Archeologia industriale, viaggio nella Venezia che non c’è più: La Manifattura Tabacchi

Il Regno d’Italia centralizzò la gestione dei vari stabilimenti per la lavorazione del tabacco esistenti nell’Italia pre-unitaria, affidandola nel 1884 alla Direzione dei Monopoli di Stato. La Manifattura Tabacchi di Venezia fu attiva dagli ultimi decenni dell’Ottocento, contando oltre 1500 posti di lavoro, fino alla chiusura nel 1996 con solo 178 dipendenti

Eugenio Pendolini

VENEZIA. Tracce di una Venezia che non esiste più. E che però sono ancora ben visibili, addentrandosi tra calli e campielli. Le stratificazioni industriali di una città che a cavallo tra ‘800 e ‘900 rappresentava il cuore imprenditoriale del nord Italia, oggi sono ormai riconvertite agli usi più disparati. Fabbriche, cotonifici, manifatture oggi custodiscono condomìni e uffici.

E in questo viaggio nell’archeologia industriale di Venezia, la prima tappa è proprio nella Manifattura Tabacchi, nel sestiere di Santa Croce. Il complesso di edifici destinato alla lavorazione del tabacco, dove sorge ora la Cittadella della Giustizia, fu costruito nell’area compresa tra il Rio delle Burchielle e il Rio di Sant’Andrea a partire dal 1786, su iniziativa di Girolamo Manfrin, ricchissimo imprenditore del tabacco. Nel corso dell’Ottocento in quell'area si concentrarono molte attività manifatturiere.

Gli edifici in pietra circondavano un ampio cortile, con un pozzo utilizzato per asciugare al sole le foglie del tabacco; intorno c'erano laboratori, servizi, stalle, depositi, macine per ridurre le foglie in farina e stufe per asciugarle. In precedenza l’attività si svolgeva nel sestiere di Cannaregio, alla Madonna dell’Orto. Il Regno d’Italia centralizzò la gestione dei vari stabilimenti per la lavorazione del tabacco esistenti nell’Italia pre-unitaria, affidandola nel 1884 alla Direzione dei Monopoli di Stato. La Manifattura Tabacchi di Venezia fu attiva dagli ultimi decenni dell’Ottocento, contando oltre 1500 posti di lavoro, fino alla chiusura nel 1996 con solo 178 dipendenti.

La Manifattura aveva una particolarità. Tutte le fasi della lavorazione erano infatti realizzate prevalentemente da donne, che godevano della possibilità di usare un nido per lattanti nel vicino Rio Terà dei Pensieri. Lavoro duro, salute a rischio e retribuzione a cottimo. Tuttavia, le tabacchine nel 1887 conquistarono un orario di lavoro di 8 ore al giorno più mezz’ora di intervallo e 50 giorni pagati di malattia.

Ciò nonostante, le proteste non mancarono. Scioperi e manifestazioni furono frequenti. Condizioni di lavoro migliori si ebbero a partire dal 1901 grazie ad Anita Mezzalira, operaia assunta nel 1901 a quindici anni per via della sua condizione di “miserabile”. I Monopoli di Stato disposero la chiusura della Manifattura nel febbraio del 1996, mentre l’area passò al Comune di Venezia, che firmò il contratto di acquisizione del complesso per 97 miliardi di lire.

Oggi, l’ex Manifattura Tabacchi è al centro di un intervento di recupero per circa 14 milioni di euro che, dopo i lavori di bonifica, prevede la realizzazione del secondo lotto della Cittadella della Giustizia. L’ex Manifattura Tabacchi dal 2014 ospita già il tribunale penale e, nell’edificio antistante, la Corte d’Appello civile e lavoro. Nel secondo lotto della Cittadella della Giustizia a piazzale Roma, i lavori dovrebbero durare circa due anni. Nella nuova ala dell’ex Manifattura Tabacchi, troveranno posto appunto tutti gli uffici giudiziari attualmente nella sede di Rialto, a cominciare dal Tribunale Civile.

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