«Apriremo 80 negozi Calligaris all’estero»

Il ceo Stefano Rosa Uliana: è il piano per i prossimi cinque anni. I risultati 2021: 230 milioni di ricavi, 75% la quota export

Stefano Rosa Uliana, ceo Calligaris Group
Stefano Rosa Uliana, ceo Calligaris Group

UDINE. È una strategia che parte da lontano quella di Calligaris, gruppo friulano dell’arredamento forte di cinque aziende, Ditre Italia, Connubia, Luceplan e Fatboy oltre alla spa che gli dà il nome: sui mercati esteri, il più forte dei gruppi rimasti in attività nell’ex triangolo della sedia ha iniziato a puntare infatti durante gli anni ’90, garantendosi uno slancio che l’ha portato a macinare quote crescenti di esportazioni, fino all’attuale 75% dei ricavi. Un trend che la pandemia non ha interrotto e che anzi, complice il rimbalzo della casa e di tutta la sua filiera, generato dalla riscoperta degli ambienti domestici, nell’ultimo biennio se possibile si è rafforzato. Nel 2020 e pure nel 2021, chiuso con un nuovo balzo in avanti dell’export (+5%) che ha contribuito a far crescere i ricavi andati oltre le previsioni più rosee. «Contavamo di chiudere a 220 milioni, ne abbiamo fatti circa 230» fa sapere il Ceo, Stefano Rosa Uliana, che dal suo arrivo a Manzano, headquarter del grande player friulano dell’arredamento, ha spinto ulteriormente oltreconfine.

Una strategia che ha pagato...

«All’estero i ricavi sono cresciuti e oggi valgono circa il 75% di quelli complessivi, anche grazie all’acquisizione dell’azienda olandese Fatboy, ma siamo andati bene anche in Italia, dove il fatturato è cresciuto a doppia cifra nel 2021 sul 2019, intorno al 16%. L’Italia è il mercato che pesa di più, seguito da Francia, Germania, Stati Uniti, Uk e anche Giappone».

Ci sono nuovi mercati che avete nel mirino?

«Siamo presenti in circa 100 Paesi, mercati davvero nuovi con potenzialità non ce ne sono ormai molti, ma ci sono mercati con opportunità molto grosse da sviluppare gli Stati Uniti, i Paesi scandinavi, il Medio Oriente. E ancora la Cina: da due anni progettiamo di dotarci di una presenza fisica nel grande Paese che ci consentirebbe di governare meglio tutta l’Asia».

Presidiare fisicamente i mercati da parte della vostra strategia da tempo. Quali nuove aperture avete in programma?

«Sì, la presenza di società in loco è da sempre un nostro punto di forza. La prima filiale commerciale oltreconfine è stata aperta nel 1998 negli Stati Uniti, nel 2006 è toccato al Giappone, quindi si sono aggiunti presidi diretti in Francia, UK, CSI, Olanda e Germania».

A questi si aggiunge una rete capillare di punti vendita...

«Abbiamo 7 negozi gestiti direttamente e 80 monobrand che contiamo di raddoppiare da qui ai prossimi 5 anni».

Vantaggi?

«Molteplici. Poter contare su sedi commerciali, come pure su una rete così importante di negozi – consente di presidiare meglio i mercati, di avere relazioni dirette con i clienti, di usare la loro stessa lingua avere un’approfondita conoscenza del mercato che consente di mettere in campo azioni mirate. A questo si aggiungano i vantaggi sotto il profilo della distribuzione e della logistica».

Questioni che in queste settimane sono agli onori delle cronache per via dei rincari che hanno investito trasporti, noli, energia e non ultimo materie prime. Con che impatto sul gruppo Calligaris?

«L’impatto è a 360 gradi. Sono aumentate le materie prime come pure i trasporti. Specie quelli overseas. I prezzi dei container sono arrivati a livelli inimmaginabili. Un esempio? Il costo di spedizione per l’olandese Fatboy equivale al costo del prodotto spedito. Stiamo vivendo un momento molto buono per la casa, speriamo questi rincari non incidano sui consumi e che si trovi rapidamente una soluzione».

Ce ne vorrebbe una anche sullo scacchiere geopolitico per la crisi Ucraina, un “angolo” di mondo non indifferente alle vostre rotte...

«Per noi è un mercato importantissimo. Anzi, sono. Sia Russia che Ucraina. E quindi sì, la situazione ci preoccupa non poco per l’impatto che potrebbe avere sui nostri numeri».

L’export del futuro passerà sempre più dal canale digitale...

«Nel 2020 abbiamo lanciato l’ecommerce diretto Calligaris in 4 Paesi e finalmente siamo arrivati a volumi di qualche milione. Quest’anno allargheremo la distribuzione, anche agli Stati Uniti, e apriremo un ecommerce diretto per Connubia. Nei prossimi anni la quota di ricavi che passeranno dal canale digitale è destinata a crescere in modo costante. Come del resto insegna Fatboy che oggi realizza metà del suo business del canale digitale».

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