini di licenziamenti e perdite di posti di lavoro?
"Rete, ancora una volta. Perché è vero che, purtroppo, qualcuno dovrà ridimensionare e tagliare, ma ci saranno anche settori trainanti in cerca di personale, come potrebbe essere quello alimentare. Confindustria deve attivarsi in collegamento con le istituzioni, a cominciare dalla Regione, per progetti di formazione e riqualificazione professionale".
- Ma questa preziosa singolarità dell'industria vicentina favorisce o impedisce fusioni future con altre associazioni, come ad esempio Verona?
"La riforma Pesenti, approvata sette anni fa da Confindustria a livello nazionale, con l'obbiettivo di snellire le strutture e razionalizzare le spese, costituisce un volano aggregativo sul piano dei servizi. Certo, bisogna sviluppare alleanze in grado di creare valore. In questo senso, le confindustrie di Vicenza e Verona già condividono un patrimonio fondamentale come quello di Athesis, l'editrice dei due quotidiani locali, per cui hanno basi su cui dialogare".
- Finito il blocco della pandemia, riprenderà anche dal Vicentino la fuga dei cervelli a cui stavamo assistendo fino a un anno fa?
"E' impensabile che ricominci subito, ragione per cui le nostre imprese devono incentivare il loro appeal verso le nuove generazioni. Va riattivato, e magari aggiornato ai tempi, lo strumento delle borse di studio con cui sostenere i meritevoli".
- E il turismo, da dove potrà ripartire, nel Vicentino?
"Da operazioni di pensiero, prima ancora che da investimenti mirati. Faccio un esempio: nel 2022 cade il secondo centenario della morte di Antonio Canova, il più grande scultore del neoclassicismo italiano. Ecco una bella occasione per far interagire Bassano, il cui museo ha un'importante sala dedicata alle sue opere, con altri comuni del Vicentino. Nel nome del Canova, ma anche della cultura classica in genere".
- Considerando le aspettative generate dal governo Draghi, cosa spera di vedere a fine 2021?
"La parola competenza rimessa al centro del Paese, con effetti benefici sulla vaccinazione della popolazione e sulla ripartizione del Recovery Fund".
- Il lockdown le ha lasciato anche ricordi positivi?
"Un grande senso di appartenenza all'azienda, condiviso con tutti i dipendenti e collaboratori, nella convinzione di dover tutelare assieme un patrimonio umano, prima ancora che economico".
- Una colonna sonora degna di queste emozioni?
"Qualcosa di epico, come certa New Wave dei miei vent'anni.... Ma anche una canzone di David Bowie va sempre bene".
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