Alessandro Benetton: "Addolorato per le vittime di Genova, io fuori dai business di famiglia"

«30 anni fa ho scelto di fare l'imprenditore in proprio con 21 Invest – risponde l'imprenditore - a parte un brevissimo periodo, non ho mai fatto parte del business di famiglia; ciò non toglie che come tutti sono rimasto tremendamente scosso e addolorato per quanto accaduto a Genova e riaffermo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime»

L’indipendenza l’ha sempre voluta. E una volta di più, dopo la smentita di suo padre Luciano Benetton sulle parole pubblicate da alcuni quotidiani («non rappresentano il mio pensiero»), in cui si stagliava un virgolettato tra gli altri: «Per mandare via una cameriera servono 15 giorni per mandare via i Benetton basta una settimana», l’ex delfino ribelle di Ponzano Veneto (leggi il suo ritratto), ormai imprenditore navigato nel mondo della finanza, ha voluto mettere un punto.

Lo ha fatto tramite delle stories su Instagram, esponendosi direttamente alle domande del “pubblico” del social network, pubblicando i botta e risposta con gli utenti in chat. In maniera diversa dai video, "Un caffé con Alessandro" e ‘’21 Changemakers’’, che periodicamente pubblica sui suoi profili, interagendo direttamente con i follower.

Sulla vicenda Autostrade è stato tirato in ballo subito. E Aspi? Ha chiesto un follower: «30 anni fa ho scelto di fare l'imprenditore in proprio con 21 Invest – risponde Alessandro Benetton - a parte un brevissimo periodo, non ho mai fatto parte del business di famiglia; ciò non toglie che come tutti sono rimasto tremendamente scosso e addolorato per quanto accaduto a Genova e riaffermo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime».

Il riferimento è a quando assunse la guida del gruppo dei maglioni colorati. Nel 2014, si ricorderà, lasciò la guida operativa di United Colors, unica volta in cui aveva partecipato alla gestione diretta dell’azienda di famiglia. Un ruolo accettato nel 2012, quando decise di farsi carico della ristrutturazione del gruppo di abbigliamento, consapevole, parole sue, di «aver fatto deliberatamente per la prima volta qualcosa che non gli conveniva». Lascerà definitivamente il consiglio un paio di anni dopo, in aperta polemica con alcuni manager con i quali non condivideva la visione sugli esuberi aziendali. Decidendo di dedicarsi totalmente alla "sua" 21 Invest.

Già, lo punzecchia un altro utente, «Dici sempre che sei lontano dalla tua famiglia, ma è facile iniziare con i soldi di papà..». «Non nego di essere nato privilegiato – ammette e ribatte l’imprenditore - e rispetto ad altri ho avuto una rete protettiva all'inizio. Allo stesso tempo ho anche rischiato molto. Per la mia indipendenza a 28 anni ho scelto di dissentire, anziché accomodarmi in un'azienda di successo, fondando una piccola società in un settore che in Italia non esisteva ancora e di questa vivere, anche oggi».

«Perché non ti sei occupato tu di Autostrade sono certo che avresti fatto meglio!» lo provocare ancora un utente: «Non credo che davanti ad una tragedia del genere bisogni fare una gara a chi avrebbe gestito meglio cosa – rimarca ancora Benetton - l'unica cosa che mi sento di esprimere riguardo a tutta la vicenda è la vicinanza alle famiglie delle vittime». Ma Alessandro Benetton viene interrogato anche su altri temi, come su quello della reputazione di un imprenditore. Alla famiglia venne imputato di aver tardato due giorni prima di esprimere vicinanza alla città di Genova ed alle vittime causate dal crollo del ponte.

Un silenzio che l’opinione pubblica non ha perdonato alla dinasty di Ponzano. Un problema di reputation, afferma l’imprenditore-influencer, va risolto «Con l'ascolto e facendo una fotografia realistica del problema - oggi la trasparenza è fondamentale e bisogna essere fermi sui propri valori da comunicare nei tempi e modi opportuni».

 

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